Corriere della Sera, 12 dicembre 2015
Cosa rimarrà di questo X Factor
Passata la sbornia del trionfo, il giorno dopo per Giovanni Sada, per tutti Giosada, ha il sapore dei caffè che tracanna per compensare le ore contate di sonno. In un misto di incredulità («eravamo tutti convinti vincessero gli Urban Strangers») e di orgoglio. Per quel ragazzo di Bari, cresciuto montando e smontando i palchi (degli altri), cantautore moderno, col mito di Eric Clapton, capace di vibrare sulle note di De André («interpretando “Amore che vieni, amore che vai” ho imparato a porgere l’altra guancia musicale»), o schiacciare a tavoletta con la voce come sul pezzo dei Foo Fighters durante la sua ultima esibizione.
La nona edizione di «X Factor» ha eletto l’outsider, capace di superare il compagno di scuderia «Over» Davide Shorty e soprattutto il pronostico che aveva già incoronato gli Urban Strangers, amatissimi da critica e pubblico per quel dono naturale di armonizzare le voci anche sulle basi più elettroniche. «Con gli altri finalisti abbiamo creato un rapporto di fratellanza: ora il progetto è di fare un tour insieme, per portare in giro le idee che abbiamo partorito nel loft» racconta Giosada. Il nome è dovuto a un errore all’anagrafe di «X Factor». «Avevo chiesto di mettermi l’accento sulla o» ricorda.
La finale di giovedì è stata la puntata più vista tra quelle di Sky, registrando un +32% rispetto a un anno fa. È stata anche quella più social, sotto un bombardamento di 400 mila tweet, è diventata trend topic mondiale e la trasmissione italiana capace di raccogliere più cinguettii. Della finale, i ricordi di Gio sono pochi e già confusi. «Ho rischiato di finire come un kebab tra le fiamme di una coreografia».
È salito sul podio più alto a 26 anni, sopra l’età media degli ultimi vincitori. «L’esperienza mi ha aiutato a superare i problemi tecnici: in passato ho fatto centinaia di concerti in condizioni proibitive». Molto lo deve anche al teatro, essendo un attore mancato. «Negli ultimi 4 anni ho recitato in una compagnia teatrale, ho imparato a gestire l’intensità e soprattutto a stare fermo sul palco, in totale controllo».
Con la vittoria, Giosada si è messo in tasca il contratto per il debutto discografico marchiato Sony. Ieri le prove generali, con l’uscita del primo singolo: oltre alla ballatona «Il rimpianto di te», scritta con Pacifico («avessi avuto più tempo l’avrei arrangiata meglio»), ci saranno i suoi cavalli di battaglia durante il programma: «Sex on Fire» dei Kings of Leon, «Retrograde» di James Blake, «Love Me Two Times» dei Doors, «Girl You Want» dei Devo e «The Real Me» degli Who. Una bella centrifuga di generi. «Merito di Elio, della sua cura dei particolari. Non conoscevo i pezzi che mi ha assegnato, mi ha aperto gli orizzonti». Ma Giosada è anche figlio della musica che l’ha cresciuto tra le mura di casa. «Il primo disco, praticamente in culla, è stato dei Van Halen. La prima cassettina acquistata “Laura non c’è” di Nek. Il primo concerto, dei Lunapop». In questo frullatore di emozioni, il cerchio si è chiuso sul palco del Forum, con Cesare Cremonini che lo ha accompagnato al piano sulle note di «Logico».
In tv l’immagine pesa parecchio. E in molti restano convinti che da casa l’abbiano votato come il bello di turno. Sfruttando anche il suo stile più popolare rispetto agli altri concorrenti, con la trasmissione in chiaro sul canale Cielo, potrebbe averlo aiutato il televoto dove il bacino di preferenze è più ampio. «È possibile. Di certo in passato l’immagine non l’ho mai sfruttata. Suonavo punk-rock, un genere dove la faccia non conta».
Un tema imminente è Sanremo. Domenica Carlo Conti annuncerà i nomi in gara al Festival. Gio ha le ore contate. «Dovrei trovare un pezzo che possa sentire mio, altrimenti sarebbe un inutile suicidio».
Il tema della fedeltà alla sua band, i Bari Smooth Squad, potrebbe essere invece il primo capitolo di discussione con la neo casa discografica. «Mi sono presentato da solo perché sapevamo che in gruppo sarebbe stata più dura. Sono un tipo diplomatico, ma la mia unica certezza oggi è che il primo disco sarà con loro, le persone a cui voglio più bene dopo i miei genitori. L’avevo già messo in chiaro durante le prime selezioni del programma». Ai genitori, oltre che alla gente di Bari, è dedicato il premio. «Tenuto conto che all’università avevo frequentato solo due lezioni di Beni Gastronomici, ad Agraria, per loro è come se mi fossi laureato.