il Fatto Quotidiano, 12 dicembre 2015
Se Malagò vale il cinque per cento del Pil. Le telefonate del presidente del Coni
Continua la galleria di personaggi che emergono dalle telefonate di Isabella Votino, la storica portavoce di Roberto Maroni. Nei giorni scorsi abbiamo svelato il suo ruolo determinante nell’accordo Lega-Pdl del 2013 e le minacce di Berlusconi a Maroni di usare la clava mediatica contro la Lega. L’indagine Breakfast della Procura di Reggio Calabria contiene intercettazioni della Dia effettuate sotto il coordinamento del pm Giuseppe Lombardo e del procuratore Federico Cafiero De Raho. L’indagine va avanti in gran segreto dal 2012. Probabilmente le intercettazioni nei confronti della portavoce di Maroni, Isabella Votino, non porteranno a nulla. Ma a prescindere dalla rilevanza penale, devono essere rese note perché svelano fatti di rilievo pubblico dietro le quinte del potere. Nelle prossime puntate ci occuperemo anche del ministro Guidi e del segretario leghista Salvini.
Ti cambio il rapporto della Lega con lo sport, io ho 5 milioni di tesserati, io valgo il 5 per cento del Pil, io ti porto un segretario generale del Coni della Lega e chiedo a Maroni di ordinare a un leghista di votare per me. Se non lo fate siete matti. Ma che mestiere fate?”. Così parlava l’allora candidato alla presidenza del Coni, Giovanni Malagò, nel gennaio del 2013, con la portavoce dell’allora segretario della Lega Nord Roberto Maroni, nel pieno della corsa con il rivale Raffaele Pagnozzi. Il 15 gennaio 2013 chiama la portavoce Isabella Votino e le dice: “Mi devi fare una cortesia molto importante segnati questo nome: Christian Zamblera”.
Secondo Malagò due voti su 76 nel Coni sono controllati da persone vicine alla Lega Nord. Uno è il senatore Giuseppe Leoni, “quello dell’aereo club”. Ma lui non è un problema: è già schierato con Malagò perché – come spiega egli stesso alla Votino mentre è intercettata dalla Dia di Reggio Calabria – gli ha fatto una cortesia a seguito del commissariamento dell’aereo club, portandolo dal ministro dei Trasporti Corrado Passera per risolvere il problema.
Il secondo grande elettore leghista è Christian Zamblera, assessore del Carroccio a Casazza (Bergamo) e presidente della Federazione danza sportiva. Da un po’ di giorni svicola e Malagò pensa sia passato con il rivale Pagnozzi. “È fondamentale Isa che Bobo lo chiami e gli dica: ‘Non scherziamo il nostro candidato al cento per cento (…) io non sono un leghista, come non sono uno del Pdl. Ma tu mi chiami anche all’una di notte io leale sono e leale rimango”.
In serata Isabella spiega via sms: “Forse il ‘problema’ si chiama Antonio Rossi, che è candidato nella lista di Bobo in Regione”. Rossi è il campione olimpico di canoa al quale Maroni ha promesso un posto in giunta. Sta dalla parte di Pagnozzi e Zamblera lo segue. Il 16 gennaio 2013 Malagò torna alla carica: “Quello che voglio dire a Maroni è che io sto per portare, come segretario generale, un leghista, un ragazzo fantastico, leghista… questa cosa da solo dovrebbe spiegare a Maroni che siamo (…) Isabella, per me è una cosa fondamentale! Un ragazzo del Nord, zona diciamo, di Maroni, di riprovata fede… gli hanno chiesto, tra le altre cose, di candidarsi”. Poi spiega le ragioni per cui la Lega dovrebbe appoggiare un romano che più romano non si può come Malagò: “Non hai capito, io a Maroni… io valgo il 5 per cento del Pil del Paese, cinque milioni di tesserati… quindi non è un problema della danza sportiva che è un voto, io gli cambio la vita nel rapporto dello sport con la Lega… cioé, più di questo non so cosa … che Bobo chiami sto Zamblera e gli dice, ‘oh, abbi pazienza, se anche ti è arrivato un ordine…’”. Poi insiste: “Ma vi rendete conto che da una parte può influire su un voto su 76, dall’altra c’è la possibilità che, se vinco io, vi porto un segretario generale che è uno della Lega! Cioè, se questa cosa non la fate allora, scusa… va be’, allora la Lega è matta!
Eh, vabbè, allora fate come vi pare, allora è inutile che sto… io ci ho il coraggio romano di fare questa scelta… eh, se Bobo Maroni sa questa cosa e non cambia, va be’, scusate se ve lo dico, allora non so che mestiere fate!”. Da un lato c’è il segretario generale (in realtà poi diverrà vice) leghista e dall’altra, spiega Malagò, c’è lo spettro rosso: “Pagnozzi, come segretario generale, scusa se te lo dico, porta Luca Pancalli che è uno organico del Pd cioè iscritto al Pd… a Maroni, dici, non gli frega niente dello sport? Ma come! Ci stanno cinque milioni di tesserati in Italia, il segretario generale diventa l’uomo macchina, non gliene frega niente? Ma non ci posso credere! Eh, cazzo, ma è una follia!”. Poi Malagò fa presente che la sua campagna per il Coni non è troppo slegata da quella elettorale in corso: “A parte che, io dico, sei giorni prima delle nazionali (elezioni del 25 febbraio 2013, ndr), per cui, nel momento in cui io nomino un segretario generale che si sa anche l’identificazione del Nord e come la pensa, credo che vi è non poco di aiuto nella partita”. Poi conclude: “È urgentissimo, ditemi quando, vengo pure a Milano”.
Il 16 febbraio 2013 Malagò richiama e precisa che il leghista sarà vice e non segretario: “Sono uscito su tutti i giornali, che porto come numero due questo ragazzo, Carlo Mornati, un ragazzo di Lecco che è un leghista, tra le altre cose, non so se lo sai eh, perché doveva anche entrare nella lista civica a supporto di Bobo (…) Maroni deve chiamare Zamblera e dirgli di cambiare voto e dopo Zamblera mi da un messaggio a me”. Poi le invia il numero di Zamblera via sms. Mornati, come anticipato, oggi è vicepresidente del Coni.
Alla vigilia della votazione Isabella Votino rassicura Malagò: “Ieri sera ne ha parlato con Giacomo Stucchi (deputato leghista, ndr) va be’, adesso verifico io”. E Malagò: “Fammi ’sto regalo!”
Il 19 febbraio Malagò viene eletto con cinque voti di scarto. Stucchi esulta: “Ciao Isa, missione compiuta eh!”. Lei replica: “Eh, no, questo l’ho visto, però volevo… sono qui con Bobo, volevamo assicurarci che poi, come dire, c’era stato anche il nostro contributo”. Stucchi conferma “Sì, sì, sì”. Poi lei invia un sms a Malagò: “Congratulazioni! Adesso non ci resta che sperare per lunedì (le elezioni, ndr)… Baci”.
Malagò non risponde. Votino chiama Stucchi: “Ma lui, prima, glielo ha fatto sapere a lui, si, che lo votava?” e il parlamentare replica: “Non penso!”. La portavoce insorge: “Cosa?… allora, tanto vale, non abbiamo fatto perché, se poi non gli dobbiamo dare… è ovvio che eh, eh! Lui pensa che non l’ha votato, ecco perché non risponde!”.
Poi Isabella chiama l’amica comune Luisa Todini: “Giovanni in questi giorni mi ha stressato perché ci teneva ad avere il voto di questo benedetto signore della Danza sportiva che invece non lo voleva… io l’ho aiutato in tutti i modi possibili (…) ho detto a Bobo che poi, effettivamente Bobo mi ha detto, ‘questa cosa s’ha da fare!’. Oggi, però, gli ho scritto un messaggio, ci sono rimasta un po’ male che non abbia risposto… allora ho pensato, mi dispiacerebbe solo se lui pensasse alla fine che Bobo se ne è sbattuto quando poi, in realtà…”.
Poi chiama Stucchi e gli intima di riferire a Zamblera “che comunque gli facesse arrivare un messaggio, o a lui o a chi vicino a lui, che poi lo ha votato e che ha ricevuto indicazioni da Maroni (… ) perché qui adesso ci manca solo che … cioè che nonostante l’abbiamo fatto poi non ci viene, magari, riconosciuto (…) e infatti lui, ad un certo punto, lui (Malagò, ndr) mi ha detto: ‘Isa, guarda, che io non ho riscontro di quello che tu mi dici’”.
Giovanni Malagò spiega al Fatto: “Non vedo nulla di male in queste telefonate fatte in massima trasparenza. Mi sembra normale che in una competizione elettorale si cerchi di spiegare le ragioni per cui sarebbe giusto votare per un candidato e di coinvolgere su questo obiettivo le persone”.