Corriere della Sera, 13 dicembre 2015
Girone duro per l’Italia agli Europei
L’applauso all’uscita della pallina col nome «Italia» rompe il silenzio del Palazzo dei congressi: la numerosa delegazione portoghese festeggia come dopo un gol in rovesciata, perché invece che la squadra di Antonio Conte le capita l’Austria, assieme a un girone che sembra il più semplice di tutti (ci sono anche Islanda e Ungheria). L’Italia finisce – per mano di David Trezeguet che ci tolse da sotto al naso con il golden goal l’Europeo del 2000 – contro le stelle del Belgio, la Svezia di Ibrahimovic e l’entusiasmo della Repubblica d’Irlanda nel gruppo E: l’unico raggruppamento in cui se arrivi primo incontri una seconda classificata e se arrivi secondo ti tocca una prima. In una competizione che per la prima volta è stata aperta a 24 squadre e in cui si qualificano anche le quattro migliori terze dei 6 gironi non è un particolare da trascurare del tutto. Se l’Italia vince il suo gruppo affronterà la seconda del girone di Spagna, Repubblica Ceca, Turchia e Croazia. Se dovesse chiudere al secondo posto incrocerà agli ottavi proprio la vincente del raggruppamento del Portogallo.
Ma Azzurra è pur sempre vicecampione d’Europa dietro alla Spagna che sogna il tris consecutivo e si imbarcherà il 13 giugno, nel nuovissimo stadio di Lione contro il Belgio, che è al primo posto del ranking Fifa e che nel ranking Uefa (dove è quinto) si è preso proprio a discapito degli italiani l’ultimo posto disponibile per finire nella prima fascia del sorteggio: «E avere Italia e Belgio nel girone è come affrontare due teste di serie…» sintetizza con aria contrita il c.t. dell’Irlanda, Martin O’Neill.
I Diavoli Rossi tornano all’Europeo dopo 16 anni e una profonda rifondazione, con un gruppo di giovani talenti in cerca della grande consacrazione: la sera degli attentati di Parigi, un mese fa, gli azzurri furono battuti a Bruxelles dalla nazionale di Wilmots, con un 3-1 più netto nel risultato che nel gioco. Come dimostra la reazione nervosetta del c.t. belga: «È fastidioso iniziare contro l’Italia – sottolinea Wilmots – perché è sempre difficile riprendersi in caso di una sconfitta all’esordio. Ma non credo che gli italiani siano più felici di noi. Di sicuro, non avremo tempo di crescere, ma dovremo subito essere al top».
Anche la seconda partita dell’Italia, nel pomeriggio di Tolosa che potrebbe anche rivelarsi torrido, non è affatto banale: dall’altra parte c’è un attaccante con una squadra intorno, il suo nome è Zlatan e nel 2004 ci segnò un gol stile kung-fu di tacco (finì 1-1) che condannò l’Italia di Trapattoni a ingollare nell’ultima giornata il famoso biscotto (2-2) tra Svezia e Danimarca, che le costò l’eliminazione al primo turno.
Svezia e Irlanda sono due squadre che hanno raggiunto l’Europeo solo ai play off, battendo con egual fatica Danimarca e Bosnia Erzegovina. Ibra ha fatto 11 gol, Robbie Keane, altra vecchia conoscenza del nostro calcio, ne ha segnati 5 con l’Irlanda. Pellé, nostro miglior marcatore, si è fermato a 3.