la Repubblica, 11 dicembre 2015
I misteri del caso Moro, ancora
«La storia del sequestro Moro è da riscrivere». La Commissione bicamerale d’inchiesta, dopo un anno di lavoro, non scopre verità eclatanti. «Ma spiega Giuseppe Fioroni, pd, presidente – smonta bugie, errori e omissioni». Come il fatto che il commando di via Fani fosse composto da 20 brigatisti, e non dodici. O come la presenza di un super killer che, in realtà, non sarebbe mai esistito.L’interrogatorio del boss della camorra Raffaele Cutolo (anticipato daRepubblica),conferma un presunto collegamento tra Br e ‘ndrangheta del quale si era già parlato, ai primi anni Novanta, al processo Moro quater per la sospetta presenza del boss calabrese Antonio Nirta nel gruppo di fuoco di via Fani.Ma la verità fin qui ritenuta ufficiale, avallata pure dal “memoriale Morucci”, è smontata dalla Commissione a proposito delle dinamiche di fuga da via Fani. Le nuove indagini indicano l’esistenza di una base di «immediato ricovero» (un garage mai scoperto) per i Br e probabilmente per Aldo Moro nella zona di via Licinio Calvo. In via Fani inoltre c’erano due moto. Di una si sapeva, ed è in corso a Roma un’indagine per verificare se a bordo ci fossero due agenti segreti. Ma della seconda con a bordo un tedesco e una donna non s’era mai parlato.Inquietante la doppia scoperta sul bar Olivetti, di fronte al quale si dislocò il commando Br: non era chiuso come finora creduto. E il suo titolare, coinvolto in indagini su traffico d’armi, pare essere stato stato in relazione con servizi segreti.Scoperto infine un eccezionale documento con la prova che i palestinesi avvertirono l’Italia che qualcosa di importante sarebbe accaduto. Ma i palestinesi come facevano a saperlo?