Corriere della Sera, 16 dicembre 2015
Putin e Kerry trovano un accordo: per ora Assad può restare al suo posto
Assad può restare al suo posto, almeno per ora. Alla fine dell’incontro nella notte, Vladimir Putin ha ottenuto dal segretario di Stato, John Kerry, la garanzia che da tempo la Russia chiedeva. «Gli Stati Uniti e i nostri partner non cercano il cosiddetto cambio di regime», ha dichiarato Kerry. Russia e Stati Uniti hanno così trovato un «terreno comune» sul quale dovrebbe basarsi l’inizio dei negoziati per una soluzione politica della guerra in Siria. Venerdì prossimo i ministri degli Esteri si ritroveranno nuovamente a New York per cercare altri punti condivisi. Ma su tante questioni le posizioni sono ancora distanti, come si è visto dalle dichiarazioni rilasciate prima e dopo gli incontri moscoviti di Kerry. Il segretario di Stato ha espresso la sua preoccupazione per i bombardamenti russi che, a detta degli Stati Uniti e di altri Paesi della coalizione, continuano a essere indirizzati verso forze anti-Assad più che verso le roccaforti dell’Isis. Tra i punti concordati c’è il fatto che L’Isis e il gruppo Al Nusra (che si richiama ad Al Qaeda) non parteciperanno ai negoziati. L’esclusione dell’Isis sembra del tutto ovvia. La posizione di Al Nusra è invece più complessa perché a questa organizzazione sono affiliati anche alcuni dei gruppi sostenuti dalla Turchia. Che la situazione sia più che confusa lo dimostra pure la creazione di una nuova coalizione islamica sotto l’egida dell’Arabia Saudita di cui si è sentito parlare all’improvviso. Potrebbe essere la risposta alla richiesta americana di un maggior coinvolgimento degli Stati della regione, soprattutto quelli sunniti. Secondo quanto si è saputo, ne faranno parte 34 nazioni, dall’Egitto alla Malaysia (è escluso, invece, l’Iran a maggioranza sciita). La cosa più sorprendente è che il segretario alla Difesa Usa Ash Carter ha detto di non averne saputo nulla e si è ripromesso di avere maggiori informazioni dai sauditi. Dunque una coalizione che dovrebbe affiancare quella guidata da Washington e della quale dovrebbero già far parte alcuni dei Paesi entrati nel nuovo gruppo coordinato dai sauditi. Il problema, in ogni caso, è che molti di questi Paesi non hanno la possibilità o la volontà di schierare truppe sul terreno, cosa che tutti gli esperti ritengono fondamentale, al di là dei bombardamenti. In ogni caso, nonostante le differenze Russia e Stati Uniti si propongono di lavorare per arrivare a un più stretto coordinamento dei loro sforzi e, naturalmente, a una integrazione con tutti i Paesi che operano contro l’Isis. Sarà quindi impossibile escludere Teheran che agisce sia con sue truppe che tramite gli Hezbollah libanesi.