l’Espresso, 11 dicembre 2015
Itinerario fra le tombe dei poeti
Nel corso degli anni Cees Nooteboom, celebre scrittore olandese, si è recato a visitare le tombe di poeti, scrittori e pensatori. L’ha fatto durante i suoi viaggi, dalla Svizzera a Roma, dal Bronx a Parigi, e ancora a Berlino, Buenos Aires e molte altre piccole località sparse ovunque. Ne è scaturito un libro molto bello, Tumbas (traduzione di Fulvio Ferrari, Iperborea, pp. 375, € 20), che è insieme una riflessione sull’opera degli autori visitati, sui luoghi, sulla morte, sulla memoria, sull’immortalità assicurata dalle opere stesse. A rendere prezioso il libro, sin dalla copertina, sono le fotografie di Simone Sassen, che accompagna da anni Nooteboom. Le tombe, scrive nella prefazione l’autore, sono ambigue, «custodiscono qualcosa e non custodiscono niente». Perché visitarle?
Davanti alla sepoltura di Auden Nooteboom riflette sulla vita del poeta, ne trascrive i versi; di fronte al busto di Balzac cita un suo passo; in presenza del monumento funebre di Leopardi ricorda il periodo trascorso a Napoli dal poeta. Ogni testo dedicato alle tombe dei grandi è diverso dall’altro, originale. Nooteboom è condotto dal suo estro, dall’occasione, dal caso. Ne risulta un libro curioso, strano, molto personale, una storia della letteratura mondiale attraverso brevi brani e ritratti, ma anche una riflessione sullo scrivere e sul destino dell’opera. E sul tempo che fugge.
La convinzione dello scrittore olandese è che i morti tacciano, mentre parlano i poeti. Basta saperli ascoltare, di tumulo in tumulo. Un libro da leggere con attenzione, cura, un poco alla volta, una visita al giorno. Per meditare, riflettere, ma anche vedere.