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 2015  dicembre 11 Venerdì calendario

Elogio della Mani Pulite brasiliana

Operazione “Autolavaggio”, questo è il nome in codice della “Mani Pulite” brasiliana, che ha già prodotto l’arresto di centinaia di persone. Cominciata per caso, ha portato a scoprire una rete di corruzione che coinvolge tutti i maggiori fornitori di Petrobras, la società petrolifera di Stato. Ogni settimana c’è qualche nuovo arresto. Due settimane fa è toccato ad Andre Esteves, fondatore e Ad di Btg Pactual (la principale banca d’investimento del Brasile) e Delcidio Amaral, il capo dei senatori del Pt, il partito del presidente della Repubblica, Dilma Rousseff. La scorsa settimana, il presidente della Camera, Eduardo Cunha, ha iniziato la procedura di impeachment contro lo stesso presidente. Formalmente l’accusa è di aver mentito sul bilancio presentato l’anno scorso in parlamento, ma il vero motivo è che Dilma Rousseff era stata presidente di Petrobras tra il 2003 e il 2010, quando era in azione lo schema corruttivo che coinvolgeva molti uomini del suo partito. Poteva non sapere?
Se questa operazione vi ricorda Mani Pulite non è un caso. Il giudice incaricato, Sergio Moro, è venuto in Italia e ha studiato Mani Pulite. Anche in “Autolavaggio” i pubblici ministeri usano l’arresto preventivo per facilitare le confessioni. Grazie a questo metodo sono stati in grado di estendere le indagini a macchia d’olio, minacciando gli stessi vertici dello Stato. Come nella fase iniziale di Mani Pulite, l’opinione pubblica è dalla parte dei pubblici ministeri. Giovani, educati nei migliori atenei del mondo, questi Pm sono diventati una specie di eroi nazionali. Ma, come in Mani Pulite, ci sono ombre all’orizzonte. La prima è una pesante crisi economica, la più grave dagli anni Trenta. La crisi non è stata causata dalle indagini, ma è sicuramente peggiorata dalle stesse (che hanno bloccato l’enorme indotto di Petrobras) e dall’incertezza politica che questa crisi ha prodotto. L’élite economica è anche preoccupata dall’aggressività degli investigatori. A causa dell’arresto, Esteves non solo ha dovuto rinunziare alla sua posizione al vertice di Btg Pactual, ma ha dovuto addirittura vendere la sua quota della Banca, per paura che una crisi di fiducia distruggesse la banca stessa. Se dovesse risultare innocente, si tratterebbe di un esproprio ingiusto.
In un paese dove l’illegalità è diffusa, anche a causa del proliferare di regole assurde, c’è il rischio di una reazione non dissimile da quella che ha bloccato Mani Pulite in Italia. Una reazione che nasce dall’alleanza tra i vertici economici, che si sentono minacciati e reagiscono sventolando la bandiera del garantismo, e una fetta della popolazione che, col perdurare della crisi economica, è più preoccupata dalla disoccupazione che dal desiderio di fare pulizia. Non siamo ancora giunti a questo punto, ma se dovesse dimettersi il presidente Rousseff (molto impopolare), il desiderio di insabbiare tutto potrebbe prevalere.
C’È PERÒ UN’IMPORTANTE differenza tra Mani Pulite e Autolavaggio. Le indagini brasiliane sono state rese possibili da una nuova legge, introdotta in Brasile nel 2013, che permette ai pubblici ministeri di negoziare significative riduzioni di pena agli indagati che non solo ammettono le loro colpe, ma rivelano anche informazioni utili per incriminare i propri complici. È una legge non dissimile dalla nostra sui pentiti, che ha aiutato a debellare il terrorismo e a combattere la mafia. In America questo è uno strumento standard soprattutto per i crimini dei colletti bianchi, dove non ci sono le remore di lasciare in libertà un assassino. I Pm brasiliani hanno usato questa legge in modo molto intelligente: offrendo immunità ai pesci piccoli in cambio di prove nei confronti dei pesci più grossi. Così facendo in poco più di un anno sono arrivati da un piccolo riciclatore ai vertici politici ed economici del Paese.
Se il Brasile ha imparato dall’Italia è ora il caso di fare viceversa. In Italia abbiamo usato il pentitismo per il terrorismo e la mafia. Perché non usarlo per la corruzione? Se funziona anche in Brasile, perché non dovrebbe funzionare da noi? Sempre che ci sia la volontà politica di combattere veramente la corruzione.