Il Messaggero, 14 dicembre 2015
Il grande rilancio del cinepanettone
Che la farsa sia con voi. È l’invito-tormentone che Neri Parenti, affiancato dagli sceneggiatori complici di sempre Fausto Brizzi e Marco Martani, rivolge agli spettatori per spedirli a vedere il suo nuovo film “Vacanze ai Caraibi”, in sala dal 16 dicembre: forte della storica squadra (a cominciare dai protagonisti Christian De Sica e Massimo Ghini) del cinepanettone doc riunita sotto le nuove insegne di Wildside e Medusa, il film è destinato a scontrarsi dal 17 con “Natale col Boss”, il cinepanettone targato Filmauro. E saranno scintille.
Già, perché a ogni Natale risorge il filone cinematografico italiano più longevo e più redditizio, inventato nel 1983 dal produttore Aurelio De Laurentiis che ne rivendica tuttora la paternità e nel 2012 gli ha cambiato pelle, ingaggiando non senza polemiche (gli incassi non erano più quelli di una volta) nuovi registi e nuovi protagonisti. Come appunto Lillo & Greg che con Francesco Mandelli e Giulia Bevilacqua appaiono anche in Natale col Boss, gangster-movie da ridere diretto da Volfango De Biase. La storia? Due chirurghi plastici vengono ingaggiati per cambiare i connotati di un camorrista. E lo trasformano nel sosia di Peppino Di Capri...
LA FORMULACambiano i produttori, la squadra e le location ma gli ingredienti del cinepanettone rimangono: gag, equivoci, corna, doppisensi e amene scurrilità, hit musicali, personaggi sopra le righe. Lo scopo è sempre acchiappare il pubblico in cerca di evasione e sbancare i botteghini delle feste all’insegna di una comicità “senza filtri”.
Che la farsa sia con voi, dunque. E non solo perché “Vacanze ai Caraibi” non si fa mancare nessun ingrediente doc (doppisensi sessuali, rumori corporali, parolacce, risate “scorrette”), ma anche come augurio scaramantico. «Non sono Lillo & Greg che temiamo al box office, ma “Star Wars-Il risveglio della forza” che esce proprio il 16», spiega Parenti incrociando le dita.
I CLICHÉInterpretato anche da Angela Finocchiaro, Dario Bandiera, Ilaria Spada e Luca Argentero, “Vacanze ai Caraibi” racconta una storia indiavolata di truffe incrociate, sedicenti milionari, mogli straricche, figlie secchione, tecno-dipendenti, sesso sfrenato tra due tipi che più diversi non si può (lei coatta romana estroversa, lui compassato del nord), equivoci. Il tutto ambientato a Santo Domingo durante una vacanza da sogno di fine anno.
Come si costruisce un cinepanettone? Sul filone che per un trentennio ha illustrato l’Italia cafonal, edonista e caciarona meglio di qualunque documentario, ha indagato perfino il professore universitario irlandese Alan O’Leary, autore del saggio “Fenomenologia del cinepanettone”. Ed è necessario essere grevi per far ridere? Lo abbiamo chiesto a Parenti e a Brizzi e Martani, sceneggiatori del film con la collaborazione di Domenico Saverni e lo stesso De Sica.
«In una farsa», dice Parenti, all’attivo una quindicina di cinepanettoni, «qualche parolaccia ci sta, perché appartiene al linguaggio comune». Aggiunge Brizzi: «La nostra preoccupazione è sempre la stessa: far ridere il pubblico». E Martani: «Dopo vent’anni di commedie di Natale, la gente si aspetta qualcosa di ultra-divertente».
Per gli autori, «Vacanze ai Caraibi può permettersi di andare a briglia sciolta», come puntualizza il regista, aggiungendo: «Di commedie se ne fanno troppe». Incalza Martani: «E tutte drammaticamente simili tra loro», mentre per Brizzi «produttori e registi hanno poco coraggio». Loro, invece, hanno puntato sull’usato sicuro. «Una volta passati a lavorare con nuovi produttori e distributori, abbiamo deciso di riprendere la formula di tanti successi del passato».
GLI INCASSIMa resta l’incognita degli incassi, che nelle ultime settimane per colpa della paura sono calati. «Non resta che sperare in un’inversione di tendenza», ragiona Parenti. «Ma per un film-evento gli spettatori sono disposti ad affollare le sale: e il nostro lo è», aggiunge Brizzi. «Il film di Natale era stato rottamato prematuramente, noi l’abbiamo resuscitato». Anche a costo di puntare ancora sui mostri sacri come De Sica e Ghini. «Sono bravissimi, del resto nella commedia italiana non c’è ricambio di attori», afferma Brizzi. «E i nuovi comici, come Zalone, i film se li fanno da soli».