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 2015  dicembre 13 Domenica calendario

Storico accordo sul clima a Parigi • Un fondo di 100 milioni di euro per rimborsare i risparmiatori truffati • La Cassazione conferma la condanna a sedici anni di Alberto Stasi • Il Gambia diventerà uno stato islamico


Clima Trovato a Parigi, alla conferenza Onu, un accordo senza precedenti sul clima, il primo che coinvolgerà tutti gli Stati del pianeta. Il patto entrerà in vigore a partire del 2020, e prevede che il riscaldamento climatico venga contenuto «ben al di sotto dei 2 gradi centigradi» rispetto all’era preindustriale, con sforzi perché «non superi la soglia di 1,5°». «È un accordo storico, niente sarà più come prima. I 195 Paesi imboccano la strada irreversibile di un’economia sostenibile, è una specie di piano industriale del Pianeta per i prossimi 85 anni — dice il ministro dell’Ambiente italiano Gian Luca Galletti —. L’Italia si è battuta come e più degli alleati europei perché venisse citato l’obiettivo di 1,5° e ci siamo riusciti. È il cuore dell’accordo, perché se rispetteremo quella soglia tutti i Paesi del mondo si salveranno». L’accordo, giuridicamente vincolante, prevede che nella seconda metà del secolo si arrivi al traguardo di «zero emissioni nette», cioè che i gas a effetto serra emessi siano non superiori a quelli assorbiti da foreste e oceani. Ogni cinque anni verrà controllata l’applicazione degli impegni presi, in modo differenziato tra i Paesi del Nord (responsabili della gran parte del riscaldamento climatico) e Paesi del Sud (che temono di frenare troppo il loro sviluppo). Le resistenze dell’India e degli altri Paesi emergenti sono state superate grazie anche a finanziamenti pari ad almeno 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020. Le organizzazioni ambientaliste riconoscono l’importanza di un’intesa che pone le basi del passaggio dalle energie fossili (carbone, gas, petrolio) a quelle pulite, ma ci sono comunque punti discutibili, riassunti dallo stesso Nicolas Hulot inviato speciale del presidente Hollande: il taglio delle emissioni sarà volontario, la prima revisione è prevista solo nel 2025, manca il riferimento a una carbon tax , e i termini del passaggio alle energie rinnovabili sono vaghi. Nel complesso, comunque, un buon accordo (Montefiori, Cds).

Fondo Un fondo di 100 milioni di euro per rimborsare i risparmiatori coinvolti nel fallimento di Banca Etruria, Banca Marche, Cari Chieti e Carife. I soldi arriveranno dal Fondo Interbancario per la tutela dei depositi. Lo prevede un emendamento alla legge di Stabilità presentato ieri dal governo che dovrebbe essere votato oggi. Il provvedimento fissa anche la platea dei risparmiatori che potranno chiedere i rimborsi: solo persone fisiche, imprenditori individuali e imprenditori agricoli. Escluse, dunque, aziende e società. L’obiettivo è «di salvaguardare i cittadini che hanno investito in modo inconsapevole», ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Il governo ha presentato anche altre modifiche: una dotazione di 2,5 miliardi al fondo di risoluzione unico per salvataggi futuri; i criteri contabili per scrivere le diverse poste dopo le separazioni tra new bank e bad bank; il trattamento fiscale dei contributi volontari dei consorzi di salvataggio. Tre i criteri per il rimborso: i più deboli dal punto di vista socio-economico avranno la precedenza; l’indennizzo sarà più alto per chi ha sottoscritto obbligazioni o strumenti finanziari con rendimenti medio-bassi; ristoro minore per chi ha incassato più cedole (Ducci, Cds).

Stasi 1 La V sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni stabilita dalla Corte d’appello di Milano un anno fa. Alberto, dice la verità giuridica raggiunta dopo otto anni e mezzo, ha ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi a colpi in testa la mattina del 13 agosto 2007, a Garlasco. E questo significa che la sentenza dell’appello-bis ha retto la prova della legittimità. Che non era da bocciare e rimandare indietro per un terzo processo, come invece ha sostenuto, a sorpresa, il procuratore generale Oscar Cedrangolo (Fasano, Cds).

Stasi 2 Quando ha saputo dai suoi avvocati della condanna, Alberto Stasi è scoppiato a piangere. Poi, accompagnato dalla mamma Elisabetta, ha varcato il portone del carcere di Bollate. Chi ha potuto avvicinarlo lo ha visto scuotere la testa, gli ha sentito dire «non è giusto», come ripete da quando finì sott’inchiesta, ad agosto di otto anni fa. «Quand’è arrivato sembrava molto provato ma tutto sommato era tranquillo» dice il direttore, Massimo Parisi. «Ha avuto un colloquio con il nostro responsabile educativo e divide la cella con altri due detenuti». Niente isolamento, perché nessun giudice lo ha prescritto e perché è sempre meglio non lasciare da soli i nuovi arrivati, soprattutto se non sono mai stati in carcere. Il suo avvocato e amico Fabio Giarda: «Una cosa allucinante», una «sentenza completamente illogica». «È una pena che non sta né in cielo né in terra e, come ha detto il procuratore generale, se uno ha fatto una cosa del genere deve avere l’ergastolo» (ibidem).

Stasi 3 Alle 3 e mezza del pomeriggio Rita e Giuseppe Poggi vanno a portare la notizia della condanna di Alberto a Chiara. Varcano l’ingresso del piccolo cimitero di Pieve Albignola, a pochi chilometri da Garlasco, e scompaiono in uno dei vialetti laterali. Dopo mezz’ora escono quasi sollevati. La signora Rita: «Ho parlato con mia figlia. Le ho detto che è stata brava, che ce l’ha fatta». Aggiunge che questo «sarà il primo Natale vero dopo otto anni». Ha gli occhi lucidi, come il marito, è evidente che sono soddisfatti, ma stanno attenti a mantenere il senso della misura. «Non bisogna dimenticare che è una tragedia che ha colpito due famiglie. Noi abbiamo perso una figlia giovane, loro non l’hanno perso ma hanno avuto una brutta vicenda» (Bruno, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Gambia Il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, ha annunciato che il suo Paese diventerà uno stato islamico, simile all’Iran o all’Afghanistan. Questo significa che perderà la sua connotazione laica e secolare per sottostare a un controllo religioso, esercitato da un «Consiglio dei guardiani» che avrà ampi poteri sulla promulgazione delle leggi. Nel discorso con il quale ha dato l’annuncio, pronunciato nel piccolo villaggio costiero di Brufut, Yahya Jammeh ha solennemente annunciato: «In linea con l’identità religiosa e i valori della nazione, proclamo il Gambia uno stato islamico. Poiché i musulmani sono la maggioranza, il paese non può più sottostare alla sua eredità coloniale». In Gambia i musulmani sono il 95% della popolazione e il resto è cristiano, ma le due religioni hanno finora convissuto nel reciproco rispetto. Jammeh ha precisato di non avere intenzione di proclamare leggi che decidano come le donne devono vestirsi, di non volere istituire una polizia islamica e che i diritti dei cittadini saranno rispettati. Ma c’è chi ne dubita. Anni fa, aveva annunciato che nel suo Paese le mutilazioni genitali femminili sarebbero finite, ma non ha mai approvato una legge che lo stabilisse. È ancora convinto che l’omosessualità sia una delle maggiori minacce all’esistenza dell’umanità e non passa certo per un progressista (Sabadin, Sta)

(a cura di Roberta Mercuri)