la Repubblica, 16 dicembre 2015
Il gas, le sanzioni e la Merkel che fa affari con Mosca. Renzi sfida l’Ue
Tutto parte una settimana fa, quando all’ambasciatore italiano presso l’Ue è arrivato l’ordine di bloccare il rinnovo delle sanzioni alla Russia nella riunione con i suoi pari a Bruxelles chiedendo di riaprire la discussione sul “dossier Putin”. Le motivazioni dietro alla mossa, dettata direttamente da Matteo Renzi, sono molteplici. Di carattere politico ed economico. Secondo il Financial Times una di queste ha a che fare con l’energia. Il quotidiano della City scrive che Renzi è «avversario» dell’accordo tra Germania e Russia per il gasdotto Nord Stream 2. Lo scorso luglio la Ue ha bloccato South Stream, gasdotto in cui l’Italia con Eni giocava un ruolo centrale, per punire Putin per le guerre in Crimea e nel Donbass e per diversificare gli approvvigionamenti rispetto alla sola Russia. Peccato che a settembre la stessa Gazprom con le tedesche Basf ed E.On e altri partner francesi e olandesi abbia annunciato il raddoppio delle tubature del North Stream, operazione da 11 miliardi di euro che attraversando il Mar Baltico bypassa diversi paesi dell’Est Europa storicamente antirussi come la Polonia. Proprio il governo di Varsavia, insieme a Ungheria, Lituania, Lettonia, Romania, e Slovacchia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Grecia, si è lamentato con Bruxelles. Una cordata che, con l’aggiunta dell’Italia, potrebbe chiedere alla Ue di esaminare l’operazione danneggiando al cuore gli interessi tedeschi.
Ft parla anche della «frustrazione» del premier italiano che starebbe «complicando gli sforzi per prorogare le sanzioni economiche della Ue contro il Cremlino». Ieri però il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha fatto sapere che al summit di giovedì e venerdì le sanzioni alla Russia non saranno discusse dai leader. Il tema sarà trattato di nuovo dagli ambasciatori. Il che era prevedibile visto che nessuno, nemmeno in Italia, pensa che l’attuazione degli accordi di Minsk tra Russia e Ucraina sia così avanzata da portare allo stop del le sanzioni. Il punto è politico, come spiegava ieri lo stesso Renzi a Porta a Porta, intenzionato a sollevare comunque il tema con i partner: «Credo che il problema della mancanza di acquisti dalla Russia derivi più dal prezzo del petrolio, ma chiederemo ai nostri alleati come sta andando con le sanzioni, non siamo dei passanti alla finestra e ne discuteremo al vertice di Bruxelles. Le sanzioni non possono andare avanti in modo automatico».
Secondo Ft ci sarebbe però di più, con Renzi irritato dal «doppiogiochismo» della Merkel che da un lato è dura sulle sanzioni e dall’altro fa affari con Mosca dimostrando di «anteporre i propri interessi economici alla diplomazia collettiva». In effetti il premier in privato non lesina le critiche alla Cancelliera, usando anche espressioni piuttosto esplicite, e da tempo ha in animo di complicarle i giochi in Europa se non altro per contrastare l’impostazione economica basata sul rigorismo. E non è nemmeno un caso che l’Italia, la scorsa settimana, abbia bloccato la decisione sulle sanzioni alla vigilia dell’avvio della procedura contro Roma sulla registrazione dei migranti e nel mezzo dello scontro con Bruxelles sulle banche. D’altra parte il Renzi che si schiera contro gli automatismi della politica Ue indirettamente critica anche Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione con il quale ha ormai confronti tesi basati sul rapporto di forza del Pd che a Strasburgo è determinante nella grande coalizione che garantisce la fiducia al lussemburghese.
La centralità di North Stream lo testimonia l’ad di Snam Carlo Malacarne. «C’è un problema di uniformità. Con la Germania e le aziende del consorzio Nord Stream che da un lato fanno accordi con Gazprom per portare il gas in Europa, ma dall’altra rendono necessario lo sviluppo delle infrastrutture per portare quel gas nel resto d’Europa. Peccato che il costo degli investimenti necessari, siano suddivisi tra tutti i paesi membri. L’Europa dovrebbe salvaguardare anche il corridoio a sud. Perché non c’è solo il gas russo che avrebbe dovuto arrivare con il South Stream o quello azero in arrivo con Tap. C’è anche quello in arrivo dalla Turchia e dai giacimenti al largo di Israele».