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 2015  dicembre 14 Lunedì calendario

Il commento al campionato di Gianni Mura

Quando si dice mettere pressione. Il 4-0 dell’Inter a Udine ne aveva messa parecchia. Due scontri diretti ieri tra le quattro in caccia, contava vincere per non rallentare la corsa. Ci riesce solo la Juve, con pieno merito: scavalca la Roma e si accomoda in quarta posizione. Occhio: prossime partite con Carpi, Verona e Samp. La pressione ha portato a partite troppo bloccate (Napoli) o subito sbloccate (1-1 dopo 6’) salvo poi piombare nel festival del retropassaggio. I meriti della Juve: aver superato un inizio nerissimo, rigore dopo 86 secondi. E aver capito, nell’ultimo quarto d’ora, che si poteva ancora sfruttare l’occasione. La Fiorentina ha il merito di aver cercato con insistenza il possesso di palla e il demerito di essersene invaghita. Difficile vincere, se non è previsto il tiro in porta. È colpa grave tagliar fuori dalla manovra un attaccante del valore di Kalinic. Abituato a vedere una Fiorentina più realista e veloce, affamata di profondità. A insistere sul barocco non si va lontano. La Juve ha acconsentito al valzer lento, a tratti è parsa pure inferiore sul piano del palleggio, ma alla fine il campo dice 3-1 per la Juve e non c’è di che ridire. Il 2-1 di Mandzukic, coriaceo, sgraziato ma utile, che segna quando già è esposto il suo numero per il cambio, è il sigillo di una squadra operaia che sa bene di non essere perfetta, né insuperabile, ma ci mette grinta, attenzione (Pogba un po’ meno), esperienza (Evra il migliore). Quello che serviva a uscire dal tunnel, a risalire la corrente, a sperare di risalire ancora. L’Inter ha 6 punti di vantaggio, tanti ma non tantissimi. Il campionato resta bello, le partite-chiave un po’meno.
Napoli e Roma si ritrovano con quel che avrebbero preferito evitare: un punto. Gli spettatori con un senso di delusione. Non che sia stata una brutta partita: intensa è un aggettivo-lenzuolo, copre molte cose. Dal primo e dal terzo attacco del campionato ci si aspettava qualche gol, almeno un paio. Niente.
Non un palo né una traversa. Un gol annullato a De Rossi, palla già uscita nella traiettoria del cross da fondocampo. Gli stimoli per il Napoli c’erano tutti: Higuain a un passo dal record di Maradona (9 volte di fila in gol al San Paolo), la sconfitta di Bologna da far dimenticare, una Roma mogia e senza tifosi al seguito. Fischi la Roma ne ha presi ad ogni tentativo d’attacco, ma almeno non provenivano da suoi tifosi. Pochi, i tentativi d’attacco, dopo un avvio brillante di Salah, che però non è ancora a posto. Il resto, difesa. Cioè il settore più debole, più criticato, ma stavolta no. Una buona partita di Manolas non è una novità, una di Rudiger sì. Insieme, hanno ammansito Higuain, non in serata e nemmeno ben cercato dai suoi. Pieno di voglia Insigne, ma con tendenza eccessiva al tiro, il tiratore più pericoloso è stato Hamsik: un pallone appena fuori, uno ribattuto da Szczesny. Come a Bologna, il Napoli forza il ritmo negli ultimi 10’ e certamente fa molto di più della Roma per vincere. Tre ammoniti negli ultimi 6’ sono il segnale di quanto abbia dovuto soffrire la Roma. Che doveva essere una vittima sacrificale e ha schivato il ruolo con una partita di grande fatica. L’esame era difficile ma è presto per dire che la crisi è alle spalle.
Più in giù, il Milan dopo il pari col Carpi pareggia col Verona a San Siro: le due ultime. Mihajlovic si lamenta dell’arbitraggio. Su un gol annullato può aver ragione, sul resto no. Il Milan non ha il carattere del suo allenatore, e nemmeno un gioco affidabile. Mezza serie A ha un centrocampo migliore, sono stati accozzati pochi giocatori utili e tanti inutili. Con due-tre vittorie di fila il Milan sarebbe almeno in zona Uefa, ma al momento ha solo un grande passato. Nel nome del quale i tifosi si sentono autorizzati a contestare tutti. Un gradino più sotto l’Empoli: Giampaolo ha battuto il record di Sarrì, mai l’Empoli era così in alto dopo 16 partite.