il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2015
Il Fatto Quotidiano ribatte punto per punto a Renzi
Matteo Renzi sostiene di avere due alleati. La verità e il tempo. Per questo vincerà contro “chi sfoga con allusioni e retroscena le proprie frustrazioni personali”, cioè – si deduce – i pochi giornalisti che non si limitano a pubblicare le indicazioni inviate via sms dal suo portavoce Filippo Sensi. Non può vincere “chi pensa a vivere di polemiche, a farci arrabbiare e innervosire”. Perché per Renzi le notizie e le analisi sgradite vengono pubblicate soltanto come un dispetto nei suoi confronti, per rovinargli l’umore.
Verità e tempo, però, sembrano essere in realtà gli unici due avversari che il premier non può sedurre o comprare con la promessa di una poltrona, di una carriera, di un seggio parlamentare. Diverse volte in questi mesi, qui sul Fatto Quotidiano, abbiamo messo a confronto le promesse del governo e i risultati ottenuti, le celebrazioni trionfalistiche e i numeri molto più prudenti. Per questo nella lista di proscrizione dei 16 titoli peggiori da votare, nello staliniano questionario web della Leopolda, 11 erano del Fatto. Nelle prossime righe potete trovare un bilancio aggiornato della distanza che passa tra la “verità” del premier e quella dei fatti.
Prima però una parentesi: ieri a Firenze Matteo Renzi ha voluto sottolineare quanto è amareggiato suo padre per dover passare il secondo Natale da indagato per la bancarotta fraudolenta di un’azienda di famiglia. Due volte i pm genovesi hanno chiesto la sua archiviazione, due volte è stata rigettata dal giudice, dicendo che i risultati delle indagini non la giustificano affatto. Il premier ha espresso, con la formula di rito, “fiducia nei magistrati”, ma ha anche detto che “mio padre mi accusa di sbagliare strategia, dice che devo passare all’attacco, che non ne può più”. Il gip di Genova Roberta Rossi così è informata: il padre del presidente del Consiglio sta chiedendo al figlio di usare il suo potere politico per influenzare l’esito della vicenda giudiziaria. E tutti i Renzi, attorno all’alberto di Natale a Pontassieve, sono amareggiati per il fatto di dover tagliare il panettone insieme a un indagato. Silvio Berlusconi, nei suoi messaggi ai giudici, era decisamente più diretto. Ma anche meno subdolo ed efficace.
E ora mettiamo a confronto alcune storiche promesse di Renzi, le sue celebrazioni di ieri alla Leopolda, e i fatti.
CONFLITTO DI INTERESSI. “Occorre una legge sul conflitto di interessi” (Delrio, 23-2-14). Mai vista, in compenso il governo ha preso due provvedimenti (riforma delle banche popolari, decreto “salva banche) sulla Banca Popolare dell’Etruria, commissariata per la cattiva gestione della quale, nell’ultima parte è stato giudicato da Bankitalia responsabile anche Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena. Anche il padre di Renzi, Tiziano, ha rapporti d’affari con l’ex presidente della banca, Lorenzo Rosi, che promosse Pier Luigi Boschi a vice presidente.
CRESCITA.Con la nota di aggiornamento del Def il Pil 2015 è stato previsto al rialzo al +0,9%, “ma secondo me arriviamo all’1%” ( Renzi, 4-10- 2015). La crescita 2015 sarà 0,7 per cento, il ministro Padoan ha cercato di dare la colpa agli attentati di Parigi (non ancora conteggiati dalle statistiche).
EXPO. “Un abbraccio affettuoso ai gufi per le previsioni su Expo” (Renzi, 13-12-15). In sei mesi ci sono stati 20 milioni di ingressi, tolti quelli dei 14mila addetti si scende a 18 milioni. Per ottenere il pareggio finanziario, ci sarebbero voluti 20 milioni di biglietti venduti ad almeno 19 euro ciascuno in media. Secondo fonti interne, il prezzo medio è stato di 10 euro, gli sconti servivano a far salire gli accessi. I conti definitivi sono ancora ignoti, così come il destino delle aree dell’evento (il progetto di portare l’Istituto italiano di tecnologia di Genova a Milano occupa solo una piccola parte degli spazi).
EVASIONE. “Per anni si sono fatti convegni per combattere l’evasione ma non si è fatto un buon lavoro. In un anno e mezzo, invece, c’è stata una svolta data dall’innovazione, ad esempio con la precompilata” (Renzi, 26-10-15). Aumenta la soglia di non punibilità del falso in bilancio, aumenta il tetto da 1.000 a 3.000 euro per l’uso del contante, via l’obbligo di pagare gli affitti con bonifico bancario, un tentativo (fallito) di depenalizzare la frode fiscale. Nei primi dieci mesi 2015 le entrate da accertamenti, cioè da lotta all’evasione fiscale, scendono di 110 milioni di euro. “Prima inseguivamo gli evasori per indagarli, ora per risarcirli”, dice il procuratore della Repubblica di Udine Antonio De Nicolo (6-11-15).
FLESSIBILITÀ. “Noi rispettiamo le regole europee, anche quando non ci piacciono. Abbiamo combattuto per la flessibilità e l’abbiamo ottenuta” (Renzi, 13-12-15). Dopo aver rifiutato di rispettare la regola sulla riduzione del debito, il governo italiano è stato messo sotto osservazione dalla Commissione europea. Proprio ieri l’esecutivo ha deciso di spendere altri 2,6 miliardi in deficit per il bonus cultura ai diciottenni e gli 80 euro ai poliziotti, in nome della lotta al terrorismo. É la “flessibilità migranti” che l’Italia chiedeva all’Europa per affrontare gli sbarchi, ma che voleva destinare alla riduzione di tasse per le imprese (Ires) e che invece – senza essere mai stata autorizzata – verrà usate per poliziotti e ragazzi nell’anno delle amministrative.
ITALICUM. “Occorre una legge elettorale per scegliere direttamente gli eletti e un tetto di tre mandati parlamentari, senza eccezioni” (Renzi, 3-4-2011). Ma, con le sue “riforme”, i partiti continueranno a nominarsi i deputati e per il Senato si aboliscono addirittura le elezioni. Nessuna traccia dei tre mandati. “L’importante è dare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente, non necessariamente di incasellarsi in destra o sinistra. Comunque la pensi, puoi scegliere chi votare di volta in volta in base alla personalità di chi si candida, delle idee che esprime, del programma” (Renzi, 7-11-2012). Ma con le sue “riforme” i partiti seguiteranno a impedire alla gente di scegliere e guardare in faccia i propri rappresentanti.
LAVORO. “Noi quest’anno abbiamo creato tanti posti di lavoro e abbiamo dato una speranza a tante persone” (Padoan, 13-12-15). A dicembre 2014 in Italia c’erano 14 milioni 525 mila occupati a tempo indeterminato; a ottobre 2015 sono 14 milioni 527 mila. Il governo ha quindi speso quasi 3 miliardi di euro di incentivi per le assunzioni stabili nel 2015 per ottenere solo 2 mila occupati a tempo indeterminato in più. Il costo salirà, fino al 2019, a 11,7 miliardi.
MERITO. “Se uno ci prova, fa fatica, quello lì ce la può fare, non importa chi gli è amico, chi lo sostiene. Dicono che metto nei cda quelli che sono venuti alla Leopolda: non è colpa mia se abbiamo chiamato tanta gente brava a raccontarci cosa hanno fatto in Italia” (Renzi, 13-12-15). Il governo ha nominato il commercialista di Renzi Alberto Bianchi nel cda dell’Enel, l’amministratore dei bus fiorentini Renato Mazzoncini a Trenitalia, l’ex comunicatore della Provincia di Firenze Guelfo Guelfi alla Rai, la professoressa Anna Genovese in Consob che veniva dallo studio dell’avvocato Tombari, dove ha fatto pratica Maria Elena Boschi, Luigi Marroni alla Consip, ex capo della Asl di Firenze quando governava Renzi…
RAI. “Voglio cacciare i partiti” (Renzi, 1-6-2014). La riforma della Rai non è ancora entrata in vigore, i nuovi vertici sono stati nominati con la vecchia legge Gasparri, il consiglio di amministrazione lottizzato come da tradizione.
RISPARMIO. “Ci sono quattromila miliardi di euro di risparmio privato immobilizzati da messaggi allarmistici, talvolta terrificanti, dare un messaggio di fiducia significa valorizzare ciò che abbiamo e rimettere in moto i consumi” (Renzi, 13-12-15). Il governo ci ha messo un anno per recepire la direttiva europea sul bail in, che infligge perdite ad azionisti e creditori subordinati quando la banca va in dissesto. Ha approvato le regole il 16 novembre, il 22 ha smembrato quattro istituti tra good e bad bank, innescando il panico, il sistema bancario e i risparmiatori non hanno avuto il tempo di adattarsi al nuovo contesto.
SALARIO MINIMO. “Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo” (Renzi, 12-3-14). Nessuna norma è mai stata approvata sul salario minimo.
SANITÀ. “Nella legge di stabilità ci saranno mille poltrone in meno, ma nessun taglio alla sanità” (Renzi, 5-10-15). Nel 2016 i fondi destinati al servizio sanitario nazionale saranno 111 miliardi invece dei 113 previsti, ma Renzi nega che sia un taglio.
TASSE. “Stiamo buttando giù le tasse. Questa frase l’avete già sentita tante volte ma questa volta è vera, noi questa ambizione la stiamo realizzando” (Renzi, 13-12-15) Dice l’Ufficio parlamentare di Bilancio (3-11-2015): “La manovra prevede l’assunzione dal 2016 di impegni permanenti che nel primo anno sono in buona parte finanziati da risorse temporanee: in primo luogo la flessibilità di bilancio consentita dalle regole europee per quell’anno ma anche gettiti una tantum come quello della voluntary disclosure”. Restano ancora attive clausole di salvaguardia, cioè aumenti di tasse evitabili solo con tagli di spesa o ulteriori aumenti di deficit, per 15,1 miliardi nel 2016, 19,6 nel 2016 e altrettanti nel 2017. E dei 19,8 miliardi di entrate in meno per il 2016, 16,8 miliardi derivano dall’aver disinnescato una clausola di salvaguardia. Morale: la riduzione vera è stata solo di 3 miliardi.
VITALIZI. “Cambiare in nome dell’equità e della giustizia le regole delle pensioni si può fare. Ma nel pacchetto ci deve essere a tutti i costi l’abolizione di qualsiasi vitalizio per i politici” (Renzi, 25-10-2011). I vitalizi dei parlamentari sono stati aboliti soltanto per alcuni ex deputati e senatori condannati per alcuni gravi reati tra i quali non è però compreso l’abuso d’ufficio, del quale sono tipicamente imputati proprio politici e figure istituzionali.