La Stampa, 14 dicembre 2015
Cuffaro, ora che è libero, vuole andare a fare il medico in Burundi
L’unica concessione alla politica di oggi la fa con una battuta su Matteo Renzi e sui Cinquestelle: «Nel nulla che c’è in giro – dice Totò Cuffaro – almeno lui, Renzi, ha voglia di fare qualcosa. I grillini? Devono ancora dimostrare cosa sanno fare, ma non è escluso che vincano». Rieccolo, Cuffaro: riaffiora da quattro anni, dieci mesi e 23 giorni di carcere, l’ex presidente della Regione Sicilia, travolto da una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra. Ha scontato oltre due anni in meno grazie a un indulto parziale e alla buona condotta e ieri è uscito da Rebibbia. Ora prefigura per sé un futuro da volontario in Burundi. Ne parla mentre è in macchina. L’ex senatore dell’Udc, accolto dal figlio Raffaele e dal fratello Silvio, assieme agli avvocati Marcello Montalbano e Maria Brucale, nel pulmino affittato per l’occasione ha caricato una quantità enorme di libri «e le 13.900 e rotti lettere che ho ricevuto in questi anni».
Ha finito di pagare il conto: non siete in molti, i politici che scontano quasi tutta la pena.
«Sì, io l’ho pagato fino in fondo. Ho fatto il mio dovere di cittadino che rispetta le sentenze e la magistratura. Ora torno a respirare aria di vita, il respiro lungo della vita. Ho commesso degli errori, lo ammetto: in tanti abbiamo fatto lo stesso errore di conoscere persone che avevano rapporti con la mafia. Io ho pagato, gli altri no».
Gli altri chi?
«Lasciamo perdere».
Molti le chiedono di tornare in politica. Ci ha pensato?
«Ho ricevuto tante proposte e in effetti, nonostante l’interdizione dai pubblici uffici, potrei fare il dirigente di partito, tornare attivo. Ma non ci penso nemmeno: voglio disimpegnarmi. In carcere la politica non mi è mancata affatto: se ne può fare a meno, ma non lo avevo capito e non me la ero fatta mancare, trascurando la famiglia, alla quale mi sono dedicato poco».
Il carcere l’ha cambiata?
«I ragazzi mi hanno fatto commuovere. Ieri sera (sabato, ndr) ho pianto per un quarto d’ora di seguito. Mi hanno salutato durante la messa, hanno cantato per me ‘Hurricane’ di Bob Dylan. Tutte le esperienze servono e il carcere mi è servito a farmi incontrare con la mia anima».
Ha deciso cosa farà nella sua prossima vita?
«Andrò a fare il medico volontario in Burundi: nella sanità italiana non posso lavorare e allora andrò nell’ospedale che feci costruire quando ero presidente della Regione e che oggi è gestito dalla Fondazione per le madri del mondo».
Qui in Italia non hanno smesso di indagare sulle sue attività: e 41 tra politici e suoi amici sono indagati per aver dichiarato il falso nell’entrare in carcere.
«Un’assurdità. È indagata anche Simona Vicari, sottosegretario: avrebbe mentito sulla natura di suo collaboratore della persona che l’accompagnava. Ma era col suo capo di gabinetto».
Domanda classica: rifarebbe tutto?
«Gli errori no, certamente, ma non rinnego la scelta di stare in mezzo alla gente».