La Stampa, 14 dicembre 2015
«I clienti esposti sono mille». Le banche passano al contrattacco sul caso del pensionato suicida
Le banche passano al contrattacco. I clienti più esposti sono 1.010 per un valore 27 milioni. La loro posizione, secondo gli istituiti di credito nella bufera, va differenziata rispetto a chi aveva un portafoglio di titoli e, avendo differenziato gli investimenti o acquistato bond da intermediari, va considerato consapevole dei rischi assunti. In totale, sempre secondo le quattro banche, «i clienti retail, cioè privati, possessori di obbligazioni subordinate oggetto del decreto 180, sono stimati essere 12.500 per un controvalore di 431 milioni».
Istituti al contrattacco
Dopo giorni sotto accusa, le nuove CariFe, CariChieti, Marche e Etruria affidano a un comunicato congiunto la quantificazione delle «situazioni personali più delicate, cui dare prioritaria attenzione». Secondo l’ad Roberto Bertola, la nuova Banca Etruria «può farcela» e distruggerla «significherebbe polverizzare un valore per il territorio». Quindi «la banca va rifocalizzata puntando sul retail e malgrado la forte pressione, anche mediatica, fino a ora la fuga di clienti è limitata». I casi più esposti delle 4 banche sono stimati in 1.010 piccoli risparmiatori: persone con meno di 100 mila euro di risparmi presso la banca e una concentrazione di bond subordinati superiore alla metà del proprio patrimonio. «Il fondo di solidarietà è idoneo per capienza a coprire queste situazioni, da valutare caso per caso», dicono i quattro istituti.
Bond non spinti da Etruria
Infuria la polemica per il pensionato di Civitavecchia che si è tolto la vita. Resta da stabilire se i titoli subordinati di Banca Etruria, il cui valore è stato azzerato, in mano a Luigino D’Angelo, morto suicida il 28 novembre, siano stati emessi nel 2006 e da lui comprati all’inizio del 2013 sul mercato secondario e non quindi «spinti» dalla banca nella rete di filiali dando disposizioni ai propri dipendenti.
L’istituto aveva già collocato nel 2006 questi titoli per soddisfare i propri bisogni di capitale, dunque l’iniziativa, nel caso, sarebbe stata presa dall’ex dipendente dell’istituto su cui pende un’indagine penale in fase di istruttoria su un altro tema e che è alla base del suo licenziamento. Riguardo al caso della aretina 90enne, titolare di pensione sociale minima che secondo di media avrebbe perso i risparmi di una vita pari a 75mila euro in obbligazioni subordinate che la banca le aveva proposto (e poi sottoscritte effettivamente dal fratello), sembra che la donna sia titolare nello stesso istituto di conti per centinaia di migliaia di euro e proprietaria di molti immobili.
Guerra di ricostruzioni
Un quadro, insomma, ancora da ricomporre. «L’analisi è in corso ma fino a ora posso escludere che vi siano dei finanziamenti concessi in cambio di obbligo di sottoscrizione di obbligazioni subordinate», sostiene Bertola secondo cui «è invece possibile che ai soci siano state offerte delle agevolazioni, specie per quanto riguarda le condizioni economiche sui mutui».
Il management passato non ha sbagliato nell’emanare titoli subordinati ma piuttosto nel piazzarli a clienti di un certo tipo. «Ciò anche in considerazione dell’introduzione prima della normativa Mifid e quindi di quella sul bail in», precisa Bertola. Intanto le banche diffondono dati per uscire dall’angolo. Per 8.020 clienti, dichiarano i quattro istituti, la concentrazione nel portafoglio in obbligazioni subordinate è inferiore al 30% dei loro investimenti. Oltre metà delle obbligazioni sono detenute da 2.450 clienti con patrimoni nelle banche superiori a 250mila euro. E per loro l’investimento medio nei bond subordinati è stato di 65.000 euro.