Libero, 10 dicembre 2015
Fedez se l’è presa con una giornalista di Libero
Capo Bimbominchia chiama, l’esercito dei bimbiminchia risponde. Fedez è quello che è, cioè un perfetto prodotto di marketing che per accreditarsi come agente antisistema ha detto che il ministero dello Sviluppo economico aveva «dichiarato fuorilegge» la copertina del suo album (falso, nemmeno i ministri di Renzi sono così gonzi) e che un anno fa ha scritto l’inno per la festa dei Cinque Stelle: «Dalla Marcia su Roma al marcio su Roma c’è un solo movimento che va avanti all’infinito».
Bellino, ribelle come può esserlo nell’anno 2015 l’elastico delle mutande che sborda dai pantaloni a vita bassa, su chi ha visto Sid Vicious cantare God Save the Queen o Ozzy Osbourne staccare con un morso la testa a un pipistrello (vivo) ha un effetto narcolettico, ma per le attuali generazioni di teenager il meglio che passa la parrocchietta italiana alla voce “trasgressione” è lui. Dunque lo hanno adottato, nel modo totalizzante tipico di chi si affaccia al processo di maturità mentale (ultraquarantenni inclusi) in un’epoca in cui le letture più profonde si fanno su Twitter: qualunque cosa faccia, Lui ha ragione; chi parla male di Lui ha torto a prescindere. Lui, che l’etica della responsabilità non sa cosa sia e al cui confronto Mario Balotelli è uno stoico greco, ci marcia come può.
Qualche sera fa Fedez è stato ospite (pagato, come si conviene) della Capannina, locale di Viareggio. Chiara Giannini, su Libero dell’8 dicembre, ha raccontato come è andata. «I biglietti costavano 30 euro per le donne e 35 euro per gli uomini. L’ingresso per i ragazzini sotto ai 16 anni era concesso, in teoria, solo se accompagnati dai genitori, per cui c’è chi ha speso il doppio o il triplo pur di andare coi figli. Solo che gli organizzatori hanno permesso l’entrata nel locale a un numero maggiore rispetto a quello consentito. (…). Fedez, che avrebbe dovuto esibirsi intorno a mezzanotte e mezza, è arrivato poco dopo l’una di notte. “Ha suonato cinque canzoni”, hanno spiegato i giovani, “peraltro in playback e quindi se n’è andato, scortato dalle guardie del corpo”». Delusione di molti fan, riscontrabile da chiunque sui social network e riportata dalla cronista.
Il giorno dopo l’ufficio stampa del rapper ha scritto a Libero: «Fedez come previsto da contratto ha cantato dieci canzoni dal vivo per la durata di circa venti minuti», che anche secondo la matematica degli adepti di Fedez dovrebbe fare due minuti a canzone. Il ragazzo non avrà letto Adam Smith, ma il concetto di massimizzazione del profitto lo ha molto chiaro. Nel pezzo fatto con Mika «la parte interpretata da Mika era in playback». Confermato che «il numero di ingressi era molto superiore alla capienza del locale» (non per colpa di Fedez, ovvio) e assicurazione che «Fedez ha fatto foto e autografi con moltissimi fan fin quando la calca incredibile di persone non ha più garantito la sicurezza». Al che il nostro, spiegano i suoi addetti stampa, «è rimasto chiuso in bagno alcune ore in attesa che la situazione si tranquillizzasse».
Lo storia si sarebbe potuta chiudere qui, con la bella immagine di Fedez seduto sul water a meditare sul peso della propria fama. Non fosse che il giudice di X-Factor, letto il resoconto di Libero, decide di aprire la guerra sul web. Su Twitter accusa Chiara Giannini (una che di norma fa l’inviata di guerra) di essere «giornalaia» (categoria che a differenza di Fedez sa cosa vuol dire farsi il mazzo, ma che per lui a quanto pare è sinonimo di insulto), scrive che «in playback ci canta vostra madre» e dunque indica ai suoi il nemico da colpire. Tra i follower, chi sta sui fatti conferma il contenuto dell’articolo: «La mia migliore amica era alla Capannina e mi ha raccontato della immensa figura di merda che hai fatto».
Ma alla gran parte dei fedeli di Fedez come siano andate le cose non interessa. Per capire il tono: «Fregatene Fedez. Io ti dico questo perché crescendo ho capito il senso di ogni tuo verso di ogni tua canzone, sono passata dall’odiarti all’amarti…». Amore per lui, odio puro e minacce per chi ha raccontato come è andata la serata della Capannina. «Testa di cazzo», «questa donna è un’idiota», «siete peggio dei terroristi con le cazzate che scrivete», «sei una merda putana» (sic), «speriamo nascano sempre meno persone come te in Italia», «ti sei messa nella merda» sono alcune delle frasi che il gregge rivolge alla giornalista di Libero.
Insulti anche a Matteo Salvini, Nicola Porro e a Riccardo Bocca dell’Espresso, che si sono permessi di mettere in dubbio il dogma della santità del rapper. Si infierisce su Chiara Giannini perché espone sulla propria pagina web il simbolo della lotta contro il cancro: «Ti auguro di spendere tutti i soldi in medicine». Tanto su Internet nessuno controlla, ognuno dice quello che vuole sapendo che non sarà mai chiamato a risponderne. È la libertà d’opinione, bellezza. Senza alcuna responsabilità a fare da contrappeso. Il contributo intellettuale al dibattito arriva da un tale Domenico Naso, giornalista del Fatto. Corre in soccorso di Fedez riassumendo la vicenda così: «Una collega che avrebbe scritto cose non vere, risponde a Fedez: “Sono iscritta all’ordine dei giornalisti”. Me cojoni, direbbero a Roma» (infatti il profilo che il Naso si è scritto da solo sul sito del Fatto inizia con le parole: “Giornalista professionista”. Bel pirla, direbbero a Milano). Densità di neuroni e vilipendio della grammatica tramite introduzione della virgola tra soggetto e verbo sono quelli giusti. Se era un provino, superato a pieni voti: il Naso un contratto da autore testi per il re dei bimbiminchia se lo merita tutto. Dai Fedez, dagli una chance, tanto uno così te lo paghi con venti minuti di lavoro (si fa per dire).