la Repubblica, 10 dicembre 2015
Il leone sulla facciata di San Pietro. Una rivoluzione
La facciata quasi intimidatoria di San Pietro (più di reggia che di chiesa), per la prima volta nei secoli, è sparita per farsi umile supporto di un immenso, favoloso leone e di altre bestie, corolle carnose, alberi, foreste, una natura lussureggiante e quasi lussuriosa nella sua vivezza. “Fiat lux”, lo show di apertura del Giubileo, ha offerto immagini di grande emozione estetica; e anche di profonda e quasi sconcertante innovazione, perché il cattolicesimo, la più antropocentrica delle religioni, non è mai stato molto “naturalista”. Francesco (il santo) fu l’eccezione che conferma la regola, e Francesco (il papa) sembra davvero il capo di una Riforma mai vista prima.
L’ispirazione del bestiario visto in piazza San Pietro è la stessa della sua enciclica “ecologista”: fatto a immagine e somiglianza del creatore è l’intero creato, non solamente l’uomo. Lasciando ai teologi il compito di approfondire, ripassiamo i rari e sbiaditi ricordi di animali del nostro ormai remoto catechismo. Bue e asinello, pecorelle, la colomba, una fauna mite, domestica o angelicata; e qualche drago trafitto, serpe calpestato, caprone atterrato nell’iconografia del Male sconfitto dal Bene. Regale e vittorioso nella sua ferinità e – direi – nella sua indipendenza dal nostro giudizio, il leone dell’altra sera, stampato sulla facciata della basilica, pareva il manifesto di una rivoluzione.