Libero, 11 dicembre 2015
Repertorio dei matti della città di Roma, un libro di Paolo Nori
Questa settimana son stato a Roma per una fiera della piccola editoria che si chiama «Più libri più liberi» e che si tiene all’Eur e ne ho approfittato per presentare, in una libreria in via del Governo vecchio, un libretto che ho curato e che si chiama Repertorio dei matti della città di Roma, che è un catalogo di matti romani tra i quali quel tifoso della Roma «che andò al campo di allenamento della squadra a Trigoria, aspettò che i giocatori uscissero dal parcheggio per fermarsi a fare gli autografi e quando vide il difensore Cesar Gomez, da due anni alla Roma e con una sola presenza in campionato con la sconfitta al derby, fermò la sua macchina e gli disse: “A Cesar Gomez, se c’hai ’na penna te faccio l’autografo”».
Oppure «uno a piazza Fiume che alle 16 in punto si metteva davanti alla fermata dell’autobus e gridava: “Ansiaaaa, Ansiaaa”, tre o quattro volte, poi si bloccava, cercava con gli occhi qualcuno o qualcosa, e ricominciava a gridare: “Ansiaaa, anssiaaa”. Quando gli venne chiesto chi cercasse, rispose che si trattava del suo cane», e tanti altri così.
Prima della presentazione, una ragazza che aveva partecipato al seminario nel corso del quale avevamo scritto il libro, aspettando che la presentazione cominciasse, è entrata nella chiesa di san Nicola alle carceri, al Ghetto, perché aveva letto che c’era un concerto per la festa del patrono. Ascoltando, guardandosi in giro e leggendo gli annunci ha visto che la chiesa aveva vinto il premio di eccellenza 2015 di TripAdvisor. E mi ha chiesto cosa può fare una chiesa per vincere un premio del genere. E io le ho risposto che non lo sapevo, cosa poteva fare, ma mi è venuto in mente che a Bologna, in via Oberdan, c’è una gelateria che ha aperto quest’anno e che l’hanno chiamata «Antica gelateria Pellegrino».
Allora poi il giorno dopo, quando mi hanno intervistato, alla fiera «Più libri più liberi», e, a proposito di un libro per bambini che ho scritto io e che si chiama La bambina fulminante mi hanno chiesto se aveva senso pensare, oggi, alla pedagogia, quando si scrivono dei libri per bambini, a me è venuto da dire che la pedagogia, cioè insegnare ai bambini a stare al mondo, ha senso in un mondo che si capisce; e che quando mio babbo mi ha consegnato il suo, di mondo, negli anni Sessanta, mio babbo mi ha consegnato un mondo che lui abitava, capiva, e che era mosso da regole che, in larga parte, condivideva. Io invece, ho detto al mio intervistatore, che mi muovo in un mondo dove i tifosi fanno gli autografi ai giocatori, dove i cani si chiamano Ansia, dove c’è chi vota le chiese su Tripadvisor e dove le antiche gelaterie sono state aperte sei mesi fa, io a mia figlia le consegno un mondo che non capisco tanto, anche per quello ho paura che non ci sia da aspettarsi, da me, tanta pedagogia.
E alla fine dell’intervista ho chiesto a una giornalista della Rai come mai c’era così poca gente, quest’anno, alla fiera «Più libri più liberi», e la giornalista della Rai mi ha risposto che, con il Giubileo, il Palazzo dei Congressi dell’Eur era stato segnalato come obiettivo sensibile e io ho pensato: «È vero, che oggi è cominciato il Giubileo, e io che ero a Roma non me ne son neanche accorto, son proprio distratto».