Il Messaggero, 11 dicembre 2015
Una sera a cena con Salvini, a Roma
«Da domani chiamo tutti i segretari provinciali e pesto duro, ma col sorriso sulle labbra». Abito gessato e gilet, mercoledì sera Matteo Salvini parla al telefono nella hall del Casale di Tor di Quinto. Nel salone accanto lo attendono 270 ospiti che hanno risposto alla chiamata per la prima cena di autofinanziamento della Lega a Roma. Il leader si fa attendere fino alle 22, poi irrompe nel ristorante.
«Chi l’avrebbe detto che sarebbe riuscito un evento del genere a Roma?» è il saluto che rivolge ai presenti, tra selfie e strette di mano. Lo stupore pare reciproco, tanto che il leitmotiv tra le commensali sembra essere «è proprio vero che la tv lo ingrassa». Il colpo d’occhio è quello di un mix tra volti più o meno noti della politica locale rimasti smarriti dopo il cedimento del Pdl e aficionados di destra. Seduti tra i tavoli sono in diversi gli esuli ex azzurri, come i consiglieri municipali Raimondo Fabbri, Luigi Servilio o l’ex candidato a sindaco di Civitavecchia Andrea D’Angelo. Lo sono anche i coordinatori di Noi per Salvini, come Fabio Sabbatani Schiuma e Barbara Saltamartini, Barbara Mannucci e Souad Sbai. Ed è proprio la giornalista di origine marocchina che il leader della Lega vede come outsider nella corsa al Campidoglio, la regista della serata. È a lei che Salvini ha dato il compito di introdurlo nella società civile capitolina. La risposta è una sala eterogenea. Si va dal notaio Andrea Proietti Troppi, al ristoratore libanese Borakat: «Essendo da sempre conservatore, come molti musulmani, provo una naturale simpatia per Salvini», spiega. Passando per il dirigente Mps che vuole rimanere anonimo e che in passato – confida – votava sinistra. Per arrivare ai macchinisti Atac «qui per chiedere a Matteo di vedere in che condizioni versa la metro».
In sala c’è anche il signor Ezio «passato con piacere dal socialismo al salvinismo, nel quale riscontro molte analogie». Ma la Lega non si è sempre vantata di aver contribuito ad affondare il Psi nel ’94? «Che c’entra? – ribatte – era un altro partito, quello della Roma ladrona. Adesso sono diventati moderati, ma senza aver perso la capacità di parlare schiettamente».