La Stampa, 10 dicembre 2015
Perché gli investitori che hanno sottoscritto obbligazioni in cerca di rendimenti migliori ora dovrebbero avere un trattamento privilegiato?
Se domattina uno qualsiasi di noi si avventurasse in costume e infradito sul Monte Bianco non potrebbe certo sperare in un salvataggio rapido e garantito. Perché allora alcuni investitori che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate di quattro piccole banche dell’Italia centrale salvate dal fallimento dovrebbero avere un trattamento privilegiato?
Perché dovrebbero usufruire di quella che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha chiamato «un’operazione di natura umanitaria»?
Chi ha messo i soldi nelle obbligazioni subordinate (si chiamano così proprio perché il loro rimborso è subordinato al rimborso di altre categorie di creditori) lo ha fatto in cerca di rendimenti migliori di quello che potevano garantire obbligazioni più sicure o semplici titoli di Stato. Una scelta legittima, a patto che ad essa si accompagni anche la chiara percezione del fatto che rendimenti maggiori corrispondono – senza eccezioni – rischi più alti di perdere parte o totalità del proprio capitale. Se la scelta è stata fatta con questa coscienza non c’è alcun intervento umanitario da fare; se invece la scelta è avvenuta per scarse o – peggio ancora – false informazioni da parte delle banche, allora siamo di fronte a un’ipotesi di reato. Anche perché, in base alle leggi, proprio le banche devono controllare se l’alpinista è abbastanza vestito. Fuor di metafora, devono valutare il grado di esperienza e conoscenza dell’investitore e in base a quello consentirgli solo gli investimenti a lui adatti.
La tragica notizia di un pensionato di Civitavecchia che si sarebbe suicidato proprio per una perdita di centomila euro in obbligazioni subordinate di Banca Etruria sembrerebbe confermare che siamo di fronte a una sorta di darwinismo economico: chi se la cava di fronte al linguaggio spesso cifrato dei contratti bancari sopravvive; chi resta in trappola, magari per mancanza di cultura finanziaria, soccombe.
Ma muoversi sull’onda di questa emozione sarebbe un errore. I cittadini vanno considerati come adulti responsabili, che eventualmente vanno tutelati prima degli incidenti di percorso attraverso regole uguali per tutti; non poveri incapaci da soccorrere dopo gli incidenti, con soluzioni inevitabilmente discrezionali e destinate a creare nuove discriminazioni. Se venissero rimborsati in parte gli obbligazionisti delle quattro banche affondate – i primi che hanno provato sulla loro pelle le nuove regole sui salvataggi bancari, che sia a livello europeo sia a livello italiano sono state approvate in molti casi dagli stessi politici che oggi gridano allo scandalo – perché non dovrebbero essere aiutati altri investitori in difficoltà? E poi il paternalismo governativo rischia di alimentare i peggiori sospetti: ci sarebbe stata tanta solerzia di dichiarazioni ministeriali se invece degli obbligazionisti di banche marchigiane e aretine – zone ad alta concentrazione di elettori Pd – lo scivolone finanziario avesse colpito ad esempio i leghisti veneti coinvolti in un qualche tragicomico esperimento bancario modello Credieuronord?
Se gli investitori hanno le loro responsabilità, questo non vuol dire però che le banche ne siano esenti. Se è vero che la maggior parte degli istituti stanno attenti a non piazzare ai loro correntisti prodotti anche potenzialmente tossici, è anche vero che chiunque abbia un amico o parente bancario sa che le reti di vendita sono spesso sottoposte a una forte pressione per piazzare ogni mese una certa quantità o un certo tipo di prodotti finanziari. Evitare possibili conflitti d’interesse rischia di essere difficile, specie per prodotti più complessi come sono appunto le obbligazioni subordinate. Per questo ieri la Banca d’Italia ha proposto che questo tipo di prodotti non possa più essere venduto ai clienti privati. E per questo bisognerebbe forse pensare che se per alcune banche è così difficile resistere alla sirena del conflitto d’interessi, allora si debbano prendere per tutti misure anche più drastiche, come il divieto di vendere obbligazioni proprie ai correntisti. Se in alta montagna arrivano troppi alpinisti male attrezzati e si moltiplicano gli incidenti o gli addetti ai controlli si danno una regolata o qualcuno penserà che sia meglio chiudere la funivia.