Corriere della Sera, 13 dicembre 2015
Nel quartier generale di Marine Le Pen
Come si diventa lepenisti? Facile. Una famiglia su quattro vive di assistenza, un giovane su due è senza lavoro, in tre anni le ultime tre fabbriche hanno chiuso; così nello spazio semideserto e nel tempo morto di questo villaggio del Nord, Hénin-Beaumont, ora divenuto quartier generale di Marine Le Pen, fioriscono le voci, le angosce, le paure. Le leggende. «Lo sai il segreto del luogo, vero?» dice con tono da cospiratore il vecchio algerino che cammina radente ai muri, come nella casbah dopo l’arrivo del generale Massu. Quale segreto? «Il sindaco del Front National è gay, e qui vicino è nato il figlio di Hitler».
L’omosessualità del sindaco Steeve Briois non è esattamente un segreto, ne parla il libro-inchiesta sul Front National di Octave Nitkowski. Briois l’ha fatto sequestrare, la Corte d’appello di Parigi gli ha dato torto, in quanto «l’informazione riguarda un personaggio politico di primo piano»: il sindaco è anche il vicepresidente del partito. Lui comunque non conferma e non smentisce. Gli abitanti di Hénin-Beaumont ne parlano con orgoglio, come prova che non sono bigotti reazionari ma cittadini moderni al passo con i tempi: «Il nostro sindaco è onesto, a differenza di quello di prima; i suoi gusti sessuali sono fatti suoi». Quello di prima, il socialista Gérard Dalongeville, si è beccato tre anni per tangenti. Ha assicurato che «erano per il partito»: quello che dicono tutti.
La storia del figlio di Hitler è stata raccontata da uno storico tedesco, Werner Maser; ne hanno fatto anche un documentario. Durante la Grande guerra le truppe del Kaiser occupano parte del Nord della Francia. Il caporale Hitler conosce Charlotte Lobjoie, contadina sedicenne di Fournes-en-Weppes, un paesino di 2 mila abitanti a venti minuti da qui. La affascina, la ama, le fa un ritratto a matita, ritrovato di recente in un granaio. Nel marzo 1918 nasce il piccolo Jean-Marie, subito tolto alla mamma e affidato alla famiglia Loret, che gli raccomanda di non tentare di scoprire chi è il suo vero padre. Maltrattato come figlio del nemico, Jean-Marie avrà la sua rivincita quando i tedeschi torneranno nel 1940 e lui scoprirà la sua vera identità... Un feuilleton che il presunto figlio del Führer volgerà in farsa, facendosi crescere i baffetti e rivendicando i diritti d’autore di Mein Kampf.
Se questa storia ritorna oggi nei conciliaboli di paese, è perché a Hénin-Beaumont non hanno niente da fare. Una partita al calciobalilla che funziona ancora con le monetine da 5 centesimi al Café Le Relais, l’unico di tutta la Francia dove l’espresso costa meno che in Italia. Una pizza da Enzo, un falafel da Alì Babà, un kebab da Taxim. L’ultimo ristorante vero, Le cèdre du Liban, ha chiuso. Chiusa l’ultima libreria (resiste l’edicola dove si comprano anche le sigarette e si gioca al lotto). Chiusa la fabbrica della Samsonite, chiusa la stamperia di tessuti «Sublistatiques», mentre «Le petit cuisinier», azienda di precotti, si è spostata a Vitry-en-Artois, il paese rivale. Per fortuna oggi c’è un po’ di animazione: sono le troupe delle tv straniere venute a raccontare l’ascesa di Marine, che qui ha festeggiato il successo di domenica scorsa e stasera attenderà il verdetto del ballottaggio.
Il Nord-Pas-de-Calais, ora unito alla Piccardia in una macro-regione da quasi 7 milioni di abitanti, era un tempo tra le zone più ricche e più rosse di Francia. Ora è tra le più povere e le più nere. Da Parigi è un viaggio d’un attimo in Tgv fino a Lilla, cui seguono 45 minuti di treno locale per fare 30 chilometri. Cielo bianco di latte, terra piatta e brulla: le uniche alture sono i resti degli scavi delle miniere, tutte chiuse da tempo. Cent’anni fa qui scorsero fiumi di sangue nelle trincee del fronte occidentale. La stazione ha due soli binari. Non ci sono taxi. Casette di mattoni rossi.
Il 60% dei 26.164 abitanti non paga un euro di tasse, il 21% non ha lavoro. Sono molto gentili, con l’accento gutturale reso celebre in Francia dalla commedia «Bienvenue chez les Ch’tis», in italiano «Giù al Nord»: storia di un impiegato delle poste che si finge disabile per farsi trasferire sulla Costa Azzurra, e per punizione finisce in un villaggio minerario come questo. Il remake con Claudio Bisio s’intitola «Benvenuti al Sud». La zona di Hénin-Beaumont in effetti è divenuta il Meridione di Francia. Dany Boon, che ha scritto, diretto e interpretato il film, invita alla mobilitazione contro il clan Le Pen: «Non posso credere che la regione dove sono nato e cresciuto, dove ho imparato tutto quello che so, sia governata dall’estrema destra» ha scritto su Facebook. Marine l’ha presa bene: «Dany Boon chi? Quel miliardario in K-Way espatriato?».
Si è schierato contro il Front anche il re delle verdure in scatola Bruno Bonduelle. «Ex venditore di piselli non molto ben conservati» l’ha definito simpaticamente Marine, che ha preso il gusto della battuta sarcastica dal padre; «è una vera femmina e un vero uomo politico» diceva di lei Jean-Marie, prima di essere cacciato dal partito di cui è fondatore.
La somiglianza tra Dany Boon e Steeve Briois è notevole. In questi giorni il sindaco è l’uomo più intervistato di Francia. A tutti ripete: «Non è vero che siamo razzisti, non è vero che ho tagliato i fondi alle associazioni di sinistra, non è vero che chiudiamo i consultori». Capelli rossi, nipote di un minatore, figlio di un operaio, nato nel 1972, iscritto al Front National a 15 anni, picchiato a sangue da ignoti che gli hanno provocato una parziale amnesia, Briois si è candidato sindaco per quattro volte, e ha sempre perso; a Hénin-Beaumont per decenni hanno comandato prima i comunisti, poi i socialisti. Nel marzo 2014 è stato eletto al primo turno con il 50,2%. Non deve aver governato male: domenica scorsa Marine ha superato il 60.
Lui ha messo in strada più poliziotti e più telecamere, ma non si capisce cosa ci sia da sorvegliare. Due agenzie di badanti per persone anziane, due «compro-oro», due farmacie, due pompe funebri: il paese è già finito. Della secolare tradizione resta un negozio di minerali per collezionisti, vicino alla bottega del cioccolato belga.
La distanza da Parigi non potrebbe essere più ampia. Le élites della capitale appaiono terrorizzate dall’avanzata del Front: Challenges, il periodico di business, mette in copertina Marine e Marion con la scritta «Economicamente nulle»; la rivista Marianne pubblica un fotomontaggio con Marine in alta uniforme da presidente della Repubblica e il titolo «Ancora 18 mesi per evitare tutto questo»; Libération avverte che «lunedì sarà troppo tardi», accostando il vertice mondiale sul clima alle elezioni regionali, con la foto di un iceberg che si scioglie accanto all’immagine di Marion Le Pen; nel cabaret «I due asini» va in scena «È arrivata Marine», sulla locandina un esilarante Sarkozy con parrucca bionda.
Anche a Lilla, capoluogo della regione, il clima è di scontro: il sindaco Martine Aubry, gli ecologisti, i comunisti, pure gli anarchici e i punk fanno campagna per il candidato della destra repubblicana Xavier Bertrand, ex ministro di Sarkozy, massone dichiarato.
Qui a Hénin-Beaumont cassintegrati e disoccupati tifano apertamente per Marine, dicendo che «il confine non è tra destra e sinistra, ma tra onesti e ladroni».
Gli spazzini raccolgono i volantini antilepenisti con la citazione di Romain Gary: «Il patriottismo è l’amore per i propri, il nazionalismo è l’odio per gli altri». Al Café Le Relais a fine giornata il proprietario impila le monetine da 5 centesimi del calciobalilla.