Avvenire, 10 dicembre 2015
Per diventare calciatori è meglio nascere nei primi sei mesi dell’anno
Per diventare calciatori professionisti è decisamente meglio nascere nei primi sei mesi dell’anno, un vantaggio che durerà per tutta la carriera sportiva grazie alla maggior robustezza fisica del primo provino da bambini. È una considerazione nota agli addetti ai lavori delle categorie giovanili, meno al grande pubblico dello sport più popolare al mondo. Adesso c’è anche la certificazione di un istituto di ricerca molto conosciuto: l’Osservatorio sul calcio professionistico europeo dell’Università di Neuchâtel (Cies), il centro accademico svizzero dove è cresciuto professionalmente Gianni Infantino, candidato Uefa alle prossime elezioni Fifa.
L’Osservatorio ha studiato le date di nascita di 28.685 calciatori di 31 campionati nella stagione 2009-10. Risulta che il 30,5% è venuto alla luce nei primi tre mesi dell’anno mentre appena il 19,3% da ottobre a dicembre. A livello di semestri prevale il primo con il 56,7% rispetto al 43,3% del secondo. Ovviamente le nascite della popolazione generale, come dimostrano i dati Eurostat, sono distribuite in maniera equa nell’arco dell’anno, anzi c’è una leggera prevalenza nel trimestre lugliosettembre. Questa specificità calcistica è frutto di una circostanza precisa: da bambini vengono selezionati i piccoli calciatori che, grazie a qualche mese di sviluppo in più, sono fisicamente più robusti dei coetanei del semestre successivo.
Lo squilibrio non viene più corretto perché il sistema è numericamente troppo sbilanciato fin dall’inizio. «È tempo che Fifa, Confederazioni continentali, Federazioni, Leghe e club – scrive il CIES – affrontino seriamente la questione dell’età. L’eliminazione della selezione basata sulla data di nascita e sulla struttura fisica migliorerebbe la meritocrazia nel calcio con beneficio sulla qualità dello spettacolo». Concetto chiarissimo: privilegiando una scrematura dei talenti basata sulla tecnica i campioni di domani sarebbero in grado di divertire maggiormente il pubblico. Basta scorrere i compleanni di alcuni fuoriclasse per rendersi conto che selezionare in base al primo semestre non ha senso: Maradona 30 ottobre 1960, Pelè 23 ottobre 1940, Totti 27 settembre 1976, Ronaldo 22 settembre 1976, Zola 5 luglio 1966, Rivera 18 agosto 1943, Riva 7 novembre 1944, Meazza 23 agosto 1910, Piola 29 settembre 1913. Nils Liedholm si infurierebbe moltissimo. Il mitico “Barone” svedese preferiva avere nelle sue squadre calciatori Bilancia convinto che i nati sotto quel segno zodiacale fossero più bravi a giocare a pallone.
L’Italia può trovare un motivo di orgoglio tra le statistiche del CIES: la squadra europea che in questa stagione discrimina meno in base al semestre è la Fiorentina (media di nascita 20 aprile). Non a caso l’allenatore Paulo Sousa è nato il 30 agosto 1970. Ma in generale nel nostro Paese l’andamento è simile al resto d’Europa. Basta prendere in considerazione le rose di Giovanissimi, Allievi Nazionali e Primavera delle 20 squadre di Serie A della scorsa stagione. Appena il 27% dei 1.358 ragazzi tesserati era nato nel secondo semestre. La sproporzione si riflette sulle Under azzurre, come ha dimostrato una tesi del 2013 di uno studente della facoltà di Scienze Motorie dell’Università Statale di Milano, Claudio Valentini. Secondo questo lavoro, in quell’annata ben il 54% dei convocati dell’Under 16 era nato tra gennaio e marzo, solo il 5% tra ottobre e dicembre. Molti dirigenti di settore giovanile sono convinti che questo gap si recupera con il passare degli anni. Ma in realtà non succede. E chissà quanti nati nel secondo semestre, talentuosi, ma gracili al momento del primo provino, poi finiscono per essere scartati subito dal calcio che conta.