Corriere della Sera, 12 dicembre 2015
«Se vince Le Pen c’è il rischio guerra civile». Il premier Valls scatena le polemiche in Francia
«L’estrema destra è una truffa, il suo progetto inganna i cittadini...», dice con calma il primo ministro francese Manuel Valls ospite di una delle trasmissioni radiofoniche più seguite di Francia, «L’invitato delle 7h50» su France Inter. La giornalista Léa Salamé lo interrompe, «il partito votato dal 40% dei francesi è una truffa?» e lui alza i toni. «Sì! Rispetto il voto di collera dei francesi, ma votano per un partito antisemita, razzista, che non ama la Repubblica né la Storia migliore del nostro Paese (...) Ci sono due opzioni per la Francia: quella dell’estrema destra che propone la divisione – e questa divisione può portare alla guerra civile – e c’è un’altra visione che è quella della Repubblica e dei valori».
Domani si vota per il secondo turno delle elezioni regionali, e la frase del primo ministro – poi ripetuta durante una visita con il candidato socialista Claude Bartolone – conclude una campagna elettorale dai toni durissimi: la posta in gioco va al di là della presidenza delle 13 regioni. Lo sguardo è rivolto al 2017, alla corsa per l’Eliseo, e il governo mette già sul tavolo il tema del «o noi o il caos». Le vicende francesi sono seguite da vicino anche in Germania, dove il vice-cancelliere di sinistra Sigmar Gabriel ha criticato la cancelliera Merkel per avere imposto l’austerità alla Francia ed essere quindi corresponsabile dell’avanzata del FN.
A Parigi, il partito socialista al potere si propone come l’ultima diga contro il dilagare del Front National che porterebbe alla rovina del Paese e, come ha detto Valls, alla guerra civile. Il premier ha evocato l’islamofobia di Marine Le Pen e dei suoi uomini, facendo capire che l’attuazione del programma del Front National porterebbe allo scontro con la comunità musulmana. La giornalista gli ha chiesto perché allora il governo non si adopera per mettere fuorilegge il Front National, ottenendo però una risposta piuttosto evasiva.
Il primo turno di domenica scorsa ha visto il Front National arrivare in testa con il 27,5% dei voti su scala nazionale, superando il 40% nelle regioni del Nord e del Sud, e conquistando la prima posizione in sei regioni su 13. In passato destra e sinistra spesso si sono messe d’accordo per votare insieme il loro candidato in migliore posizione al secondo turno, e sbarrare così la strada al Front National.
Ma stavolta il leader della destra Nicolas Sarkozy ha rifiutato di rispettare il «fronte repubblicano», mentre i vertici socialisti hanno cercato di tenerlo in vita, chiedendo ai loro candidati di desistere a beneficio della destra nelle tre regioni dove non avevano alcuna speranza di vincere: il Nord di Marine Le Pen, il Sud di Marion Maréchal Le Pen, l’Est del numero 2 del partito Florian Philippot. La drammatizzazione dello scontro sembra pagare: i sondaggi indicano che le due Le Pen e Philippot potrebbero non farcela (il FN ha qualche chance comunque anche nel Centro e in Borgogna).
Il prezzo da pagare però è alto: la ribellione del candidato socialista nell’Est (Jean-Pierre Masseret non si è ritirato), l’incomprensione dei militanti di sinistra chiamati adesso a sostenere criticatissimi nomi della destra, e il disprezzo verso gli oltre sei milioni di elettori FN.
«Il partito socialista ha concluso questa campagna in modo vergognoso e violento», protesta Marine Le Pen.