La Stampa, 11 dicembre 2015
È vietato entrare negli ospedali con burqa e niqab. Succede in Lombardia
Niente veli integrali per legge. Niente caschi o passamontagna, ma soprattutto niente burqa o niqab, negli ospedali e in tutti gli uffici della Regione. Succederà dal 1 gennaio in Lombardia, per una delibera della giunta regionale: una norma in più voluta dall’assessore alla Sicurezza, Simona Bordonali, della Lega. E voluta soprattutto dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha annunciato la novità ieri mattina.
La nota della Regione
«Chi vuole entrare negli ospedali lombardi e nelle sedi della Regione dovrà essere riconoscibile e presentarsi a volto scoperto», spiega la nota della Regione. «I gravi episodi di terrorismo che si sono verificati nelle ultime settimane ci hanno indotto a rafforzare le misure di sicurezza», dice invece Bordonali. Che poi aggiunge: «La Regione Lombardia si muove in anticipo rispetto al governo italiano e interviene per garantire la sicurezza di dipendenti, operatori e visitatori esterni».
«Legge già esistente»
Per la verità – ha precisato poi Maroni – si tratta soltanto di far rispettare una legge nazionale che già esiste. «Abbiamo dato attuazione ad una legge dello Stato, colmando una lacuna. Il nostro è stato un atto istituzionale. Chi critica se la prenda con il Parlamento», ha detto il governatore della Lombardia. Il nuovo regolamento approvato ieri rende più esplicito e stringente il divieto, e obbliga anche i funzionari regionali a controllare bene che chi entra sia visibile in volto. Il messaggio è allora tutto politico. Anche perché di donne in niqab e burqa, in giro per gli ospedali lombardi, se ne vedono ben poche.
La replica di Orlando
Proprio in Lombardia il divieto esisteva anche a livello comunale, per ordinanze volute da singole città e cittadine, come Sesto San Giovanni (fin dal 2011) e Varese (più di recente). Proprio da Varese, a margine di un incontro per le primarie del Partito democratico, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha fatto arrivare la sua risposta: «Siccome la legge c’è, non si avverte l’esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico e propagandistico. In questo momento c’è bisogno di tutto tranne che agitare dei simboli e fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili, e quindi non mi cimenterei. Noi dobbiamo rispondere con la capacità di assicurare sicurezza ai cittadini e di far rispettare le leggi del nostro Paese».