La Stampa, 11 dicembre 2015
Tredici miliardi di euro, ecco quanto sono costate le missioni umanitarie negli ultimi dieci anni
Spesso sentiamo dire al premier Renzi e ai ministri Gentiloni e Pinotti che nel mondo l’Italia è già molto impegnata in diversi scenari militari. E non è vero che siamo dei pavidi perché non partecipiamo ai bombardamenti contro l’Isis insieme a Francia, Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna. È una linea di prudenza, spiega il governo, perché non è chiaro lo sbocco politico e militare in Siria, ma in ogni caso bisogna ricordare che le nostre Forze Armate sono presenti con 25 missioni militari in 18 Paesi. Quanto alla Libia, Renzi ha confermato di essere disponibile a una missione di assistenza, addestramento e formazione per supportare il futuro governo di unità nazionale, se e quando verrà costituito. Il punto, osservano al ministero della Difesa, è che al momento non si può ipotizzare nulla: non ci sono né studi né cifre. Tutto dipende da cosa i futuri governanti di quel Paese chiederanno a Roma. Di una cosa alla Difesa sono sicuri: non vorranno nostre truppe sul loro territorio, ma addestratori e assistenza. E in questo caso le spese saranno molto limitate. Appuntamento alla Farnesina il 13 dicembre dove Gentiloni ospiterà la prima conferenza internazionale sulla Libia.
Quanto spendiamo
Nel 2015 il costo delle nostre missioni militari all’estero è di circa 800 milioni euro. Nel 2014 è stata di 935 milioni. Dal 2004 ad oggi sono stati spesi 13 miliardi con il picco durante governo Berlusconi: poco più di 1,5 miliardi nel 2010; poco meno di 1,3 miliardi nel 2011.
Contrasto all’Isis
In Iraq non bombardiamo ma i nostro Tornado ci sono in funzione di ricognizione. Ci sono pure 750 militari italiani «no combat»: sostengono e addestrano le truppe irachene. Per questa nostra presenza quest’anno spenderemo circa 200 milioni di euro.
Libano e Mediterraneo
Sono due scenari in cui le nostre Forze Armate sono molto impegnate. In Libano, dove siamo presenti con la missione Unifil Onu, abbiamo circa 1100 militari con un impegno finanziario che nel 2015 ammonta a oltre 162 milioni di euro (+7,5 rispetto allo scorso anno). Nelle acque del Mediterraneo le nostre navi hanno l’obiettivo di fermare ed eventualmente mettere fuori uso imbarcazioni usate dai trafficanti di essere umani. Per l’operazione Eunavfor Med sono presenti la portaerei Cavour, un sommergibile e velivoli a pilotaggio remoto. Quest’anno il Parlamento italiano ha stanziato per questa missione circa 60 milioni di euro per un impegno di oltre mille militari. Altri 65 milioni di euro sono stati destinati per potenziamento aeronavale di sicurezza nel Mediterraneo centrale (+ 81% rispetto al 2014).
Kosovo a guida italiana
Nei Balcani siamo presenti in Bosnia Erzegovina e in Macedonia, ma la principale operazione miliare è la Joint Enterprise in Kosovo dove dal 2013 il generale Guglielmo Luigi Miglietta comanda la missione Kfor di cui fanno parte 31 nazioni. I soldati italiani sono 542 e il nostro impegno finanziario è stato quest’anno di circa 85 milioni.
Africa e Afghanistan
In Somalia contribuiamo a rafforzare il governo di transizione, soprattutto nel settore sicurezza. Contrastiamo anche la pirateria nel Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano occidentale insieme alla polizia costiera somala. Nel 2015 spenderemo quasi 29 milioni di euro. Mentre sono 43 i milioni per la missione Atalanta per proteggere i mercantili del Wfp che trasportano aiuti umanitari. In Afghanistan siamo rimasti su richiesta americana con la nuova missione Resolute Support incentrato su addestramento e consulenza all’esercito afghano. Abbiamo tenuto oltre 800 militari e nel 2015 spenderemo 185 milioni.