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 2015  dicembre 10 Giovedì calendario

Chaouqui e Balda in lite per The Youg Pope, la miniserie di Sorrentino

«Ci avevano distrutti e siamo risorti. Per me è importante che restiamo amici». È il 26 maggio 2015. Francesca Chaouqui martella di messaggi Lucio Vallejo Balda. Il prelato, però, da giorni non risponde, è infuriato con lei. Perché? Qualcosa è successo. Per capire il violento scontro in atto tra i due imputati nel processo per i documenti trafugati in Vaticano bisogna risalire alla scorsa primavera quando si consuma la rottura tra la pr e il monsignore. La causa non sono solo i sospetti e i veleni reciproci sulle carte finite in mano a Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori dei due libri sugli scandali vaticani e co-imputati nel processo. A lacerare il loro sodalizio è anche una lite sulla realizzazione della serie tv The Young Pope diretto dal regista premio Oscar, Paolo Sorrentino. Lo scorso febbraio la pr viene contrattualizzata dalla Wildeside come consulente. A metterla in contatto con la società di produzione è Elena Metti, ex moglie dell’attore Giorgio Panariello e agente televisiva.
Un nome che ricorrerà più volte. È a lei che Chaouqui imputerà di aver plagiato Balda, secondo la linea difensiva che sta usando contro il prelato. Il casus belli è il fallito sopralluogo in Curia per la fiction. I delegati della Wildeside vengono bloccati mentre stanno misurando gli spazi, Chaouqui richiamata dai funzionari vaticani. Balda si arrabbia con lei perché aveva posto il veto ad una visita priva dei permessi ufficiali. La figura è pessima ma non impedisce di risolvere il contratto tra Francesca e i produttori in maniera bonaria. Si incrina invece il rapporto tra la pr e Metti al punto che Chaouqui sostiene di averla querelata e citata per un milione di euro di danni. Ma ciò non risulterebbe: la manager non ha ricevuto nessuna comunicazione. È vero, invece, che Balda conosciuto attraverso la pr diventa molto amico di Metti che gli apre le porte degli spettacoli: Baglioni, Morandi e il concerto all’Arena di Verona del 3 giugno. Una settimana prima, appunto il 26 maggio, il telefono di Vallejo Balda suona a vuoto.
Il monsignore non risponde ma Chaouqui insiste, si sfoga con gli sms e cita alte personalità, persino i vertici della polizia: «Chiama Abril e fatti dire che cosa ho detto di te. Chiama Paglia, Sgalla della polizia che ben conosci e fatti dire i pianti di questi giorni quando mi hai detto dei fogli spostati. Io non mai parlato male di te». La pr parla del cardinale che presiede la commissione Ior, ammesso come teste in sua difesa, dell’ex vescovo di Terni che sentiva al cellulare (da lì è scaturita l’inchiesta ora a Roma nella quale è indagata per associazione a delinquere). E di Roberto Sgalla, il direttore centrale di tutte le specialità della polizia inclusa quella postale. Eppure adesso la pr nega di averlo conosciuto. Altri giorni di silenzio e i nervi di Chaouqui saltano. Cita altri nomi che sarebbero stati contatti da Balda: «Hai messo in mezzo anche Sammauro, Carrai, Benotti». Cioè, il dirigente di H3G, l’uomo d’affari vicino al premier (presente al party sulla terrazza vaticana organizzato da Balda e Chaouqui) e l’ex Rai e funzionario di Palazzo Chigi indagato a Roma con la pr. Erano i giorni in cui il prelato confidava agli amici: «Francesca vuole controllare la mia vita». Balda cerca di chiudere con lei, ma la «papessa» lo avvisa: «E sia la guerra. Vediamo chi vince».