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 2015  dicembre 10 Giovedì calendario

La solita checca di regista

La solita checca di regista ha gridato «asshole» (stronzo) a Riccardo Chailly dopo che è calato il sipario della Giovanna d’Arco alla Scala. Promemoria: lunedì sera il solito regista «vieni avanti creativo» ha cercato di scongiurare ogni riferimento al presente (tipo il contemporaneo trionfo francese di Marine Le Pen, con Giovanna d’Arco che è il simbolo del Front National) e si è inventato che alla Scala non c’era la storia di Giovanna d’Arco, ma la storia di una ragazza che sognava la storia di Giovanna d’Arco: cioè una schizofrenica con delirio narcisistico della personalità. Si dice che «asshole» sia stata una reazione alla decisione del maestro di modificare un paio di trovate registiche orrende: non sappiamo, ma speriamo di sì, e speriamo che sia solo l’inizio. Sarebbe fantastico se partisse proprio dalla Scala una new age che rimetta i registi al loro posto: invece, da una cinquantina d’anni, a studi maniacali della partitura e a interpretazioni filologiche si accompagna regolarmente lo sputtanamento di ogni opera per via delle ansie attualizzanti ed escrementizie con cui i registi gareggiano tra loro: esibiti squallori, vacue stravaganze, trovate da pazzoidi, autentici sfregi per come gli autori avevano originariamente concepito le opere. Tutto costosissimo, ovviamente. Wagner e Beethoven e Verdi, negli ultimi anni alla Scala, sono stati vilipesi. Maestro Chailly, la prego, faccia capire – anche se alla Sovrintendenza governa un istrione – che l’aria potrebbe cambiare.