MilanoFinanza, 11 dicembre 2015
Pechino svaluta ancora lo yuan
La Banca centrale cinese (Pboc) ieri ha tagliato per il secondo giorno consecutivo il tasso di riferimento dello yuan nei confronti del biglietto verde ai minimi dall’agosto 2011, cioè da oltre quattro anni a 6,4236 dollari, il minimo dall’agosto 2011. Lo yuan ha quindi registrato un calo per la quinta sessione consecutiva sulla valuta Usa: sul mercato onshore interno la divisa cinese ha chiuso a 6,4378 per dollaro e su quello offshore è sceso dell’1,3% a 6,52 per dollaro.
Il deprezzamento dello yuan, iniziato a sorpresa nell’agosto scorso, mira a favorire le esportazioni cinesi, penalizzate dall’aumento dei salari e dal lento ma inesorabile rafforzamento della stessa valuta cinese, che dalla metà del 2012 si è rivalutata di quasi il 30%. La mossa è inoltre arrivata una settimana prima del probabile rialzo dei tassi d’interesse Usa, il cui annuncio è atteso alla fine della riunione del Comitato di politica monetaria della Federal Reserve di mercoledì prossimo. Si tratterebbe del primo aumento del costo del denaro Usa dal 2006 ed è forte il rischio che inneschi una fuga di capitali dai Paesi emergenti, Cina compresa. Ieri Wang Yungui, direttore dell’Autorità di regolamentazione del mercato valutario di Pechino, ha cercato di tranquillizzare i mercati assicurando che la mossa della Fed non dovrebbe avere un impatto significativo sui flussi di capitale dalla Cina.
Flussi in uscita che a novembre hanno comunque raggiunto la cifra record di 113 miliardi di dollari. Secondo Capital Economics, la Pboc ha bruciato nello stesso mese 57 miliardi di dollari di riserve in valuta estera per difendere lo yuan. Wang ha ammesso che l’eventuale decisione della banca centrale guidata da Janet Yellen renderà probabilmente gli asset denominati in dollari più attraenti per gli investitori, spingendoli a ridurre le loro esposizioni in altri mercati come quelli cinesi, ma ha anche ribadito che Pechino resta una buona scelta per gli operatori, vista la sua competitività a livello commerciale e di investimenti. Per Wang la Cina raggiungerà un surplus di 500 miliardi di yuan nel 2015 e il trend positivo continuerà nel 2016. «I fondamentali dello yuan non implicano un suo ampio deprezzamento di lungo termine», ha detto. In ogni caso, la recente debolezza della valuta cinese contro il dollaro è «normale» ed è il risultato delle riforme orientate al mercato che Pechino sta realizzando.
Ieri intanto due banche centrali europee hanno deciso di non cambiare le rispettive politiche monetarie. La Banca d’Inghilterra (Boe) ha mantenuto i tassi di riferimento invariati allo 0,50% come pure il programma di allentamento quantitativo a 375 miliardi di sterline, mentre la Banca centrale svizzera (Snb) ha lasciato invariata la banda di oscillazione del tasso d’interesse di riferimento, il Libor a tre mesi, tra -1,25% e -0,25%. Per quanto riguarda la Boe, la decisione è stata assunta con 8 voti favorevoli su 9 membri del comitato di politica monetaria, a causa delle aspettative al ribasso sui prezzi del petrolio e la debole crescita dei salari, fattori che limiteranno l’aumento dell’inflazione nel medio periodo. La Banca centrale svizzera si è invece detta pronta a intervenire ancora sul mercato valutario per smorzare le pressioni al rialzo sul franco, già di per sé sopravvalutato. Per quanto riguarda le stime macroeconomiche, la Snb ha previsto che il pil crescerà «appena sotto» l’1% nel 2015, per accelerare all’1,5% nel 2016. La Banca centrale ha inoltre rivisto leggermente al rialzo la stima dell’inflazione per quest’anno dal -1,2% al -1,1%, mentre ha confermato quella del 2016 al -0,5%. L’indice dei prezzi al consumo dovrebbe infine attestarsi a +0,3% nel 2017. Secondo gli economisti di Capital Economics, la Snb è rimasta ferma grazie anche al rafforzamento moderato del Qe della Bce della scorsa settimana, che ha ridotto le pressioni al rialzo sul franco nei confronti dell’euro. Tuttavia, l’Eurotower espanderà il Qe il prossimo anno e quindi la Snb reagirà con un altro taglio del tasso sui depositi e con ulteriori interventi sul mercato valutario. Per Maxime Botteron, economista di Credit Suisse, la decisione della Banca centrale svizzera di mantenere stabili i tassi di interesse è invece basata su una visione troppo ottimista delle prospettive economiche del Paese, tanto che una crescita del pil dell’1,5% l’anno prossimo «sarà molto difficile senza un deprezzamento del franco». Botteron è inoltre convinto che la Snb abbia perso l’occasione di dimostrare la sua determinazione a ridurre le pressioni al rialzo sul franco nel confronti dell’euro. Ieri la sterlina ha guadagnato lo 0,5% sulla moneta unica, a 0,7221, il franco lo 0,1% a 1,0824.