La Stampa, 12 dicembre 2015
Florian Philippot, il volto gentile del Front National
Un uragano di applausi e le note della Marsigliese festeggiano in anticipo Florian Philippot, il lepenista dal volto umano, l’uomo che domani sera potrebbe essere il primo presidente di un’istituzione della République, la regione Grand Est: Alsazia, Lorena e Champagne-Ardenne. Lui bacia, abbraccia, stringe mani, canta addirittura alla conclusione della campagna elettorale che va in scena a Lunéville, ventimila abitanti, centro storico medioevale e macerie industriali più recenti. Gli ultimi sondaggi lo danno due punti dietro al centrista Philippe Richert, 43 a 41, ma il socialista Jean-Pierre Masseret non si ritira e il suo 16 per cento è una mina vagante, anche se il segretario cittadino Gregory Grandjean ha già detto che voterà Richert: come lui, quasi metà del partito.
Emigrati in Germania
«Quando sarò presidente…». Philippot vende il futuro nel sontuoso salone municipale consacrato alle feste, ma Lunéville ha poco da festeggiare e incarna tutte le ragioni della svolta a destra. La celeberrima Fischer che costruiva rimorchi per autotreni non c’è più, le fabbriche di porcellana sono un orgoglio della memoria, persino le rinomate paillettes locali destinate all’alta moda non sono più competitive. I giovani sono costretti ad andare a lavorare in Germania. L’Europa mette becco nella produzione agricola. Dov’è finito l’esprit della Francia che Mitterrand evocava a pochi chilometri da qui, tra le foreste maestose dei Vosgi?
«…Le mense scolastiche saranno obbligate a utilizzare carne e ortaggi del nostro territorio», ecco la prima cosa che farà Philippot una volta eletto presidente. Il 70 per cento degli operai gli crede, dicono i sondaggi, disoccupati compresi. Tra gli impiegati e i professionisti il 66 per cento preferirà Richert, ma la classe moyenne abita soprattutto nelle grandi città, a Nancy e a Reims, a Metz e a Mulhouse, a Strasburgo dove prospera la miniera d’oro del parlamento europeo. A Lunéville è diverso, negli ultimi quindici anni sono evaporati quattromila posti di lavoro.
«Oggi Valls ha detto che se vinciamo noi si rischia la guerra civile», aizza la platea Philippot, «ma evidentemente non ha presente chi sono i nostri elettori. E comunque è lui a dividere e a delegittimare, a spiegare chi è un buon cittadino e chi no, a trafficare sottobanco per mettere fuorigioco i candidati del Front National. Un primo ministro! Che dovrebbe occuparsi di proteggere i francesi dagli attacchi dei terroristi islamici!».
Tripudio di bandiere. «Se saremo eletti – assicura il braccio destro di Marine Le Pen alla Francia profonda di Lunéville – daremo la precedenza alle imprese locali nei lavori pubblici». Poco importa che il 36 per cento dei salariati di Lorena siano transfrontalieri o alle dipendenze di industrie tedesche, Philippot glissa con eleganza, ha studiato all’Ena che è la prestigiosissima università dei politici di professione: «Se i francesi sono costretti a varcare il confine per lavorare – riflette, – vuol dire che il problema da risolvere è quello. Lo risolveremo».
Gay e allievo dell’Ena
Colto, brillante, per nulla razzista anche se assolutamente contrario all’immigrazione incontrollata e a certi rituali («Sgozzare un montone, mio Dio…»), gay consapevole anche se inviperito e risarcito con 20 mila euro da un settimanale per violazione della privacy, Philippot sa come sedurre le tante Lunéville francesi. Il Paese è andato in crisi assieme alla sua antica capacità manifatturiera, operai specializzati e contadini che avevano raggiunto l’eccellenza e la sicurezza con il vino, i formaggi, la carne: «Conosco i vostri problemi. Non sono qui per parlare dei massimi sistemi ma per governare».
Anche il tema del fondamentalismo islamico è cavalcato con sapienza, nella Francia rurale la situazione non è quella esplosiva delle banlieue metropolitane. Dunque basta sovvenzioni ai migranti e a chi li assiste, ma soprattutto «ambulatori di campagna, polizia regionale dei trasporti, blocco delle tasse per l’intero mandato, telecamere davanti ai licei, stop agli sprechi…». Allons, enfants.