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 2015  dicembre 13 Domenica calendario

Imparare dalla rinascita dell’Irlanda

Certe volte, disturba più notare le buone notizie di quelle negative. Dell’economia greca, sappiamo quasi tutto. Di quella irlandese, molto poco: eppure, ha una storia notevole che aiuta a capire meglio anche le vicende greche (e non solo quelle). In termini di Prodotto interno lordo, i due Paesi si equivalgono: 185 miliardi l’Irlanda, 179 la Grecia, nel 2014, secondo Eurostat. Entrambi sono stati vittima della crisi finanziaria, anche se per ragioni diverse, e sottoposti a programmi di salvataggio di Europa e Fondo monetario internazionale. Ma, mentre l’economia greca si è contratta nel terzo trimestre di quest’anno dello 0,4% su base annua e probabilmente chiuderà il 2015 in recessione, quella irlandese è in pieno boom. Il Pil del periodo luglio-settembre è stato del 7% superiore a quello dello stesso trimestre dell’anno scorso: l’Ocse prevede che per il 2015 crescerà del 5,6%, la Commissione Ue del 6% e il governo di Dublino dice che potrebbe superare il 7%. Si può pensare che non sia niente di strano, visto che il Pil era crollato, a causa della crisi delle banche, di quasi il 12% tra il 2008 e il 2009. La realtà, però, è che l’economia irlandese non ha solo recuperato: rispetto al picco massimo del 2007, oggi è più grande del 7%, il che si paragona a un’eurozona che è tornata a fatica sui livelli precrisi (e a quella italiana che non ci tornerà prima del prossimo decennio). Le previsioni dicono che la crescita irlandese andrà avanti anche nel 2016.
I problemi a Dublino non mancano: le banche non sono ancora abbastanza solide e la disoccupazione è sopra all’ 8%. La storia che racconta la reazione dell’Irlanda e degli irlandesi alla crisi che aveva messo ko il Paese è però interessante. Da un lato, dice che l’economia aperta che nei decenni scorsi le ha consentito di essere considerata la «tigre celtica» continua a funzionare. Il Paese era più arretrato del Mezzogiorno italiano e oggi ha un Pil pro capite (a parità di potere d’acquisto) che è quarto in Europa dopo quelli di Lussemburgo, Danimarca e Svezia, a oltre 40 mila euro (l’Italia è a 26.600, la Grecia a 16.300). Dall’altro mostra che se un Paese ci crede e lo abbraccia con determinazione, il programma della cosiddetta troika, quello che di solito viene chiamato austerità, funziona: se lo si ostacola dopo averlo accettato, come è successo in Grecia, fallisce. Oggi, c’è chi chiama l’Irlanda «sfinge celtica».