La Gazzetta dello Sport, 12 dicembre 2015
Della storia delle quattro banche fallite ha parlato all’Accademia dei Lincei anche il premier Matteo Renzi
Della storia delle quattro banche fallite ha parlato all’Accademia dei Lincei anche il premier Matteo Renzi. Le parole sono queste: «La riforma del sistema del credito è quanto mai urgente, come abbiamo visto non solo nelle ultime ore, ma nell’ultimo anno con la riforma delle popolari».
• Che cosa ha in mente? Che cos’è la riforma delle popolari?
Il territorio italiano è sparpagliato di banche e banchette radicate sul territorio, il che significa che hanno in genere preso ordini dai politici locali finanziando di preferenza gli amici e gli amici degli amici. Forti anche di statuti sovietici, in cui, quando si trattava di votare, non contava il numero di azioni possedute da ciascuno (come di regola nell’Occidente capitalista, che con questo sistema si trova piuttosto bene), ma le singole teste. Cioè io, putacaso sindacalista della Banca di Abbiatemeno di Sopra e in possesso di una sola azione, conto al momento di prendere decisioni come te che hai il 10 o il 20 per cento (lasciamo perdere che le regole impedissero in genere a chiunque di superare una certa soglia di controllo). Renzi ha riformato questo sistema imponendo alle banchette di trasformarsi in Spa e imponendo che si votasse non più per testa ma per pacchetti azionari. Le ire del cosiddetto “territorio” non si contano, ma direi che in questo caso la storia è dalla parte del premier. Le quattro banche fallite e salvate da un decreto del governo (piuttosto inevitabile, se non si volevano perdite dieci volte maggiori di quelle patite) erano appunto piccole casse di risparmio malradicate sul territorio, e contigue al ceto politico locale. Che riforma avrà mai in mente Renzi? Ma intanto ci vorrebbe un corso di buona educazione per banchieri e bancari, a cominciare dal capo del sistema Patuelli che s’è permesso di far spallucce e dire: «Chi si sente danneggiato vada dai carabinieri». E direttori e impiegati la smettano di tormentare i clienti, specie quelli indebitati, perché acquistino porcherie. Poi ci vorrebbe che agli istituti fosse vietato di vendere se stessi alla clientela dando in garanzia magari se stessi. Pensate a uno che ha il conto corrente nella banca A e poi compra le obbligazioni subordinate della stessa banca A. Rischia due volte, invece che una sola.
• Già, perché se la banca fallisce si perde tutto il valore delle obbligazioni e, dal conto, la parte eccedente i centomila euro. Quindi vale sempre il solito consiglio di suddividere il rischio.
Il povero pensionato di Civitavecchia aveva messo tutti i suoi 110 mila euro della liquidazione sulle obbligazioni secondarie di Banca Etruria. Poteva almeno dividere il gruzzoletto in due o tre parti e comprarsi magari dei gioielli o dei quadri o un pezzetto di terra. In modo che una perdita da una parte potesse essere compensata con qualche guadagno dall’altra.
• Quali sono, a questo punto, i titoli più sicuri?
Premesso che i titoli del tutto privi di rischio non esistono, quelli più sicuri – secondo gli esperti – restano i conti correnti fino a centomila euro, i conti o certificati di deposito e i depositi postali. Rendimento basso. Se uno vuole proprio investire sulle obbligazioni bancarie, scelga le senior, che in caso di problemi vengono rimborsate prima, sono cioè privilegiate.
• Come si fa a sapere se un’obbligazione è senior?
Dovrebbe essere scritto sul prospetto informativo dell’obbligazione, proprio nelle prime pagine. Per le banche è un obbligo. Il fatto è che troppe volte questo prospetto informativo non viene consegnato al cliente. È vero che si può andare a cercare l’informazione su Internet, ma tanti cittadini non hanno questa dimestichezza con la Rete.
• Per quelli che hanno perso i soldi con le banche non c’è proprio nessuna speranza?
La strada che il governo intende imboccare si direbbe questa: istituire delle corti arbitrali a cui i cittadini che si ritengono ingannati possano ricorrere. Se l’arbitro decide che il cittadino ha ragione, il rimborso verrà erogato dalla bad bank che, intanto, sarà stata istituita con i crediti incagliati delle quattro banche in sofferenza. Lo Stato, per non far aspettare troppo tempo, potrà anticipare alla bad bank (che deve far cassa con le vecchie sofferenze), i soldi necessari. Questa procedura, già adottata in Spagna, andrebbe bene anche a Bruxelles: la Commissione Ue ha infatti comunicato che «sostiene le intenzioni del governo di permettere ai risparmiatori di chiedere compensazioni alle banche per potenziali vendite abusive di obbligazioni». E sarà la Consob a stabilire se sono stati venduti prodotti fraudolenti ai privati: quindi scatteranno i rimborsi. Intanto, sulla crisi, è intervenuto sia il governatore di Bankitalia Ignazio Visco («Stiamo facendo il meglio e con la sicurezza di aver fatto il meglio») e il ministro dell’Economia Padoan («Non possiamo più contare unicamente sul settore bancario»).