La Gazzetta dello Sport, 9 dicembre 2015
Il vecchietto della Coppa del mondo di sci. Intervista a Patrick Thaler
Diciannove stagioni fa, Patrick Thaler esordiva in coppa del Mondo sulle nevi giapponesi di Shigakogen. «Me lo ricordo benissimo, finii davanti a Tomba. Che poi non servì a molto perché non mi qualificai nemmeno, io ero trentunesimo e lui trentatreesimo. Ho sciato anche la stagione dopo con lui». Lo slalomista azzurro della Val Sarentino ha già in tasca un record, già prima di cominciare con lo slalom di domenica sulla Face de Bellevarde di Val d’Isere. È il più vecchio del Circo Bianco, visto che il veterano precedente, Bode Miller, si è preso almeno un anno sabbatico. «Sono il più vecchio sì – dice ridendo Thali, che a marzo compirà 38 anni e ha tre figli, Leon di tre anni e i gemelli Mia e Luca che ne hanno compiuto uno a luglio —. Non mi fa effetto, no. Mi fa piacere di poter andare ancora bene, l’età è un numero se sei competitivo». Tra l’altro gli ultimi anni sono stati i migliori della carriera. «Forse la stagione scorsa poteva andare meglio, invece è arrivata qualche uscita di fila. Ma nella prima manche ero sempre nei 5. E dal 2011 in poi ho raccolto i migliori risultati». Ha capito perché ha dovuto attendere così tanto? «Un po’ sono cambiato io. Nel 2011 ero fuori squadra, stavo per smettere. Ma ci volevo provare, non volevo chiudere così. Mi ero sposato, avevo messo su casa, stavo per diventare padre per la prima volta. Tante cose che mi hanno fatto vedere che lo sci è centrale, ma ci sono tante cose importanti. E mi sono ritrovato più rilassato a vivere le cose, gli allenamenti, le gare». È stata questa la chiave? «Questo mi ha dato una mano, perché lo sci è strano, lo faccio da tantissimi anni ma non è sempre difficile quando vai forte o no. In slalom ancora di più, un centimetro ti divide tra un’inforcata e un grande risultato. Non sono un maratoneta, ma credo che quando in quello sport sai di poter andare a quel ritmo in allenamento, così è poi in gara. Con lo sci no, magari sei in formissima, poi inforchi e vai in crisi». Lei è in forma? «La mia estate è stata normale, solo il solito strano mal di schiena in autunno. Mi viene solo quando scio, mi capita dall’anno scorso e non si capisce da cosa è provocato. Negli ultimi giorni sto andando bene, sono soddisfatto. In squadra va forte Razzoli, anche Gross. E non ho visto molto chi fa gigante, ma mi hanno detto che Moelgg e Tonetti sono in forma. Non abbiamo tanti riferimenti, solo un paio di giorni con i francesi e gli svizzeri sulla Face de Bellevarde». Quella di Val d’Isere è la pista dove ha raccolto il secondo dei tre podi in carriera, due anni fa. «Le piste facili sono un’altra cosa… È bellissima, ho dei bei ricordi li. Però se devo pescare tra i ricordi, un momento bellissimo per me è stato il settimo posto di Beaver Creek nel 2011. Ero fuori squadra, mi avevano lasciato una o due chance per poterla riconquistare. E io me la sono presa subito. Senza quel risultato sarebbe finito tutto lì». Ha cominciato con gli sci lunghi ed è salito sul podio con quelli corti. Adattamento completato? «Nella sciata si vede che sono cresciuto con gli sci lunghi. Ma se faccio le cose giuste posso essere veloce. Lo stile sarà vecchio, ma se il tempo è buono non conta». Rimpianti? «Se potessi tornare indietro cercherei di rimanere un anno in più con la squadra B. I miei allenatori erano Marcus Waldner, ora direttore della coppa del Mondo maschile, e Hermann Tussidor, bravissimi, mi hanno fatto crescere benissimo, lì ho fatto i salto di qualità. Sono andato subito forte in coppa Europa e mi hanno chiamato in squadra A. Visto come sono andate le cose, l’anno dopo ho fatto un passo indietro, era meglio aspettare. E avrei dovuto cambiare sci prima, stavo usando sci che non andavano più, ma avevo fiducia e ho aspettato troppo». Fra qualche giorno si torna in pista. Hirscher è imbattibile? «Secondo me è il più forte di sempre, forse solo Stenmark è ai suoi livelli. Tomba è stato un fuoriclasse, ma c’era la stagione in cui andava forte e quella meno. Hirscher da 5 anni non sbaglia. Non esce mai, è sempre velocissimo. È fortissimo di testa, non ne ho mai visto uno come lui».