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 2015  dicembre 14 Lunedì calendario

La giornata (tragicomica) di un ladro a Milano

Inizio alle tre di mattina. Con gli altri delinquenti arriviamo all’Idroscalo. Con una ruspa rubata carichiamo su un camion le sculture che ci sono nel parco dell’Idroscalo. Sia la ruspa che il camion li abbiamo ciulati al vicino cantiere della nuova linea della Metro. Intanto che noi rubavamo quegli automezzi, c’era un’altra banda di delinquenti che ciulava le bobine di rame da 15 quintali. Anche loro per trasportarle hanno rubato un camion. Come bande che razziano Milano è tradizione salutarsi e stappare una bottiglia di spumante insieme, prima di tornare alle rispettive occupazioni. Infatti ogni banda ha nel baule del BMW (rubato) cinque, sei bottiglie di champagne per questa evenienza. Finito il furto all’Idroscalo siamo andati a ciulare il pony più piccolo del mondo. Era legato fuori a una staccionata in zona parco Adda sud. Qui c’era anche il baraccone degli artisti che fanno parte dello show. Chiaro che il numero centrale dello show è il pony più piccolo del mondo. Al pomeriggio abbiamo chiesto subito il riscatto. 50.000 euro. Il padrone del pony si è presentato all’appuntamento. Aveva solo 35.000 euro in contanti e un po’ d’oro (valore 4.000 euro a far tanto). Io: “Non c’è problema! Il resto ce lo ridà più avanti”. Padrone del cavallino: “Dov’è il pony?”. Io: “Lo troverà legato al posteggio di biciclette di Lambrate uscita sud”. A fine mattina abbiamo saputo che in giro per Milano c’era una troupe di cinema di Bollywood. Subito ci siamo interessati a dove fossero. Erano nel ticinese. Intanto che giravano alcune scene con i balletti sui Navigli, noi gli abbiamo ciulato il pullman regia. È il pullman con dentro tutte le attrezzature per il montaggio ecc. Tanti ci chiedono: “Tra tanti pullman parcheggiati, come avete fatto a ciulare proprio quello, il pullman dei cineasti di Bollywood?”. Semplice, perché il contachilometri segna quello che deve segnare in indiano. Anche qui abbiamo fatto un sequestro lampo. Abbiamo chiesto subito il riscatto di un milione di rupie. L’appuntamento era sempre al parco Adda sud. Tutto regolare lo scambio. L’unica roba è che ci hanno detto che a Milano non vengono più a girare il film. A quel punto ci siamo offesi, gli abbiamo ridato indietro il riscatto e ci siamo scusati per la rapina. I cineasti indiani hanno detto: “Abbiamo girato venti città al mondo per girare i nostri film di Bollywood, in tutte ci hanno ciulato il pullman. Mai nessuno che ce l’aveva restituito... siete dei galantuomini qui a Milano”. Risolta la pratica siamo andati all’archivio della Scala a ciulare gli spartiti originali di Toscanini. Quinon abbiamo chiesto il riscatto, era un furto su commissione. Prima di sera siamo tornati sempre all’archivio della Scala e abbiamo ciulato i costumi della più importante opera mai fatta lì. Alla Scala non si aspettavano di subire due furti nel giro di mezza giornata. Dopo il primo furto hanno abbassato la guardia. Noi che sappiamo come ragionare (non solo alla Scala) abbiamo ripetuto il colpo. Adesso per 5/6 anni a ciulare alla Scala non andiamo più. Per chiudere la giornata c’è stato il tempo d’introdurci nel Planetario e ciulare il telescopio più costoso d’Europa. Poi c’è dispiaciuto e lo abbiamo riportato. Non si è accorto nessuno sia dell’ammanco che della rimessa al suo posto. Il mio amico ha voluto però ciulare una luna di Giove di polistirolo da tenere in giardino nella sua villetta abusiva. Tanti vicini di casa il giorno dopo fanno: “Scusi, ma quello non è il satellite di Giove esposto al Planetario a Milano?”. Il mio collega bandito: “No! Sembra, ma questo è un po’ più grosso”. La discussione finisce lì. Anche perché sanno che è un ladro. Ma nemmeno tanto. Tanti dicono che siamo una banda di drogati. Per me no. Siamo solo dei ragazzi che non avendo avuto un’educazione adeguata si son trovati a fare i cretini in giro di notte. Poi, parliamoci chiaro: una grande città che metropoli sarebbe senza bande di signori ladri in giro.
Siamo capaci tutti a dire: “Più luce, meno luce”
Nel 1970 noi bambini giocavamo tutti a pallone. Anzi, su 100 bambini: 80 a calcio, 15 a ciclismo, 1 a basket. Gli altri andavano già a rubare. I bambini più imbranati a far tutto eran quelli di sinistra. Uno per far colpo sulle ragazzine andò a Milano. Il giorno dopo tornò e disse a tutti: “Sono diventato regista teatrale”. Sai, detto così a bambini sudati con poca voglia di andare a scuola ecc. ci aveva fatto impressione e aveva fatto innamorare dieci bambine. Però: regista teatrale. Che onore, che vanto. Noi bambini calciatori (chi asino, chi no) non potevamo nemmeno immaginare una carriera così. Non ci sentivamo all’altezza. Ed è quello che ci ha fregati. Non avevamo nemmeno i genitori che s’interessavano alla CO₂. Infatti noi siamo rimasti dei cani. Il più bravo di noi è andato a giocare in serie C2. A 30 anni ha finito la carriera e adesso è peggio di noi. Il nostro amico di sinistra è un regista teatrale importante. Ma ripensando adesso dico: “Quanti sono andati a fare il regista teatrale allora?”. Risposta: in dieci. Infatti tutti e dieci sono diventati registi teatrali. Noi coglioni che abbiamo giocato tutti a pallone, per la legge dei grandi numeri, siamo rimasti tutti degli asini. Che poi uno dice: regista teatrale. E allora? Recitare non recita perché ha vergogna, è emotivo. Per scrivere la commedia ci sono gli autori. Siamo capaci tutti di dire dalla platea: “Più luce, meno luce, la scenografia va spostata più avanti” e balle varie. Adesso è tutto cambiato con le nuove tecnologie. Anche un povero può fare il film-maker. Il discorso vale anche per il regista di cinema. Sembravano bravissimi. Ma chi poteva o si permetteva di fare il regista di cinema? (Prima di dieci anni fa). Avendo allargato la base di cineasti, possiamo vedere oggi quanto non erano poi così bravi quelli considerati. Per forza, il cinema lo facevano in quindici.
P.s.: dispiace dirlo, ma stesso discorso vale per alcuni sport olimpici che nel mondo li praticano in tre e di conseguenza prendono tutti e tre la medaglia.
Non abbiamo una nostra personalità
Come disoccupato sopra i 50 anni non cerco più nemmeno un lavoro. Avendo via quattro risparmi ho preso il vizio di seguire la squadra femminile di volley della mia città. Sono appena tornato da Baku per la Coppa dei campioni. Sono stato a Mosca e a Belgrado. Arrivo sempre il giorno prima della partita per poter seguire l’allenamento delle ragazze. Tengo a precisare che non c’entro niente con lo staff e con la società in generale. Sono un semplice tifoso. Nelle mie condizioni saremo in 200. Tutti i disoccupati sopra i 50 e anche di più. Perché facciamo così? Perché non abbiamo una nostra personalità. E facciamo tutto quello che vediamo alla tv. Chiaramente per seguire le trasferte delle ragazze della pallavolo chiediamo i soldi in prestito ai parenti. Adesso devono fare una tournée alle isole Marshall. Come trasferta è molto onerosa. Mi faccio prestare i soldi da mio zio latitante. Gli altri non so. Comunque non manco una partita. Anzi, alle isole Marshall arrivo dieci giorni prima. Motivo? Vado a vedere un combattimento di boxe. Categoria uomini anziani sopra il quintale. Chiaramente il match è truccato. Anche in Italia si fa questo tipo di finta boxe. Anzi, non volevo dirlo per non allertare la federazione che non ci riconosce, ma alle isole Marshall c’è in ballo il titolo di campioni del mondo di uomini anziani sopra il quintale. L’italiano Gasparone contro il britannico Container-man. Penso vince Gasparone al primo round. Però non sono sicuro, perché l’incontro è truccato diverse volte. Alla fine lo sanno solo i due pugili (essendosi messi d’accordo) chi vince. Mi chiedo giustamente: ma questo è sport? Mi rispondo: sì, anche se uno può rimanere deluso.
Al confino sull’Isola di Terranova
Da bambino, tutti gli anni nel mio paese venivano giù i baracconi. Tutti gli anni mi rompevo il polso col tirare il pugno alla macchina del pungiball. (50 lire a tiro). Come sapete, c’è una specie di pallone da basket collegato a un’asta. Chi tira i pugni sta con i piedi su una pedana. Un giorno ho chiesto al padrone del baraccone: “Scusi, perché c’è la pedana?”. Lui: “Perché se viene Mike Tyson (allora campione dei massimi) la sua sventola non può ribaltare la macchina”. Io: “Perché?”. Padrone del baraccone: “Perché c’è lui sulla pedana, non può ribaltare se stesso”. Non capivo, ma è uguale. Una volta uno ha tirato un pugno talmente forte che ha fatto fermare prima la centrale idroelettrica sul Lambro – a parte che sono più i giorni che non va – e poi la giostra dei dischi volanti. I ragazzi a bordo sono rimasti tutti in alto a spararsi. Nessuno scendeva dopo essere stato colpito. Era andata in tilt la centralina. Ripeto, tanti hanno collegato il fenomeno al potentissimo pugno che un agricoltore di Varese aveva dato (un secondo prima) al pungiball. Per me i due fatti non sono collegati. Se vale questa regola, anch’io una volta sono svenuto e intanto passava un cane. Ma non ho messo in relazione le due cose. Comunque, tutti gli anni mi spaccavo il polso. Subito il primo giorno che il luna park era qui. Mi sono spaccato il polso per quindici anni di fila. Dai 12 ai 26 anni. Tranne a 19 anni. Ero militare e mi sono spaccato il polso a Pordenone. C’era il luna park davanti alla caserma. Il primo giorno che c’era giù il pungiball. Caso ha voluto che il luna park fosse lo stesso (itinerante) che veniva giù al mio paese. Il padrone viene fuori dalla roulotte e mi fa: “Anche qui ti spacchi il polso?”. Io: “Come vede mi trovo bene”. Subito sono stato congedato dal servizio di leva per cretinismo. Tanti miei amici di caserma dicevano: “Hai fatto apposta per andare a casa!”. Io: “No, amici, anzi mi dispiace, voi non ci crederete, ma io il polso quando c’è la fiera al mio paese me lo spacco sempre”. Nel 1980 si arrivò al punto che il sindaco mi recapitò una lettera. “Gentile concittadino, visti i trascorsi, lei è diffidato dall’usare il pungiball del luna park. Altrimenti verrà avviato al confino sull’Isola di Terranova”. Io allora feci ricorso al TAR. Il tribunale amministrativo mi diede ragione. Infatti subito dopo la sentenza mi spaccai il polso. Ricordiamo a tutti che un buon pungiball allora poteva rendere anche 500.000 lire al giorno. Sempre al luna park c’era in giro un signore sui 40 anni, abbastanza curioso. Fermava i bambini e diceva: vi blocco lo sviluppo.
H24
Da bambini, alcuni adulti, per farci spaventare, ci dicevano: “Ti blocco lo sviluppo”. Cosa voleva dire? Noi bambini si pensava che mettendoci una mano in testa si bloccava l’accrescimento. Però, a pensarci bene era una stronzata. Per bloccare lo sviluppo, uno doveva star fisso (H24) con la mano sulla testa al ragazzo, per non farlo allungare. Ma chi aveva tutto quel tempo? I Normanni? Non scherziamo.