Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 11 Venerdì calendario

De Sica ci ha ripensato: è tornato al cinepanettone

Certe radici è difficile estirparle. Christian De Sica ci ha ripensato e torna al cinepanettone. «Quando il regista Neri Parenti me l’ha proposto, ho gridato al telefono: “Sì!”». E allora riecco doppi sensi e parolacce, rutti e altri rumori corporali, equivoci e spiagge esotiche. Vacanze ai Caraibi esce mercoledì in 600 copie e all’anteprima non si è riso nemmeno per sbaglio. E dire che alla presentazione la parola pronunciata più volte è stata: «qualità». De Sica è stato chiaro con Neri Parenti: «Non facciamo una commedia sofisticata alla “Notting Hill dei Parioli” che tanto non ne siamo capaci, torniamo alla farsa».  
È stato ricucito il format del cinepanettone con i collaudati Massimo Ghini e gli sceneggiatori Marco Martani e Fausto Brizzi, che in uno sketch è autore di un saggio cinefilo letto dal filologo Luca Argentero, che ha un flirt con una ruspante Ilaria Spada, mentre De Sica e Ghini, pieni di debiti, tentano di fregarsi l’un l’altro. 
Sul set di un’opera prima, Fräulein di Caterina Carone, De Sica ci disse di voler cambiare registro. Benché non rinnegasse nulla, dei 90 film in carriera 31 (con questo) sono di Natale: stava diventando un addobbo dell’albero, che in Vacanze ai Caraibi spunta ovunque. Ora dice: «Il cinepanettone racconta la storia del nostro Paese meglio di tanti film autoriali che non hanno lasciato il segno».  
A fronteggiare Star Wars, in questo Natale c’è anche Pieraccioni (Il professor Cenerentolo, 1 milione e 300 mila euro in due giorni). Mentre un impalpabile Massimo Boldi ha giocato d’anticipo (Matrimonio al Sud, 3 milioni 600 mila), si aspettano Checco Zalone (Quo Vado) e Natale col boss in cui Lillo e Greg virano verso la parodia targata Aurelio De Laurentiis. Una volta era lui il detentore del «marchio» del cinepanettone. E poi cosa è successo? È successo che ha cambiato attore (via Christian De Sica) e regista, Neri Parenti che racconta: «Secondo De Laurentiis i costi del cinepanettone non avevano più i giusti ricavi. Ha deciso di liberarsi di noi. Ha cambiato strategia, facendo film che costano meno e incassano meno». Se Natale in India nel 2003 incassò venti milioni, Un Natale stupefacente l’anno scorso ne fece sei.  
Christian De Sica e Neri Parenti davanti a un cappuccino al bar si sono detti: «Perché non abbandoniamo la commedia e riscriviamo un film come quelli di qualche anno fa? Per dare un calcio a chi ci rimproverava di non avere attrici brave, abbiamo Angela Finocchiaro». Interviene Ghini: «Puoi condividerlo o meno, però è cinema sincero». Giampaolo Letta di Medusa (che lo distribuisce): «Il film di Natale è stato dato per spacciato prematuramente. Mancava il vero cinepanettone, eccoci qui». Neri Parenti: «Abbiamo rimesso su l’allegra brigata tornando indietro. Ogni tanto siamo scollacciati, l’abbiamo fatto esattamente sapendo quello che facevamo. Senza vergogna». Conclude De Sica: «Oggi è come se gli attori comici avessero paura di far ridere, noi siamo andati senza freni».