Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 10 Giovedì calendario

Vanno all’asta pochi fogli dell’ultimo manoscritto di Sade. Per anni sono rimasti nel cassetto di una Prefettura

È un superstite, il manoscritto di trentatré fogli, fitti della grafia, a tratti chiara, a tratti assurdamente scivolosa, che reca l’impronta della penna sulfurea dell’anziano marchese Donatien-Alphonse-François de Sade. Valrose ou les écarts du libertinage (Valrose o gli errori del libertinaggio) si legge in alto sulla prima pagina, nel frontespizio. Ma è un primo tentativo di titolo, cancellato. Segue quello definitivo: Le giornate di Florbelle o la natura svelata, seguite dalle memorie dell’abate di Modose e dalle avventure d’Emilie de Volnange. Si tratta di un relitto letterario. Dalla storia avventurosa.
Gli appunti di questi fogli raccontano infatti il progetto e lo schema di un’opera monumentale, l’ultima del divino, terribile marchese. Completata in tredici mesi e venti giorni, tra il 1806 e il 1807, gli anni della detenzione – relativamente leggera – nell’ospizio per malati di mente di Charenton, e sequestrata dalla polizia con i fogli ancora freschi d’inchiostro. Pare che l’ispezione fosse stata richiesta dalla famiglia di Sade, in particolare dal figlio Donatien-Claude che stava iniziando una promettente carriera politica. E che temeva i contraccolpi della reputazione infame dell’autore di Justine. Subito dopo la morte di Sade, i cento quaderni delle Journées de Florbelle vengono gettati nelle fiamme, alla presenza dei figli. Si salvano solo pochi fogli, che contengono il piano del romanzo, conservati come una curiosità dal segretario del prefetto di polizia, Du Plessis. Invece della cenere, conoscono la polvere dei cassetti degli schedari.
Ora quel che resta delle Giornate di Florbelle, gli appunti salvati dal fuoco, vanno all’asta domani a Parigi, nella vendita della biblioteca di Pierre Bergé, uomo d’affari e bibliofilo, noto per essere stato il compagno della vita dello stilista Yves Saint-Laurent. Gli esperti di Sotheby’s e della biblioteca – che curano insieme l’asta – hanno valutato i fogli autografi di Sade tra i 300 e i 400 mila euro. «È probabilmente l’ultimo manoscritto di Sade in mani private» dice Michel Scognamillo, della biblioteca Bergé. «Per la sua storia, si può considerare come un testamento letterario in bottiglia».
Il quaderno ha una vita carsica. A un certo punto, a metà dell’800, compare nella collezione dello storico Louis de Monmerqué, a cui il funzionario di polizia che lo aveva salvato decide di donarlo. Gilbert Lely, poeta surrealista e biografo di Sade, ne vede, un secolo dopo, una riproduzione fotografica. Fa intuire, scrive, una vasta opera in dieci volumi di «psicopatologia sessuale». Nelle intenzioni del marchese libertino, avrebbe dovuto sostituire Le 120 giornate di Sodoma. Che pensava fossero andate perdute durante la presa e il sacco della Bastiglia. Una perdita per cui aveva pianto «lacrime di sangue». Invece verranno ritrovate, anni dopo la sua morte. Saranno piuttosto Le giornate di Florbelle a subire la dannazione del fuoco e della storia.
Se le giornate di Sodoma sono uno dei testi più estremi di Sade, quelle che si svolgono nei dintorni dell’immaginario castello di Florbelle mescolano ragionamenti e atrocità, nello stile filosofico-erotico della Filosofia nel boudoir. Lo stile appare come quello di un racconto morale, rovesciato. Qualcosa sembra salvarsi, nel dissolversi di ogni principio. «Valrose ha ucciso: suo padre, sua madre, la sua amante, il padre della sua amante, la sorella della sua amante (…) ma è sempre rimasto fedele all’amicizia e non ha mai intrapreso nulla contro le sue amiche Roxane e Mathilde, né contro François» si legge nella descrizione di uno dei personaggi principali. L’anti-eroina Emilie de Volnange è nata da un incesto brutale tra il padre e la sorella. Ma, nei panni di una nuova Juliette, sembra conservare un senso d’ironia ludica, tra i molteplici supplizi e le virtù sconfitte di spose infelici, eremiti sfortunati e adolescenti torturate.
Sade, che aveva previsto ben 200 incisioni a illustrare la sua opera monumento, muore prima del rogo. Il testo degli appunti sopravvissuti finirà, almeno in parte, nelle opere complete del Divin marchese. Uno spiraglio sulle ultime giornate di libertinaggio immaginate nella reclusione di Charenton. Non necessariamente l’ultimo: «Un altro romanzo di Sade è sparito dalla prefettura di polizia. La sottrazione è stata attribuita al capo ufficio Boucheseiche» si legge in una nota a margine di Monmerqué sul manoscritto. Forse altre pagine di sovversione erotica aspettano nella polvere dei cassetti.