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 2015  dicembre 12 Sabato calendario

Di Gadda, Balthus e gatti sorridenti

Finalmente, osservando i disegni, si capiscono le torsioni e contorsioni delle fisionomie metafisiche, nelle facce di Balthus, e le diverse espressioni nei suoi ritratti di gatti sorridenti. Ah, se si fossero conosciuti meglio quei progetti. Misteri, enigmi? Macchie, o linee?... Quando si andava a Monte Calvello, nell’Alto Lazio, era lì pronto l’alloggio del Signore, con ambienti per pranzi frontali, come nelle tavole e negli affreschi. E su per le svolte, gli artigiani che dovevano costituire le basi del Potere, poi invece diventarono ricchi esportatori… Ma, tanto, il Signore aveva venduto “La chambre” agli Agnelli per cento milioni di lire.
Il fratello primogenito, Pierre Klossowski, scriveva che un «motif obsessionel» sarà determinante in ogni «phantasme du corps». Secondo una visione “realista” del corpo, e la “sintassi” dello spazio ove si muovono, magari in funzione del «mutismo anatomico» di tali figure. («Come i testi dei miei libri». E qui bisognerà ricordare la mostra di Klossowski alla galleria romana “Il Segno” nel 1969, con firma dei suoi romanzi Il Bafometto e Le leggi dell’ospitalità, pubblicati dall’editore Sugar. E con un ritratto di André Gide sulla copertina della presentazione).
Percorrendo questa doppia mostra, e poi sfogliando il catalogo, si rimane soprattutto colpiti dalla somiglianza nei ritratti veri, confrontandoli con le vistose asimmetrie sfasate e squilibrate nelle composizioni più metafisiche. O sarà un errore, l’uso di un tale termine più che altro “futurista”? Non è che la bellezza deve essere “convulsiva”?
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Balthus e il teatro… Il padre, Erich Klossowski, era pittore e storico dell’arte, nonché scenografo teatrale. E poi, secondo Pierre-Jean Jouve, «durata, tensione e trasposizione (che possiamo chiamare Poesia)». I Cenci. Lady Lya Abdy sovvenziona lo spettacolo, nel ruolo di Béatrice, con l’editore Robert Denoël che impone la moglie Cécile Bressant come attrice. Musiche di Roger Désormière. Da Antonin Artuad a Ugo Betti: Delitto all’isola delle capre (Parigi, 1953). Frattanto, ricorda Edmonde Charles- Roux, Balthus «était très isolé, il vivait pauvrement dans son atelier du passage du Commerce- Saint-André». Nessuna immagine di lettrice o lettore, di Balthus, accanto a Tranquillo Cremona, Gerolamo Induno, Federico Zandomeneghi, eccetera, nella mostra «Leggere, leggere, leggere!», alla Pinacoteca Züst di Rancate, infatti.
Ma certamente, assistere al divincolarsi di Ian Bostridge (per almeno due ore) sotto le pieghe dei manti e delle mutande di Mario Sironi, nel sipario pomposo dell’Aula Magna all’Università…
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Strangers in the Night… «È la nostra canzone!... Estranei nella notte, che si scambiano occhiate e avances…».
Ma su su, verso North Hollywood, l’immensa folla degli appena arrivati, dopo ore e ore in fila, non commentava le iniziative della mafia o camorra, che avevano deciso di aprire tutta una serie di locali per giovanotti. Con una sfilza di animatori, per presentare i «nuovi arrivi in città» senza jeans. E poi, via con i camioncini detti trucks.
Tutto un altro pubblico, per il vecchio Frank Sinatra, di cui si celebra il centenario. Soprattutto anziani con nipotini, a North Hollywood. Nostalgici, in coda per ore, pur di sentirgli cantare un’ultima volta Strangers in the Night. E per intrattenerli, facezie sulle code e le file negli arrivi in ritardo. Primati? Perversioni?
Teneva una bottiglia, sotto il pianoforte. E l’ha bevuta quasi tutta. Sembrava whisky.
Su Carlo Emilio Gadda, quanto ci sarebbe da scrivere, nell’occasione della ricca pubblicazione de Il Guerriero, l’Amazzone, lo Spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo.
«Il Foscolo, col Carducci, e il più grande strafalcionista del lirismo italiano ottocentesco», secondo il Gadda. «Ho passato un’intera notte a piangere». È fisiologicamente impossibile! «Vorrei coprire di rose la tua tomba e sedermi sopra un perpetuo pianto»… In tal caso, la prima cosa che gli sarebbe capitata sarebbe stata di pungersi.
Gadda rispetta nel Foscolo «il dolore e l’opera, nelle parti in cui merita d’essere rispettata». Ma «come uomo furbo e scaltro e innegabilmente commediante» lo giudica «uno dei personaggi meno accattivanti della letteratura italiana». Altro che «mancanza di controllo». Per questo crudele pamphlet, Gianfranco Contini parla di un «risentimento ridimensionatorio». Lo chiama il Basetta, gli dà dello scimpanzé, del roditore, dello scoiattolo, del piteco… «Non mi sento di moralizzare nessuno», dice l’Ingegnere. «Ma sospetto in Foscolo una teatralità sprezzante e cattivona che non gli competeva. Ha cercato di imporsi nelle lettere e con le donne con un supporto di basette, col pelo, con questo “largo petto”, “nudo petto”, “irsuto petto”… Come se fosse merito suo, quello d’avere un irsuto petto! E come se fosse vero che molto pelo vuol dire molta musica! È un narcisismo da torero!
«Senza contare che il narcisismo dell’irsuto petto è sbagliato anche come narcisismo, perché il Narciso classico è appetibile a se stesso perché è glabro… «Inoltre, l’abuso che fa di alcuni vocaboli rivela una fissazione probabilmente edipica per la femminilità della madre. Fra questi vocaboli, sacerdotessa ricorre in misura crescente in ogni testimonianza del suo Gradus ad Parnassum… Caduta da cavallo, Amica risanata, Sepolcri, Grazie.
Sempre con aumento di frequenza, sempre la donna promossa a sacerdotessa!
«L’abuso, poi, della parola vergine e del vocabolo diva… L’abuso di virtù, sempre in riferimento a donna senza camicia (o che sta per togliersela) pone il Poeta, spesso moralista, in contraddizione con se stesso. Non rimprovero che gli piacessero le donne. Ma è un fatto, che la vergine in camicia è destinata a diminuire nella società umana il pourcentage di vergini che sembrano inebriare lo spiritato Poeta… «Rapito da un vaporare di fantasime femminili in camicia, scopre delle Vergini perfino sull’aereo Poggio di Bellosguardo! Tutte Vergini, per lui! Ci sono più Vergini nei millenovecento versi del Foscolo che in tutta la storia di Roma antica! Nelle Grazie, poi, sono vergini anche i quadrupedi. Vergini gli uomini, vergini le donne, vergini che si salvano a nuoto. Vergini i cavalli, vergini le cavalle, vergine la cerva di Diana. E Diana stessa. E le Muse. E Minerva. Nessuno si salva dalla verginità.
«Però il Foscolo non par mai voler incontrare il martirio (coltellata di un rivale) per la vergine. Ha sempre tentato di adire donne maritate, e soprattutto malmaritate, di condizione spiata. Per conquidere il cuore delle quali non occorreva pagare scotto né di buona entrata né di buona uscita».
E le Britanne Vergini? Uffa?
©Alberto Arbasino