Origami, 10 dicembre 2015
Quando scioperare fa male
Nelle democrazie moderne scioperare è un diritto essenziale; eppure è diventato un fattore di ineguaglianza tra i lavoratori. Chi astenendosi dal lavoro può danneggiare anche altri cittadini, oltre all’azienda da cui dipende, ha più potere degli altri. La sua azione di sciopero ha maggior forza, perché riesce a interessare subito la politica. Nei settori produttivi, dove il conflitto sociale in prospettiva è anche utile all’equilibrio economico, di scioperi oggi ne vediamo pochi; lì i sindacati sono deboli. Numerosi sono invece gli scioperi che «fanno notizia» perché colpiscono servizi diretti al pubblico: come la chiusura del Colosseo nel settembre scorso. Inoltre, ci sono casi in cui lo sciopero di alcuni causa gravi danni anche se la maggioranza dei lavoratori non aderisce. Così è accaduto nella primavera scorsa per i macchinisti dei treni in Germania, che hanno messo in atto il più massiccio sciopero delle ferrovie nella storia della Repubblica Federale tedesca: un sindacato più piccolo tentava di affermarsi a danno di un altro. La conseguenza è stata che la coalizione di governo ha subito approvato una legge che dava priorità al parere del sindacato con più tessere.
A Roma, i dissestatissimi trasporti pubblici vanno nel caos anche quando a non lavorare è una minoranza. In aprile è bastata l’astensione di un lavoratore ogni 7 per bloccare due linee del metrò su tre e nell’insieme cancellare il 43% del servizio. Altre volte i dati non sono stati nemmeno diffusi, forse per evitare polemiche. Proprio perché certi scioperi danneggiano innanzitutto i cittadini, il potere politico preferisce evitarne l’impopolarità, a prezzo di largheggiare nelle concessioni. Non è un caso che a Roma gli stipendi siano più alti e gli orari più brevi che in altre aziende autoferrotranviarie comunali.
Se è dunque ineguale il potere di esercitare un diritto, occorrono correttivi. Con parole simili, la Costituzione italiana e quella francese stabiliscono che il diritto di sciopero si esercita «nell’ambito delle leggi che lo regolano». Ma è controverso il confine da stabilire: fin dove si estende il diritto dei lavoratori, dove comincia il diritto degli altri cittadini a non subire conseguenze?
Il nuovo correttivo escogitato dal governo Renzi, prendendo spunto dal Colosseo, riguarda più l’immagine che la sostanza. Si è stabilito che, in un Paese dove il turismo è importante, e sotto gli occhi del mondo, anche i musei sono servizi pubblici essenziali. Ma la normativa già in vigore sui servizi essenziali viene spesso elusa.