Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 05 Sabato calendario

Macri, l’Argentina e il calcio gratis per tutti

I giornali di Buenos Aires hanno contato gli isolati che separano la sede del Boca Juniors, in Calle Brandsen 805, dalla Casa Rosada, in Plaza de Mayo: sono 35, e il nuovo presidente argentino Mauricio Macri li ha percorsi in vent’anni. Nel 1995 vinse per la prima volta le elezioni per dirigere il club calcistico più popolare assieme al River Plate, carica mantenuta fino al 2007; giovedì 10 dicembre 2015 entrerà ufficialmente nella sua nuova sede di lavoro dopo le elezioni presidenziali vinte in novembre. Nel 2003 il Boca portò a casa l’Intercontinentale battendo il Milan ai rigori, e fra i molti telegrammi ricevuti in questi giorni ce n’è anche uno, molto carino, di Adriano Galliani: «Ricordiamo tutti bene lo stile del Boca da Lei guidato (...) Lasci che da un mondo che Lei ben conosce come quello dello sport Le giungano le felicitazioni più sincere». Qualche settimana prima del match di Tokyo intervista i Macri nel suo ufficio: un uomo elegante, sottile, molto determinato. Quando si candidò a sindaco di Buenos Aires, primo passo dell’ascesa, non rimasi per nulla sorpreso.
Nella politica sudamericana il culto della personalità è dominante, e ai fini della creazione di un personaggio la predisposizione allo sport conta tantissimo: Maradona si è lasciato filmare mentre gioca pazientemente a pallone con decine di candidati, lo stesso rivale di Macri (Daniel Scioli) fu un asso della motonautica e una volta, nei meandri del Parlamento argentino, mi capitò di intervistare il grande Carlos Reutemann, ex pilota di F.1 prima deputato peronista e poi governatore della provincia di Santa Fe. Macri ha portato in politica il suo appeal di dirigente vincente – se pensate alla parabola di Berlusconi non commettete peccato – visto che il suo Boca raccolse ben 17 titoli (11 dei quali internazionali) in 13 stagioni.
Fra le prime grane delle quali si dovrà occupare c’è un’eredita calcistica del governo di Cristina Kirchner: l’operazione Futbol para Todos, che nel 2009 riportò in chiaro i diritti del campionato argentino, accollando alla tivù di Stato il conto salatissimo che negli altri Paesi spetta alle pay-tv. Le elezioni per il presidente Afa (la Federcalcio argentina) hanno visto candidarsi Marcelo Tinelli (conduttore del format di Ballando con le stelle diventato nel tempo manager di grido) e Luis Segura dell’Argentinos Juniors. Ma Macri aveva già vinto: il primo è un amico personale, il secondo ha come vice l’attuale presidente del Boca, Daniel Angelici, vicinissimo alla Casa Rosada. Da affrontare con il nuovo presidente della repubblica ci sono la piaga della violenza negli stadi – sempre aperta, in Argentina – e il rinnovo del contratto tv. In campagna elettorale Macri ha assicurato che il calcio resterà gratis per tutti – in caso contrario avrebbe perso il ballottaggio, finito 51 a 49 – ora deve convincere la pubblicità, dunque le aziende private, a farsi carico di buona parte del capitale richiesto. Non sarà una passeggiata.