Aldo Grasso, 11 dicembre 2015
Frank Sinatra, la mafia e il dossier dell’Fbi da 2.400 pagine
Ma Frank Sinatra era un pericoloso comunista o un affiliato della mafia? Com’è noto, «The Voice» fu accusato di essere coinvolto con la mafia, che lo avrebbe aiutato a far carriera. J. Edgar Hoover, il terribile direttore dell’Fbi, fece pedinare Sinatra per anni, al punto che il fascicolo su di lui arrivò a 2.400 pagine. Sinatra negò sempre pubblicamente le accuse, anche durante un processo del 1981 nel quale venne chiamato a testimoniare e, pur indagato, non fu mai ufficialmente incriminato per reati di tipo mafioso.
Un interessante documentario di Clara e Robert Kuperberg, Fbi: dossier Frank Sinatra, racconta i legami del cantante con la mafia, con i miliardari di Hollywood, con i casinò di Las Vegas e con il Partito Comunista, raccolti nel famoso dossier dell’Fbi (Studio Universal, Mediaset Premium; ciclo: «Omaggio a Frank Sinatra»).
Quando il dossier venne reso pubblico, era il 1998, il Corriere scrisse «L’Fbi ha finalmente aperto il dossier Sinatra ed è stata una sorpresa: “Ol’ blue eyes”, vecchi occhi azzurri, venne segretamente inquisito dalla polizia federale non solo per i suoi legami con la mafia, ma anche per quelli con il “diavolo”, con il Partito Comunista. Ma manca il pezzo più importante del grande mosaico: un capitolo di 25 pagine, protetto dal segreto di Stato, che spiegherebbe che non furono mai trovate prove per incriminarlo, o che, se furono trovate, vennero insabbiate su ordine superiore. Su ordine, come è stato scritto, ad esempio dei Kennedy, che avevano contratto un debito con Sinatra: l’elezione di John a presidente con l’appoggio dei sindacati di Michigan e Illinois, controllati dalla mafia».
In realtà, il documentario spiega come Sinatra fosse diventato una sorta di ossessione per Hoover: per anni lo ha fatto spiare, per anni ha cercato di incastrarlo (come fece con Elvis e John Lennon). Dalla carte segrete Frank esce più come vittima che come gangster.