La Stampa, 11 dicembre 2015
Il Front National, un partito con nome e cognome. Il maxi raduno del popolo di Marine a tre giorni dal ballottaggio
Sotto questi stucchi dorati, antichi e un po’ pacchiani, hanno danzato le grandi dame del Secondo Impero, quando a Parigi i soldi colavano a fiumi. Nel 1960 una Maria Callas, già diva, bizzosa e perfezionista, qui, nella Sala Wagram, a due passi dall’Arco di Trionfo, incise una «Carmen» da mito, dinanzi a un pubblico scelto. Ieri sera, in una serata gelida (e in una Francia triste e depressa), da quel palco Marine Le Pen ha gridato il suo patriottismo. «Non amo il politicamente corretto – ha precisato – perché è politicamente debole: un suicidio collettivo».
Nella serata finale della sua campagna per le regionali francesi, la le Pen, candidata presidente nel Nord, ha deciso di presentarsi lì, in uno dei luoghi più eleganti ed evocativi della capitale. E ha convocato i candidati del suo partito, il Front national, di tutte le regioni, disposti con ordine dietro di lei. Sei di loro (su un totale di tredici) sono arrivati in pole position la scorsa domenica al primo turno. Intanto il Fn diventava primo partito di Francia. «Una casta che credeva di sopravvivere di generazione in generazione – ha commentato dinanzi al suo popolo esultante – è stata rigettata dagli elettori».
La sterzata a destra
Ebbene, dopo giorni e giorni a oscillare tra gli appelli alla solidarietà (quasi di sinistra) e gli attacchi contro i migranti (decisamente di destra), ieri sera non ha avuto dubbi: è stata la donna di destra che è. Ma proprio di destra. Ad annunciarla si è presentato sul palco Wallerand de Saint-Just, con una giacca blu chiara e la pochette bianca. Sembrava un radical chic: è il candidato Fn nella regione di Parigi, da sempre uno dei bastioni anti-Fn. Un avvocato, l’aria del nonno saggio. Così (e con un discorso politico moderato) è riuscito a conquistare il 18,2% al primo turno, che è stato già un risultato incredibile. Ieri sera, però, parlava di «insicurezza nella periferie» e quando ha lanciato il discorso della Le Pen, ha parlato «di un viso che ha un cognome: Le Pen». E lo ha martellato più volte ai militanti quel cognome. Per poi precisare, quasi fosse un accessorio, che ha anche un nome, «Marine, il nome di questi tempi al Front national».
Lo spettro di Jean-Marie
Aleggiava ieri sera lo spettro di Jean-Marie, il patriarca, nonostante lei ne abbia preso bruscamente le distanze nella primavera scorsa. Marine ha lanciato i suoi strali «contro una società multiculturale che alla fine è solo multiconflittuale». Aggressiva e visibilmente arrabbiata, perché non è per niente sicuro che la domenica prossima il Front national riesca a trasformare la vittoria del primo turno in una definitiva. I migliori risultati sono stati realizzati proprio da lei (il 42,6%, nel Nord-Pas-de-Calais e Picardia), e dalla bionda e sfuggente nipote Marion Maréchal-Le Pen (il 41,6%). Ma nelle due regioni i socialisti, arrivati terzi, dietro ai Repubblicani, la formazione di Nicolas Sarkozy, hanno deciso di ritirarsi, per concentrare tutti i «voti repubblicani» su un solo candidato, quello della destra appunto.
Gli ultimi sondaggi, di Tns-Sofres, indicano che in questo modo sia Marine che Marion sarebbero battute, rispettivamente con il 47% e il 46% dei consensi. Secondo la leader dell’estrema destra quelle cifre «sono pura propaganda. Non fatevi abbindolare, non abbiate paura, non colpevolizzate. Quello che noi vogliamo è solo un’alternanza democratica e non queste derive da repubblica delle banane».
E poi a puntare il dito contro Manuel Valls, il premier, che «da socialista si ritrova a essere nominato direttore di campagna della destra». Mentre «i candidati di Sarkozy fanno discorsi sempre più di sinistra. Anzi, sono più a sinistra del Ps». Alla fine, una promessa: «Se diventerò presidente nel Nord, io questo governo non lo lascerò in pace un momento». E su questo nessuno degli astanti nutriva ieri sera alcun dubbio.
Applausi e tricolori
Applausi, tricolori che fremono. Poi il popolo di Marine è scivolato via. Sui marciapiedi si è mescolato alla gente che camminava verso gli Champs-Elysées. Si mimetizzava bene, perché c’era di tutto, anche famiglie con i neonati sul passeggino. O David, 23 anni, in Burberry’s e cravatta regimental, studente alla prestigiosa Sciences Po di Parigi. Viene dalla Lorena. «Ricordo ancora – ha raccontato – quel 16 gennaio 2011, quando Marine divenne presidente del Fn. Ascoltai il suo discorso, per caso. Ed ebbi una folgorazione. Ci ritrovai tutto, la rivendicazione della nostra sovranità nazionale, anche rispetto ai migranti, e poi la solidarietà con i più poveri, i diseredati. La sua famiglia ha sempre votato a sinistra. «Quando dissi ai miei genitori che volevo impegnarmi nel Front national, non potevano crederci: ma come, un ragazzo come te, intelligente, colto. Ora, a fatica, hanno capito che il Fn è un partito come un altro». Guidato da una donna che ha un cognome, Le Pen. E poi accessoriamente un nome, Marine.