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 2015  dicembre 13 Domenica calendario

«Sicuramente non fa piacere a nessuno incontrare l’Italia». Antonio Conte fa lo spavaldo

Antonio Conte, il suo collega Wilmots ha detto che è «fastidioso» iniziare l’Europeo contro l’Italia. E i portoghesi hanno esultato quando hanno evitato gli azzurri. È il segnale che la nostra Nazionale è tornata ad avere uno status internazionale dopo il flop al Mondiale brasiliano?
«Sia il Portogallo che il Belgio ci hanno affrontato negli ultimi mesi in amichevole e hanno visto che siamo una squadra organizzata, che ha un’idea. E che può crescere ancora: sicuramente non fa piacere a nessuno incontrare l’Italia. Di questo sono convinto».
Il Belgio però ci ha appena battuto.
«È una delle favorite, non per il girone ma per la vittoria finale. La partita di Bruxelles è stata decisa da episodi sfavorevoli, mi auguro che a Lione sia una gara simile: a viso aperto, intensa. Con un risultato differente».
Lo stage di febbraio riuscirà ad averlo?
«Penso che sarebbe importante per riuscire a convocare dei giocatori giovani che si stanno mettendo in evidenza: non devo chiamare chi ha 50 presenze in azzurro, ma voglio capire se i vari Berardi, Sturaro e Bernardeschi sono già il presente oppure saranno utili in chiave di preparazione ai Mondiali».
Questo vuol dire che lei resta c.t. fino a Russia 2018?
«No, questo è un discorso che riguarda me. Mentre i giovani di prospettiva interessano a tutto il movimento».
Balotelli ha messo su Instagram la foto del tabellone e ha scritto: «Non vedo l’ora»?
«Ma non vede l’ora di vederla in tv o di giocarla? Sta a lui, ma anche a tutti gli altri farmi cambiare idea con grandi prestazioni in campo e anche coi comportamenti fuori dal campo. Il gruppo che mi ha portato qui a Parigi è sano, forte, con passione e voglia. Questa è la base della Nazionale e chi vuole entrare deve dimostrare tanto. Prima di cambiare un nucleo di sani principi aspetto grandi prestazioni. Non ho preclusioni verso nessuno, ma tra il dire, il fare e lo scrivere c’è una bella differenza».
Italia-Svezia: il «Noi» azzurro contro l’Ego smisurato di Ibra. Sarà stimolante?
«L’Italia del Noi è contro tutti, non solo contro Zlatan. Perché anche il Belgio ha individualità molto forti. Pensare col Noi è l’unico modo che abbiamo per toglierci delle soddisfazioni. Ma questo è già stato recepito e metabolizzato dai giocatori».
E di Ibra che ne pensa?
«È fantastico e può far pendere sempre l’ago della bilancia dalla parte della Svezia come ha dimostrato ai play-off. Adesso è ancora più forte di una volta, perché rimane più vicino alla porta. È straordinario: mi avrebbe fatto piacere allenarlo».
Era teso come in partita per il sorteggio?
«Sono contento di esserci e sono sul pezzo. Il cervello lavora già a ritmi altissimi. Inizia la discesa e l’Europeo lo vediamo da vicino. La tensione è inevitabile. Non per paura degli avversari, ma perché iniziamo a sentire l’aria».
Qui però l’atmosfera era strana. Che effetto le ha fatto Parigi a un mese dagli attentati terroristici?
«Non è una situazione semplice. Ci sono tanti controlli è vero. Ma se vai al ristorante, un pensiero brutto lo fai. Sarei ipocrita se dicessi che tutto è a posto, perché non è così».
Dopo quello che è successo anche allo Stade de France il calcio è a rischio?
«Si cerca di colpire la massa, magari in situazioni di grande risvolto mediatico. Non è che hai paura, ma ci pensi».
Torniamo all’Europeo: obiettivo minimo?
«Abbiamo l’ambizione di non porci dei limiti e di provare a fare qualcosa di straordinario. Non mi sono mai posto degli obiettivi minimi, sarebbe stupido. Sarò contento se avremo dato tutti il nostro massimo, qualsiasi esso sia. Se ci guarderemo negli occhi lo capiremo. Anche perché questi sono tornei molto stancanti e ci devi arrivare con la birra in corpo, con la giusta mentalità. E con un gruppo di ragazzi pronti ad affrontare situazioni limite».
Quanto conta che la stagione finisca il 15 maggio?
«È essenziale ed è la prima cosa che ho chiesto al presidente. Perché è lui il mio riferimento, non i club. Ho avuto rassicurazioni in merito: mi è stato detto che l’attività agonistica finisce il 15 maggio. Ci vogliono 6-7 giorni di riposo e poi 15-20 giorni per arrivare all’Europeo nella giusta maniera: potremmo dover fare 7 partite e bisogna correre più degli altri. Ci riusciremo solo lavorando, non per mano divina».
E se poi la Juve va ancora in finale di Champions?
«Auguriamo a tutte le squadre italiane il massimo. Se succede, siamo contenti».
A proposito di Juve, vede analogie tra la Nazionale e la sua prima stagione bianconera?
«Sicuramente. Perché anche allora nessuno ci considerava per lo scudetto. Ci siamo detti: diamo tutto e poi vediamo. Ma ci sono anche delle differenze: lì lavoravo ogni giorno su tecnica, tattica e testa dei giocatori. Però…».
Cosa?
«In Nazionale siamo partiti lentamente ma abbiamo fatto passi da gigante. Ho dei ragazzi che sono delle spugne ed è per questo che sono positivo nell’avvicinamento all’Europeo».
Le manca solo un centravanti da tanti gol?
«Mancano anche 5 mesi e faremo grande attenzione a quello che dice il campionato. La Nazionale non è chiusa, anche se siamo arrivati qui con determinati uomini. Ma che sia chiaro: prendersi la maglia azzurra non sarà una passeggiata di salute per nessuno».