Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 14 Lunedì calendario

Obbligazioni convertibili e strutturate. Ecco gli strumenti trappola finiti nella lista nera

Niente più obbligazioni subordinate ai piccoli risparmiatori. Ora che i buoi sono scappati dal recinto, Banca d’Italia prova a correre ai ripari e a impedire la vendita allo sportello di questi prodotti “trappola”. Per ora si tratta soltanto di una proposta formulata a caldo nell’imbarazzo della vicenda che sta facendo tremare migliaia di risparmiatori. «A questo punto è necessario e urgente che per prodotti come le obbligazioni subordinate venga vietata la vendita allo sportello, per legge» ha detto ieri il direttore generale di Banca d’Italia Salvatore Rossi al programma “In Mezz’ora” su Rai3. Nella lista nera finiranno anche prodotti similari, come le obbligazioni convertibili e strutturate. Le prime, anche se sono bond, in realtà sono simili ad azioni quotate. «Nel caso si verifichi una certa condizione o nell’ipotesi in cui la banca è in difficoltà, questo tipo di obbligazione, che appunto è convertibile, viene trasformata in azione. Non a un prezzo favorevole al cliente però» afferma Giuseppe Romano, a capo dell’ufficio studi Consultique. Chi si mette questo prodotto in portafoglio, rischia così di perdere una parte del proprio capitale che quindi non è garantito. Succede lo stesso con le obbligazioni strutturate che, nel caso di verificarsi di certe condizioni (per esempio il calo della Borsa di un tot definito prima) finiscono per ridurre il capitale iniziale messo in quel bond. 
Di strumenti “trappola” nei portafogli dei piccoli risparmiatori ce ne sono molti altri. Sono costruiti in modo tale da non essere percepiti come pericolosi da chi li sottoscrive. Molte volte il linguaggio utilizzato è fuorviante. Un esempio attuale perché si tratta di un prodotto che “va molto”, è quello dei fondi a cedola. Pagano periodicamente una cedola e per come sono costruiti, l’investitore è portato ad associarli ai Btp. Il trucco sta nel fatto che alcune case (non tutte) pagano sì una ricca cedola ma la prelevano dal capitale dell’investitore. Non solo. Al loro interno possono avere obbligazioni ad alto rischio con la conseguenza che, in caso di fallimento di uno di questi bond, verrà decurtato il capitale investito in quel fondo dal piccolo risparmiatore. In pratica, tante volte l’investitore in portafoglio ha dei piccoli derivati senza nemmeno saperlo. 
Ci sono poi tipi di rischio che non vengono considerati a fondo. Per fare un esempio, i bond emessi in valuta estera comportano un rischio legato all’andamento di quella valuta rispetto all’euro. Se un’obbligazione turca viene proposta come un affare, va sempre considerato che, in caso di crisi politica o geopolitica, la moneta locale può deprezzarsi anche di parecchio.