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 2015  dicembre 10 Giovedì calendario

Chailly e Leiser quasi non si parlavano. Il retroscena della Giovanna d’Arco

Racconta un orchestrale che nel periodo delle prove non ci sono state scenate clamorose o discussioni accese. Tra Riccardo Chailly e Moshe Leiser, il più estroverso, irruente e fumantino della coppia di registi chiamati alla Scala per la Giovanna d’Arco (l’altro è Patrice Caurier, sempre un po’ defilato), c’è stata soprattutto una distanza raggelante, uno scontro di caratteri opposti. «Quasi non si parlavano» spiega. «Chailly dava indicazioni ai cantanti, ai coristi, ai maestri collaboratori, senza rivolgersi direttamente ai registi. Diceva solo in modo che sentissero: qui devono cambiare. Era come se non ci fossero». In questi anni i professori ne hanno viste di tutti i colori: «Ricordiamo bene i litigi di Barenboim con Emma Dante in Carmen, o con Robert Carsen in Don Giovanni. I battibecchi c’erano, anche animati, volavano pure parole pesanti, ma poi l’accordo si trovava».
Qui invece Chailly è stato gelido sin dall’inizio, sin dalle prime prove. E in forte disaccordo sull’impostazione generale della regia, sulla sua realizzazione in palcoscenico e sulle posizioni di cantanti e coristi. Rispetto ad alcune soluzioni proposte, poi, l’insofferenza del direttore era palese, anche se educata. «Ad esempio i registi volevano far sdraiare sul letto il tenore (Francesco Meli, ndr) col sedere in alto bello esposto» continua l’orchestrale. «Abbiamo riso sotto i baffi quando Chailly ha detto: “No, per favore, il lato B in mostra per tutta la scena no”. Come dargli torto?». Non si può nemmeno sostenere che quella della coppia franco-belga sia stata una regia irrispettosa della musica o del libretto, tanto che il pubblico della Prima, solitamente piuttosto tradizionalista, non l’ha fischiata, ma certo il Maestro non ha gradito alcune trovate un po’ kitsch. «Come nel caso della scena dei diavoli che tentano Giovanna. Inizialmente i mimi dovevano assumere pose un po’ troppo spinte, erotiche. Chailly non era d’accordo e li ha costretti a cambiare. Una volta l’ha pure detto chiaro: “Si è capito che questi registi non mi piacciono”...».
Qualcuno si spinge anche a sostenere che la sostituzione all’ultimo momento di Carlos Álvarez con Devid Cecconi abbia giovato allo spettacolo: «A un certo punto era previsto che il baritono (nel ruolo di Giacomo, ndr) facesse una sequenza di segni della croce che quasi gli impedivano di cantare. Álvarez seguiva le indicazioni, tanto alla generale e alla Primina dei giovani doveva solo stare in scena, perché al suo posto le note le faceva il sostituto. Cecconi non aveva provato e ha evitato di strafare. Tutto sommato, meglio così».
Molte le divergenze anche su come posizionare in scena il coro: «I registi ci volevano piazzare molto indietro» racconta uno dei coristi, applauditissimi con il direttore Bruno Casoni. «Abbiamo chiesto loro di avanzare per vedere meglio il direttore e sentire l’orchestra, e Chailly ci ha appoggiati. Durante una prova d’insieme ci ha detto: “Signori, venite avanti” e subito il regista ha urlato dal retro: “Stop!”. A quel punto Chailly ha preso il microfono ed è sbottato: “Chi ha detto stop? E perché?”».
Contrasti continui mai davvero chiariti (si dice che Leiser fosse infastidito dalla presenza costante alle prove della moglie di Chailly, Gabriella, e che le abbia rivolto anche qualche battuta ironica), che sono esplosi poi alla serata d’inaugurazione. Chi era presente rivela che i due registi, a spettacolo finito, dopo la prima uscita accolta con applausi (in verità un po’ più tiepidi di quelli rivolti al resto del cast) si aspettavano di tornare in proscenio, «ma il direttore del palcoscenico li ha fermati: “Questo lo decidiamo io e il Maestro, non voi!”». E pare che, appena prima dell’ormai noto doppio insulto, Leiser si sia avvicinato a Chailly per stringergli la mano, ma che il maestro abbia fatto finta di nulla. Come a sottolineare: con voi due non voglio avere più nulla a che fare.