Corriere della Sera, 10 dicembre 2015
Putin minaccia di usare l’atomica contro l’Isis
Quando il gioco si fa duro, Vladimir Putin non si tira indietro, forte anche del consenso del suo popolo. Contro i nemici in Siria fa lanciare missili anche dai sottomarini e precisa puntigliosamente che i «Kalibr» partiti dal Mediterraneo «possono essere equipaggiati sia con testata convenzionale che con testata speciale, cioè nucleare». Bombe atomiche contro l’Isis? «Naturalmente contro i terroristi tutto questo non serve», si è subito affrettato a precisare il capo del Cremlino. Che però ha poi aggiunto cinque parole inquietanti: «Spero che non servirà mai».
La Russia, insomma, non ha la minima intenzione di adoperare ordigni atomici, come non pensava di usarli durante la crisi seguita all’annessione della Crimea (quando Putin ha confessato di essere stato «pronto a mettere in allerta le forze nucleari»). Però dispone di un vasto arsenale e, in base alla Dottrina di Difesa modificata proprio da Vladimir Vladimirovich, farebbe ricorso a questi strumenti di morte anche in risposta ad attacchi non nucleari. Potrebbe, insomma, muoversi per prima. Il Paese, si legge nell’articolo 27 della Dottrina, «si riserva il diritto di usare l’arma nucleare» anche «nel caso di aggressione contro la Russia con impiego di armi convenzionali quando è posta in pericolo la stessa esistenza dello Stato. La decisione sull’uso dell’arma nucleare viene presa dal presidente». Una formula che lascia aperti parecchi spiragli.
Dopo il suo presidente, il ministro degli Esteri Lavrov si è affrettato a precisare di nuovo che «non c’è alcuna necessità delle armi nucleari… contro i terroristi ce la possiamo fare con mezzi convenzionali». Ma il messaggio, intanto, era partito.
La Russia è decisa a usare la mano pesante in Siria. Negli ultimi giorni, oltre ai missili partiti dal sub (notificati in anticipo a Usa e Israele, per prudenza), sono intervenuti anche i vecchi bombardieri strategici Tu-22M con 60 incursioni. Oramai ci sono pochi dubbi sul fatto che quello in corso sia un vero e proprio conflitto, come ha ammesso ieri, secondo l’ Ansa, anche il segretario alla Difesa americano Ashton Carter («La realtà è che siamo in guerra»). Così in Iraq arriveranno consiglieri militari ed elicotteri d’assalto Apache.
Sembra sempre più necessario a questo punto un coordinamento tra le forze in campo, come ha affermato Lavrov: ci vogliono innanzitutto «forze terrestri con l’appoggio dell’aviazione». In un successivo incontro con imprenditori, Lavrov ha aggiunto che il suo Paese ha «la volontà di trovare un punto di incontro con l’Europa e gli Usa, cosa vitale per ristabilire un’atmosfera di fiducia, crescita e sicurezza», secondo quanto ha affermato l’amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera che era presente.
Il ministro degli Esteri russo ha anche parlato dell’altro scacchiere caldo: «Capiamo quanto sia importante il problema Libia per l’Italia… e siamo pronti a dare una mano».