Tempi, 10 dicembre 2015
L’assurdo culto di Tronca
Spero di non essere considerato un bastian contrario, ma la folla che dalla fine di novembre inneggia unanime a Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario del Comune di Roma, mi infastidisce un poco. Non per Tronca, che immagino sia una bravissima persona. Ma per il motivo dell’inneggiare collettivo. Nella vulgata, è passata la notizia che Tronca sia riuscito a mettere fuorilegge i centurioni: quelle svariate decine di figuri che, vestiti da antichi romani, dalla fine degli anni Novanta stazionano abusivamente intorno al Colosseo, alla fontana di Trevi o in piazza San Pietro, per spillare denaro ai turisti in cambio di una foto.
In realtà, il successo di Tronca sancisce la prevalenza del “diritto romanesco”, versione aggiornata, corretta e farsesca dell’antico diritto romano. Che altro senso può avere un’ordinanza comunale che «vieta qualsiasi attività che preveda la disponibilità a essere ritratto in foto o filmati come soggetto in abbigliamento storico dietro corrispettivo di passaggio di denaro», se l’ordinanza stessa si applica a soggetti che notoriamente già operano sul suolo comunale in totale spregio di ogni norma e regola, e del tutto illecitamente?
Eppure è così che dal 26 novembre Tronca ha messo fuorilegge i “centurioni”. Va detto, si tratta di gente notoriamente problematica: i figuri-figuranti romani sono famosi per le mille scazzottate, per le risse e perfino per qualche accoltellamento. Tant’è che il divieto, scrive Tronca, «s’impone ai fini della tutela della sicurezza urbana, in quanto i soggetti dediti a tali attività agiscono frequentemente con modalità inopportune, insistenti e talvolta aggressive».
Impossibile metterli in regola
E sono ormai un problema davvero antico, i centurioni. Nel 2002 l’allora sindaco Walter Veltroni, alla luce di una fama di “buonista”, ipotizzò un albo per regolamentarli: Veltroni prevedeva un esame d’inglese, la verifica della fedina penale, un tesserino di riconoscimento, tariffe prestabilite. Ma regolarizzare l’irregolarizzabile era un’idea chiaramente impraticabile, e difatti non se ne fece nulla.
Nel 2012 ci riprovò Giordano Tredicine, un consigliere comunale di centrodestra poi coinvolto nella roboante inchiesta giudiziaria sulle mille corruttele di Mafia capitale. Tre anni fa, anche Tredicine voleva imporre ai centurioni abusivi una licenza, subordinata stavolta a un esame da ambulante. In cambio, però, il Comune avrebbe offerto ai gladiatori addirittura ricchi costumi a sue spese. Purtroppo per Tredicine, anche la sua proposta fece la stessa fine ingloriosa di quella di Veltroni: seppellita nei sotterranei del Colosseo.
Tronca, va detto, ha superato tutti, ordinando il rispetto della norma vigente. In realtà, non c’è regolamento comunale d’Italia che non proibisca, una per una, tutte le fastidiose attività abusive riconducibili ai gladiatori romani. Insomma, altro che gride manzoniane. Il rappresentante del governo è dovuto ricorrere all’assurdo legale di un’ordinanza che impone ai vigili urbani di applicare regole municipali di per sé già perfettamente vigenti.
Stupiti? E perché mai? Del resto, questo è il Paese che da cent’anni sui suoi muri, ma anche sui treni, sugli autobus, negli ospedali e perfino nei tribunali scrive sui cartelli: «È severamente vietato...». Come se l’avverbio dovesse o potesse in qualche modo aggiungere forza cogente a un comando che invece nessuno rispetta.