Corriere della Sera, 10 dicembre 2015
È Angela Merkel la persona del 2015 secondo Time
Non ha preso la strada facile. E ha elevato i valori di apertura e solidarietà dell’Occidente in un momento in cui non era scontato farlo. Per questo il settimanale Time ha nominato Persona dell’anno Angela Merkel. Perché in un mondo dove «di leadership c’è scarsità» ha guidato l’Europa attraverso un 2015 in cui le crisi sono state a ripetizione. Non solo con mano ferma ma anche con la convinzione di quali sono i valori importanti. La Grecia, l’Ucraina, gli xenofobi a Dresda, il terrorismo a inizio anno e oggi, soprattutto i milioni di rifugiati in fuga dal Medio Oriente. Nell’anno forse più difficile dell’Europa post-bellica, Frau Merkel non ha vacillato: convinzione e scelte coraggiose.
La decisione del giornale americano non è significativa solo perché era dal 1986, quando scelse la presidente delle Filippine Corazón Aquino, che una donna singola non riceveva più il riconoscimento nato nel 1927. No, l’indicazione che arriva dall’America ha soprattutto questo valore per gli europei: dice che, quando ci sono, la leadership coraggiosa e le scelte dagli esiti non scontati vanno riconosciute. È un invito a non lasciare la signora Merkel da sola.
Le ragioni per le quali il 2015 verrà ricordato sono molte, conflitti, violenze, guerre. Una, però, si stacca dalle brutalità: definitivamente, la Germania ha frantumato la campana di vetro dentro la quale il pensiero di molti europei la imprigionava sin dal 1945, lo stereotipo che il Paese fosse nazionalista, chiuso ed egoista. Non solo l’apertura ai profughi dichiarata dalla cancelliera a inizio settembre, anche la reazione di migliaia di cittadini di fronte ai rifugiati che cercano asilo sono state la fotografia di un Paese che è diventato in 70 anni di democrazia l’àncora europea dei valori di solidarietà. Con errori e limiti organizzativi non da poco, improvvisazioni e contrasti sociali. Ma una Germania che finalmente sembra in grado di svolgere quel ruolo di leadership nel Vecchio Continente che non vorrebbe avere ma al quale è costretta dalla storia, dalla geografia, dall’economia, dalla cultura.
«Abbiamo salvato l’onore dell’Europa», ha detto il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Per una parte era già stato salvato dalle motovedette italiane nel Mediterraneo: ciò nonostante è vero, l’apertura di Frau Merkel ha prodotto una svolta che cambierà la faccia dell’Europa.
Già l’inverno scorso, la cancelliera era stata intransigente con i movimenti anti-immigrati di Pegida. La xenofobia non può avere posto nel discorso democratico – diceva. Poi, altre crisi erano esplose. Quella in Ucraina, nella quale la signora Merkel ha tenuto unita un’Europa con interessi divergenti verso la Russia: sapendo quanto è importante Mosca ma anche consapevole di quel Putin che la fece fiutare dal suo labrador Koni (lei ha il terrore dei cani). E poi la Grecia, dove le accuse di egoismo a Berlino si sono sprecate ma in realtà la Germania sosteneva l’unica posizione che avrebbe potuto non fare saltare l’euro. Ora, il terrorismo e la necessità di sostenere il socialista Hollande per non fare vincere Marine Le Pen. Un anno drammatico. Che sta mettendo sotto tensione l’Europa e non solo. Nel quale ogni governo sembra interessato unicamente al prossimo risultato elettorale. Che è comprensibile in tempi di normalità ma è insopportabile in giorni straordinari. Per questo, come dice Time, va riconosciuto a Angela Merkel il titolo di «cancelliera del mondo libero».