Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 13 Domenica calendario

Da Hazard a Witsel, quei ragazzi terribili del Belgio

Verrebbe da chiedersi cosa hanno messo nei biberon dei neonati belgi tra la fine degli Anni 80 e l’inizio degli Anni 90. Marc Wilmots, c.t. dei Diavoli Rossi, ha tra le mani una generazione d’oro, che ha conquistato la qualificazione all’Europeo – la prima dal 1984 (nel 2000 erano co-organizzatori) – con la media di età più bassa di tutto il Continente, 25 anni e 8 mesi. Due anni fa, al Mondiale, il Belgio sembrò appena appena acerbo. Ora no: ha da poco raggiunto il primo posto nel ranking Fifa. Se vale qualcosa, insomma, i migliori sono loro. L’Italia ci ha appena sbattuto contro in amichevole: 3-1 per i rossi a novembre. «Non siamo contenti, ma non lo saranno nemmeno loro», ha commentato Wilmots.
Il Belgio è una nazionale dal talento diffuso e una rosa di scelte spaventosa. Courtois è nella top 3 dei portieri mondiali, e non sarà male il confronto con Gigi Buffon. Pure il secondo, Mignolet, ha fatto miracoli nell’ultima contro gli azzurri. La difesa è forse il reparto meno convincente, anche se Kompany regge alla grande. A centrocampo, ci sono i muscoli di Nainggolan e Witsel. Il meglio però è lassù: genio, fisico, sfrontatezza, non manca nulla. Eden Hazard non è ancora al livello di Messi e Ronaldo come previsto, ma resta imprendibile. Gli si sta avvicinando De Bruyne, con il napoletano Mertens che completa la linea di trequarti. La prima scelta come centravanti è Lukaku, ma valgono più o meno lo stesso Origi e Benteke. E poi le riserve: Fellaini, Dembelé, Batshuayi (a segno contro gli azzurri), Ferreira Carrasco. Unico dubbio? Molti giocano in Inghilterra: sono abituati a un altro calcio, l’italiano potrebbe incartarlo. Nel 1980, lo fecero loro: 0-0 nell’ultima partita del girone. Loro in finale, noi solo nella «finalina» dell’Europeo in casa. E delusione diffusa quanto il loro talento attuale.