La Stampa, 10 dicembre 2015
Ruggero e Mariarosa, un amore vero
Oggi vi racconterò una storia d’amore e di povera gente che secondo me arriva alla polpa delle cose. Ruggero è un muratore di Montebelluna. Si innamora di Mariarosa e ci fa un figlio, poi il filo si allenta e nel 1990 la coppia divorzia. Venticinque anni dopo Mariarosa è una signora sola e cardiopatica che dorme dentro una catapecchia in compagnia dei topi e trascina la vita con una pensione di invalidità da 270 euro al mese. Viene visitata da un tumore che senza l’intervento del chirurgo la porterebbe via in pochi mesi. Ma ora le servono i soldi per le medicine e per un giaciglio decente. Arriva a fare un appello in chiesa, durante la messa della domenica. Dalla nebbia dei ricordi riappare Ruggero ed è come se venticinque anni si dissolvessero in un istante. Ci penso io, le dice, avrò cura di te. La accoglie in casa propria, un alloggio popolare. Ma le regole – le regole! – non consentono di concedere la residenza negli alloggi popolari a persone estranee al nucleo familiare. Ruggero non fa una piega: se è solo questo il problema e Mariarosa è d’accordo, io la risposo.
Non capita così spesso di essere orgogliosi di un rappresentante del proprio sesso. Questo è un uomo che ha sofferto quando la moglie lo ha lasciato, ma ha accettato la sua decisione e l’ha lasciata andare senza tormentarla, perché chi ama veramente è sempre dalla parte della libertà. Poi il destino ha compiuto i soliti giri apparentemente tortuosi e dopo un quarto di secolo gli ha offerto una seconda possibilità. E lui ha scoperto di amarla ancora, forse di averla amata sempre. Nell’unico modo in cui si ama davvero. Senza condizioni.