Corriere della Sera, 10 dicembre 2015
Come aiutare Morata a ritrovare il gol
«Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro: è molto importante». Massimiliano Allegri in questa stagione ha rispolverato il «pesce ratto» di Filini e Fantozzi («o piace o non piace»). Ma i metodi del maestro Miyagi di «Karate Kid» gli potrebbero essere più utili per spiegare meglio cosa vuol dire allenare dei talenti giovani, scalpitanti, a volte fragili, a volte decisivi.
Come Alvaro Morata, capace di trascinarti fino alla finale di Champions e poi farti trovare sotto l’albero un pacco sorpresa che potrebbe essere molto sgradito, nel sorteggio di lunedì prossimo. Perché gli errori del 23enne madrileno a Siviglia (e l’ennesima prova discontinua di Pogba che però rilancia: «Ci va bene qualsiasi avversaria») sono costati alla Juventus il secondo posto dietro al City, con tutti i rischi del caso. Anche l’anno scorso i bianconeri finirono dietro all’Atletico ma poi trovarono un percorso-salute (con Dortmund e Monaco) fino alla semifinale contro il Real, quando Alvarito mise a tacere il suo Bernabeu, dove potrebbe tornare nel 2016 per la modica clausola di riacquisto di 35 milioni.
Nelle parole di Allegri, Morata l’anno scorso era «il ragazzino del Madrid» che doveva crescere con pazienza nella sua nuova dimensione bianconera. Pogba invece per l’allenatore era «il bambino di 4 anni a cui non si può chiedere ancora di scrivere». Sarà solo un caso che per l’ultimo arrivato Paulo Dybala, Allegri abbia usato due giorni fa parole molto diverse? «Può arrivare a essere uno dei più grandi al mondo. E ha una cattiveria e una decisione nel fare le cose che accelerano i tempi di miglioramento».
L’argentino è un predestinato come gli altri due compagni, ma tra la B argentina e la crescita difficoltosa nel triennio a Palermo ha fatto quella gavetta che è mancata a Morata e Pogba. Forse con Paulo si può risparmiare la «cera» di Karate Kid, con gli altri due ancora no.
Morata martedì notte tornava titolare, anche per l’influenza di Mandzukic e per l’infortunio muscolare di Zaza, dopo quattro panchine. Non segna dal 4 ottobre col Bologna e soprattutto, nella sua ultima da titolare a Monchengladbach, era stato ripreso in pubblico da Allegri per i 3 minuti persi a bordocampo a cambiarsi i calzettoni. Alvaro ha perso il posto, alcune certezze e al momento anche la lucidità sotto porta. In cambio di una primavera come quella del 2015 vale la pena aspettarlo. Ma la cera non va più sprecata.