il Giornale, 14 dicembre 2015
Intervista a Flavio Briatore: «Renzi è coraggioso, Berlusconi è unico, Salvini fa solo casino»
Flavio Briatore, lei non è solo billionaire, è anche papà. Consigli utili di un padre al figlio per affrontare quest’Italia malconcia. Anche se Nathan Falco ha solo cinque anni...
«Guardi che oggi i bambini hanno un’altra marcia. Noi eravamo dei bambini. Loro no. Per cui dobbiamo parlargli da adulti».
Meglio. Allora non tralasci nulla. Iniziamo dall’educazione.
«Lavoro importante quello. Non credo a chi dice ah, vedi, le brutte compagnie.... Non ci sono cattive compagnie se riesci a seguire i tuoi figli. Bisogna spendere tanto tempo con loro e non parlargli come facevano i nostri genitori con noi: loro ci trattavano come bambini. Adesso i bambini sono diventati adulti. Circondati da televisioni, iPad, computer, playstation. Hanno un’altra marcia. E sono molto più svegli».L’istruzione scolastica.«Il primo bagaglio importante da offrire ai ragazzi è la conoscenza delle lingue. Fondamentale. Prima dote. A mio figlio spiego sempre quanto sia fortunato: qui a Monaco, a scuola, la mattina parla francese, al pomeriggio inglese, a casa italiano. Non so a che livello siano oggi le scuole italiane, però dubito che i ragazzi possano uscirne bene. Anche perché la lingua s’impara parlandola con i compagni».
E se un giorno le dirà: «Macché istruzione e lingue, papà, io sogno di cucinare piadine...».
«Se mette su 500-600 negozi di piadine magari gli do pure una mano. L’educazione di base arriva dalla famiglia e dal ciclo iniziale di istruzione. Non lo sforzerò se non vorrà fare l’università. Non vorrei trovarmelo a 30 anni ancora con i libri sotto braccio. Vorrebbe dire che ha perso 8-10 anni di opportunità lavorative. Tempo fa, in un mio intervento alla Bocconi, tutti parlavano di laureati, avvocati, commercialisti. Non sono d’accordo. Ad aiutarti nella vita è soprattutto la rete di conoscenze che sai costruirti sul campo: il connecting people».
Una parentesi su suo padre, invece?
«Ah, lui voleva che studiassi. Perché papà era un insegnante elementare per cui era del tutto normale per lui che diventassi dottore o commercialista. E fondamentale l’università. Che non ho mai fatto. Il problema vero è che il mondo è cambiato ma le scuole italiane no. Sono rimaste più o meno quelle di 30 anni fa. Non si sono accorte che tutto brucia molto più in fretta. Che invece si può studiare fino a 17 anni e poi trovare soluzioni che consentano di lavorare».
A suo figlio toccherà fra un po’. Ai giovani di oggi tocca adesso. Che cosa gli suggerisce per emergere?
«Gli dirò che si deve andare nei Paesi dove conta la meritocrazia e non c’è la burocrazia che abbiamo in Italia. Perché è là che trovi le opportunità. Tanto, qui o altrove, la fatica sarebbe uguale. Solo che all’estero l’opportunità arriva per davvero».
Dove?
«L’Europa è completamente ferma. Dico Stati Uniti che sono sempre quelli che sanno ripartire. E Africa, dove ci sono opportunità enormi».
Africa? Ma se parla agli italiani di Africa li spaventa. Islam, terrorismo, quelle cose lì.
«Ma no. Questo è un terrorismo low cost che come abbiamo purtroppo visto può colpire ovunque. Adesso bastano dei ragazzi invasati con un mitra per sparare alla gente davanti a un ristorante di Parigi».
Come lo spiega il terrorismo a un bambino?
«Mio figlio sa cosa è successo. Vede la tv. E noi genitori dobbiamo spiegare. Sempre. Gli dico: Vedi, ci sono a volte in giro ragazzi che hanno deciso di fare del male alle persone. Gli dico che sono giovani che non hanno mai avuto una famiglia vicina e che per far vedere che esistono fanno cose cattive. Anche ai bambini? mi ha chiesto lui un giorno. Non fanno distinzioni, gli ho risposto. Però non gli parlo dei motivi religiosi, troppo presto».
Alleggeriamo... il premier Renzi come lo si racconta a un bambino dei giorni nostri. Per cui un po’ adulto.
«Quando Nathan Falco lo vede e chiede, gli spiego che è il nostro presidente del Consiglio ed è coraggioso perché sta cercando di cambiare il Paese. Matteo è il primo negli ultimi 30 anni che si stia dando molto da fare. Vedremo se ci riuscirà. Per il momento, nella vita di tutti giorni, non credo che alla gente sia accaduto qualcosa di straordinario... Ma la nostra immagine all’estero è migliorata».
E Berlusconi?
«Sarà perché l’ha conosciuto, ma quando mio figlio lo vede in tv si ferma. Berlusconi ha una personalità unica. È un uomo che ci ricorderemo per quanto fatto anche in politica. È fondamentale resti, anche se non in un ruolo operativo come prima».
Però ha detto che il primo a fare veramente qualcosa è Renzi...
«Berlusconi ha cercato di fare e cambiare, ma non credo che avesse e abbia la cattiveria di Matteo. Ora Matteo è giovane, ha 40 anni, è un ragazzino. Il presidente era in un altro momento, in cui la politica e tutte le riforme che voleva fare si scontravano un giorno con Fini e l’altro con Casini... La politica ha sempre un po’ ingessato tutte le sue iniziative: al primo problema saltava la maggioranza. Questo ha costretto Berlusconi a vivere di compromessi. Matteo gli oppositori in seno al partito li ha invece fatti fuori tutti. Anche in modo violento. Comanda lui. Bravo».
E l’altro Matteo?
«È uno che fa casino. Il Matteo con la felpa provoca. Però sa interpretare il pensiero della gente. E Berlusconi bene ha fatto a supportarlo. Perché senza un Salvini Forza Italia non andava da nessuna parte. Invece ha ridato un po’ di entusiasmo a tutti quanti visto che sa dire cose che la gente capisce. Come dicono molte cose i grillini. Mio figlio quando vede Grillo si blocca, lo ascolta, lo guarda. Anche perché Beppe urla sempre e i bambini ne sono attratti. Così gli spiego che queste persone vorrebbero cambiare le cose in Italia, mandare via Matteo e lui mi risponde sempre sì, però speriamo che poi vinca Berlusconi».
Briatore, voliamo altissimo: Papa Francesco ha stregato tutti.
«Non si era mai visto un Papa che prende il microfono e licenzia un sindaco. Questo Papa è un rivoluzionario, è un Matteo Renzi del Vaticano. Anche lui, uno per volta, ne sta facendo fuori molti. Perché vuole dare un’immagine completamente diversa della Chiesa. Prima era solo lusso, cardinali, limousine e lontana dai valori su cui si fonda. Francesco sta ridando smalto a tutti i cattolici».
Lei icona del lusso così scocciato dal lusso della Chiesa. Un bambino come può distinguere?
«Basta dirgli che facciamo due mestieri diversi».
E i suoi guai?
«Per quelli passati, parliamo di 40 anni fa, del gioco d’azzardo, sono cose che se fossero successe oggi non mi sarebbe accaduto niente. L’errore fu che allora non avevo i mezzi per pagare gli avvocati. E avevo 22-23 anni. Quanto ai guai di oggi, parliamo del Force Blu, della barca che mi hanno sequestrato e poi ridato, c’è un processo che ora va in appello. Come tutti i processi bisogna vedere come finirà. Si tratta di Iva non pagata perché ritenevamo che la barca fosse ad uso commerciale. Ma se penso che in Italia c’è gente che ha portato via aziende e non gli è successo niente».
Molti giovani studenti pare non facciano molto caso alle sue disavventure.
«Forse perché non ho mai chiesto soldi, non ho mai avuto un mutuo in Italia, perché ho sempre rischiato in prima persona, perché quando li incontro dico sempre loro che se vogliono possono. Anche se dovranno affrontare molte difficoltà. E aggiungo che chi riesce a realizzare qualcosa andrebbe un po’ rispettato. E io in Italia sento il rispetto e la riconoscenza dei giovani. La verità è che negli Usa puoi sbagliare, fallire e risorgere. In Italia, invece, il giovane che ha idee e voglia e fa un errore e magari si è fatto un mazzo così, alla fine è rovinato per sempre. Mentre la politica può mettere un qualunque cretino a gestire società importanti e se sbaglia non succede nulla».
Ma a suo figlio, quando chiederà conto di certi suoi guai, che cosa dirà?
«Che fanno parte della vita. Che l’importante, di fronte a un problema, è risolverlo e riuscire poi a rialzarsi. E che coloro che nella vita fanno, andranno sempre incontro a problemi. Chi invece non combina nulla non avrà mai guai. Gli spiegherò ciò che ho fatto e anche ciò che avrei potuto fare meglio o non fare... E che, comunque, se dovessi scegliere, preferirei sempre essere figlio di Flavio Briatore... Sì, gli direi proprio così: Figlio mio, credo che tu sia fortunato ad essere mio figlio».