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 2015  dicembre 11 Venerdì calendario

Una Leopolda in stile «Sfide» per tornare da outsider. La scelta di Renzi

Matteo Renzi la voleva come presidente della Rai e se Silvio Berlusconi non si fosse impuntato, Simona Ercolani – autrice e produttrice televisiva sconosciuta al grande pubblico – ce l’avrebbe fatta. Ma Renzi ha un debole per la Ercolani e per la sua capacità di raccontare storie, dimostrata anni fa con il programma televisivo “Sfide”, cammei sentimentali di personaggi dello sport, spesso trasformati in eroi. E quella capacità di mitizzazione deve continuare a piacere al presidente del Consiglio, che due settimane fa ha di nuovo cercato la Ercolani, stavolta incaricandola di curare la “regia” della Leopolda, l’happening renziano giunto alla sesta edizione. Nella ex stazione ottocentesca di Firenze si parte stasera e si chiude domenica mattina con l’intervento di Renzi: a poche ore dal via, nel Pd e tra gli osservatori, resta la curiosità di capire come il segretario-presidente saprà riconvertire una manifestazione nata in un contesto e con uno spirito oramai lontani. In altre parole, lo “spin” di una professionista delle emozioni come la Ercolani sarà fine a se stesso? O aiuterà a dare più “appeal” alla politica, alle proposte e a personaggi che sei anni fa erano all’opposizione e oggi sono nella stanza dei bottoni?
Correva l’anno 2010 quando a Renzi venne la prima idea della Leopolda: a Roma governava Berlusconi, al Pd comandavano Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, il partito era una Ditta e nulla lasciava presagire che quel modello si sarebbe potuto sfarinare nel giro di pochi anni. In quel contesto, in particolare le prime due edizioni della kermesse renziana, furono segnate da un forte spirito oppositivo, anticonformista ed iconoclasta, soprattutto rispetto ai dinosauri della politica, rappresentati su una t-shirt della edizione 2011 che ammoniva: «Non si sono estinti da soli». E in quelle innovative edizioni furono anche battezzate alcune proposte poi attuate, come l’abolizione del bicameralismo e il jobs act, assieme ad altre poi lasciate cadere, come l’auspicio di una Rai senza partiti e all’insegna del merito. 
Ma dalla prima, innovativa edizione sono trascorsi sei anni, mentre quello in corso è il secondo autunno vissuto da Renzi a palazzo Chigi e dunque una Leopolda di opposizione sembrerebbe improponibile. Ma è proprio così? Renzi, nel presentare la Leopolda ha scritto: «Venerdì sera ci racconteremo come abbiamo passato il 2015 e ne sentiremo delle belle, guidati da due leopoldini storici quali il sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto e la vicepresidente del consiglio dell’Emilia Romagna, Ottavia Soncini», mentre «da sabato interventi di cinque minuti su cosa vogliamo dal 2016». E ancora: «Nella giornata di sabato ci sarà spazio per quattro question time: quattro ministri saranno interrogati dai partecipanti alla Leopolda in un modo innovativo e divertente». Dunque, valorizzazione di quanto fatto finora dal governo e annunci su progetti per il 2016, un programma non molto diverso da quanto Renzi stesso ripropone quotidianamente. La sorpresa – o il tentativo di sorpresa – potrebbero essere il mood e il messaggio di fondo. Secondo le anticipazioni dell’Unità, «l’idea è quella di tornare “outside” proprio adesso che si è “inside”». Sfida ambiziosa per la Leopolda che parte nel quattrocentotrentacinquesimo giorno del governo Renzi.